Ai tempi dei "bambini" che hanno varcato la soglia degli 'anta (quaranta o sessanta che siano) Halloween era una moda di là da venire. Mai si sarebbero sognati di celebrarla. Eppure sapevano da tempi non sospetti della sua esistenza. La festa d’Oltreoceano era entrata in casa loro, grazie ai proseliti teneri, innocui e quantomai inefficaci di Linus Van Pelt, il bambino nato dalla penna di Charles Schulz - e diventato archetipo psicanalitico per via della famosa coperta – che crede ostinatamente nel Grande cocomero.
Ogni anno Linus, il 30 ottobre, afferra il microfono della sala riunioni della sua scuola elementare e cerca disperatamente di convincere i suoi compagni a seguirlo la notte del 31 nell’orto dei cocomeri, ad aspettare il Grande Cocomero, che sicuramente verrà a premiare "l’orto più sincero". In realtà il Grande cocomero non viene mai e gli amici neppure: son tutti in giro, travestiti, a bussare a “dolcetto o scherzetto”, inclusa Lucy, irascibile sorella maggiore di Linus che in uno sprazzo di acido altruismo si spinge a chiedere a chi di casa di largire un dolcetto anche “per il fratello scemo che sta seduto in un orto di cocomeri”.
In realtà Linus è il più intelligente della compagnia, un piccolo idealista incompreso, che nell’orto si ostina a rimanere, il più delle volte solo senza ammettere la paura del freddo e del buio, più raramente bersaglio degli scherzi di Snoopy, altre volte sorpreso dalla compagnia interessata di Sally, la sorella piccola di Charlie Brown segretamente innamorata di Linus, che non corrisponde, distratto com’è, dall’amore impossibile per la maestra Miss Othmar.
Il Grande cocomero ovviamente non arriva e lascia un corredo di delusione e di struggimento che la copertina celeste compensa appena. E’ il lato tenero di Halloween. E ci sono un bel po' di persone italianissime in giro che, mentre contrattano con figli e nipoti la festa che tanto fa discutere, pensano – segretamente - al bambino di carta che crede al Grande cocomero con una sfumatura sentimentale che nulla ha a che vedere con i mostri che si vedono in giro il 31 ottobre.
Di più, riescono anche a chiamare, senza avvertire il minimo sentimento di contraddizione, "Grande cocomero" quella che nel disegno di Schulz è inequivocabilmente una "Grande zucca", e che pure vedono benissimo. Nell’originale in effetti the Great pumpkin è da sempre una zucca, ma una licenza poetica di traduzione l’ha fatta diventare nei primi anni Sessanta un cocomero, sperando che riuscisse, chissà perché, meno estranea al pubblico italiano. E cocomero è rimasto per sempre: più che un ortaggio una categoria dello spirito.