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sabato 26 aprile 2025
 
 

Genitori: abbiamo ascoltato e compreso le passioni dei nostri figli

10/12/2013  Due storie tra tante. Nella prima, un ragazzo del Sud sceglie una scuola e se ne pente. Si trova male e la cambia durante il primo semestre. Qualche sforzo e poi si rimette in carreggiata. Nella seconda, un altro studente cerca di soddisfare le aspettative dei genitori. Ma durante l'orientamento trova la sua vera strada. Parlano i genitori.

Alessandra è la mamma quarantenne di Luca, 16 anni. Vive in un piccolo paese della Calabria e preferisce non raccontare questa storia con il suo vero nome. «Luca ha vissuto momenti di sconforto, non vorrebbe che se ne parlasse ancora né che fosse riconosciuto». Una scelta molto coraggiosa quella di suo figlio, a dispetto di tutti e di tutto: «Al termine della scuola media gli insegnanti lo avevano lasciato libero anche di iscriversi a un liceo scientifico, ma lui preferiva lavorare e non proseguire con l’università quindi ha scelto un istituto tecnico. Forse non ha avuto il coraggio di osare subito, di leggersi davvero dentro. Forse non è stato spronato abbastanza». Così è cominciato un po’ il suo calvario. «Al Sud, a differenza che al Nord dove la scelta è ampia e ben strutturata, ci sono poche alternative. Qui scegliere una scuola piuttosto che un’altra vuol dire già selezionare il contesto, le persone, lo status sociale». Luca non si è trovato bene all’Istituto tecnico, fin da subito. E ha deciso di cambiare. «C’erano ragazzi svogliati, che non avevano voglia di fare. Gli abbiamo tutti consigliato di aspettare almeno la fine del primo anno, ma lui in classe stava male: allora ha deciso da solo, a febbraio, di fare il passaggio al liceo scientifico». Iniziando uno studio matto e disperatissimo: «Si è chiuso in casa per recuperare le materie nuove, a giugno non ha avuto il debito in latino». Ora è contento e frequenta il quarto anno: «Non sa ancora se proseguirà con gli studi o se darà una mano al padre nella sua attività commerciale, ma lo vedo sereno. Ha sfidato tutti con tenacia e ce l’ha fatta. Ma potevamo risparmiarci, senz’altro, tanti mesi di angoscia».

Antonella, 50 anni, vive invece a Milano. Ha un figlio, Daniele, che frequenta il terzo anno dell’Istituto di Istruzione superiore ”Nicola Moreschi”, zona centrale. «Volevo che facesse l’ ottico, ci tenevo molto: si trova subito lavoro, la scuola da frequentare è molto valida. E mio figlio all’inizio sembrava non avere alcuna preferenza reale, quindi si lasciava molto guidare. Ma quando è arrivato il momento di decidere, grazie ai percorsi di orientamento in classe, meno ai test e agli incontri fugaci con gli psicologi scolastici, ha cominciato a esprimere i suoi desideri: l’amore per la musica, per lo sport. “Ma con la musica cosa vai a fare?” Gli dicevo io. Si può coltivare anche in parallelo. Allora abbiamo valutato il liceo scientifico a indirizzo sportivo. Ma non eravamo decisi». Antonella parla al plurale, la scelta diventa condivisa e partecipata. «Solo grazie a un’indagine più attenta sulle sue attitudini e sulle sue passioni è emerso il suo grande amore per i computer: è davvero bravo. E così ha scelto un istituto tecnico molto valido, in una zona buona, vicina a casa. Indirizzo: sistemi informativi aziendali. È faticoso, soprattutto questo terzo anno di frequenza, ma lo affronta con grande entusiasmo». Lei come si è convinta, come ha cambiato idea? «Ha parlato con noi genitori un esperto del Comune che si occupa di orientamento: ci ha consigliato di ascoltare, di assecondare le passioni. E io l’ho fatto. Chi tra le mamme dei compagni di mio figlio ha agito diversamente oggi si ritrova con ragazzi bocciati. Da prestigiosi licei milanesi».

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