Dopo l'appello di lunedì del presidente dei vescovi
italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, che ha invitato le famiglie a
difendere con determinazione la libertà d'educazione dei propri
figli, ora sull'insegnamento dell'ideologia del gender a scuola
arriva l'altolà dell'Associazione italiana genitori (Age).
«Insegnanti e presidi siate insieme a noi genitori sentinelle di
fronte all’ideologia del gender a scuola», è l’appello che
rivolge Fabrizio Azzolini, presidente nazionale dell’Age, ai
docenti e dirigenti scolastici e alle loro associazioni di categoria
e rappresentanze sindacali.
«Da
mesi come Age, insieme ad altre associazioni genitori e familiari,
anche all’interno del Forum nazionale delle associazioni genitori
(Fonags) al Ministero dell’Istruzione, denunciamo – ricorda
Azzolini - il rischio di rieducazione al gender di leggi per la
formazione dei docenti e progetti didattici per gli studenti, i
nostri figli, attivati dal ministero, dall’Unar e da alcuni comuni,
provincie e regioni in tutta Italia sui temi dell’educazione alla
sessualità, della lotta alle discriminazioni e agli stereotipi di
genere, del contrasto al bullismo omofobico. E avvertiamo i genitori,
l’opinione pubblica, i giornalisti, i politici, i docenti contro il
pericolo che la teoria del gender, priva di basi scientifiche, sia
introdotta in modo subdolo e strumentale a scuola e imposta per
legge. Mettendo così a repentaglio i fondamenti dell’educazione
dei nostri figli, il diritto dei genitori di scegliere liberamente
l’educazione dei propri figli, diritto riconosciuto dalla
Costituzione italiana e dalla Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo, ma anche la libertà d’insegnamento dei docenti e,
direi, la laicità dello Stato».
«I
sostenitori della teoria del gender, infatti – sottolinea Azzolini
-, non si limitano a suscitare un dibattito nella società come
espressione di un’opinione tra tante, ma lo conducono a una nuova
educazione, orientano il governo in Italia, come in Europa, in
Occidente e, con una ‘colonizzazione della natura umana’, nei
Paesi emergenti e poveri. Questa ideologia si sta diffondendo e sta
entrando a scuola in modo subdolo, senza incontrare una vera
opposizione. Neppure purtroppo da parte dei docenti, ai quali si
rivolgono i piani formativi di aggiornamento del Miur e degli enti
locali e che sono i primi responsabili del POF e dei progetti
didattici nei singoli istituti scolastici. In questo modo però il
pericolo per entrambi, genitori e insegnanti, è di diventare
strumenti silenziosi di propaganda. Come docenti e genitori, allora,
dobbiamo insieme proteggere il nostro mestiere di educatori e la
nostra vocazione. Dobbiamo saperlo, denunciarlo, avvertire gli altri
genitori e gli altri docenti, perché vigilino su figli e studenti.
L’impressione è che lo Stato cerchi di separarci, nonostante nella
scuola italiana la legge ci leghi nel patto di corresponsabilità
educativa: ai genitori nasconde l’obiettivo di leggi, progetti,
strategie legate all’educazione all’affettività e alla lotta
agli stereotipi di genere, agli inseganti lo impone per legge».
Tra
le iniziative concrete di “disobbedienza civile” proposte
dall'Age c'è anche quella di seguire l'esempio della Francia «dove
è stata ideata da docenti e genitori una particolare forma di
protesta contro l’introduzione a scuola dell’ideologia del
gender: la Giornata di ritiro dalla scuola,
rispettando il calendario di assenze programmate 18mila ragazzi non
vanno a scuola un giorno al mese. Un’iniziativa che potremmo
rilanciare anche in Italia per muovere le acque, come è accaduto
Oltralpe dove il governo è stato costretto a tornare sui propri
passi, cercando di minimizzare. Un gesto forte che, inoltre, farebbe
capire che sono i genitori i primi responsabili dell’educazione dei
loro figli. Un’iniziativa da prendere uniti, genitori e
insegnanti».
Perché,
precisa Azzolini «la strategia dell’Unar che, ricordiamolo, fa
capo direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e
decisioni legislative come il DL Istruzione sono una prima fessura
dalla quale si cerca di introdurre in Italia l’ideologia del gender
nella scuola: con la scusa di abbattere le discriminazioni di genere
e di promuovere l’uguaglianza dei sessi, si cerca di negarli e si
introduce la nozione di arbitrarietà dei generi. Ci si spinge ad
affermare che ogni rappresentazione della differenza dei sessi si
basa su un pregiudizio, che il maschile e il femminile sono
costruzioni sociali e storiche da combattere. L’alterità sessuale
è, invece, una realtà ontologica che fa parte del nostro essere
umani. Non occorre essere cristiani per affermarlo. Lo scriveva anche
Marx che il “rapporto tra uomo e donna è il più naturale tra
esseri umani”. L’indifferenziazione sessuale è un’utopia
sottile e pervasiva che si appella ai “diritti individuali” e una
presunta uguaglianza tra individui asessuati, cioè astratti,
un’ideologia che vuole imporre una nuova soggettività e una “nuova
umanità” a propria immagine e somiglianza. Aprendo così la strada
alla decostruzione dell’interno impianto sociale, perché trasforma
la società in un insieme di ruoli funzionali regolati da procedure
contrattate».