CESARE F. - La gioia non sembra un tema molto gettonato nella spiritualità cristiana. Siamo eredi di una tradizione spirituale tetra e pessimista. Non sarebbe opportuno riformare il testo della Salve Regina «gementi e piangenti in questa valle di lacrime»?
«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che incontrano Gesù». Così papa Francesco inizia la sua prima esortazione apostolica. È purtroppo vero che, per una complessa convergenza di condizionamenti culturali, la “bella notizia” è stata talvolta trasformata e ridotta semplicemente a un complicato sistema di obblighi e di proibizioni. Una deriva legalista dalla quale non fu esente neppure il popolo della prima Alleanza (cfr. Mt 23). I comandamenti del Signore mirano a darci vita in abbondanza e gioia piena (cfr. Gv 10,10; 15,11)... ma non senza le doglie del parto (cfr. Rm 8,22; Ap 12,2). La preghiera della Salve Regina riette senza dubbio il contesto dell’XI secolo quando il popolo cristiano cercava conforto soprattutto rivolgendo la propria devozione al Cristo crocisso con Maria ai piedi della croce. Senza esasperazioni unilaterali, non possiamo dimenticare che il mistero della croce fa sempre parte della nostra vita.
(Immagine in alto: Mater Dolorosa, Aelbrecht Bouts, dominio pubblico)