Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 22 aprile 2025
 
 

Genitori che "spingono" per lo smartphone: «Devi sapere cosa fanno i figli»

26/02/2018 

Già da qualche anno gli amici di nostro figlio, che adesso è in terza media, sfoggiano cellulari di grido. Noi abbiamo atteso fino a questo Natale per comperarglielo. I genitori degli altri ragazzi ci guardavano un po’ scandalizzati: se tuo figlio non ha uno smartphone, come fai a sapere dov’è? Come fai a sentirlo quando torna da scuola? Va bene controllare i figli, ma forse si esagera! Un altro esempio è il registro elettronico, che da quest’anno la scuola ha attivato. Noi possiamo vedere tutti i giorni che cosa succede in classe. Anche qui, c’è il rischio di eccedere. Un conto è sapere che cosa un figlio fa a scuola. Un altro è controllare ogni giorno i voti del figlio, anziché dargli del tempo e aspettare i risultati alla fine del mese. Ci sembra che un uso continuo di questi strumenti da parte dei genitori finisca per tenere i figli troppo legati. Che ne dice?

FULVIO E LEA

— Cari Fulvio e Lea, mi sembra che le vostre riflessioni rivelino una preoccupazione fondata. Le maggiori possibilità di contatto che gli attuali strumenti offrono si saldano in certi casi con gli atteggiamenti eccessivamente ansiosi di alcuni genitori. Si crea così un sistema di controllo rigido attorno agli adolescenti, che impedisce loro di sperimentarsi al di fuori dello sguardo dei genitori. Da un lato, la facilità di accesso aumenta molto il numero di volte in cui ci si sente con i figli: basta un messaggio, una faccina, una foto. Si resta costantemente in contatto e si produce un senso di presenza continua nella vita del figlio. Dall’altro, i ragazzi si abituano a ricorrere con troppa facilità ai genitori, limitando la loro autonomia e non staccandosi mai da loro. O, per contro, cercano di sottrarsi con fatica al genitore assillante, ricorrendo talvolta, quasi per forza, all’inganno e alla bugia. Allo stesso modo, come ricordate nella vostra lettera, strumenti come il registro elettronico possono legare i genitori a comunicazioni scuola-famiglia pervasive: c’è il rischio che il genitore ansioso si colleghi in modo compulsivo. Se però non controlla continuamente, può passare per un genitore disattento. Almeno tra genitori e figli occorre che le comunicazioni siano limitate a quelle davvero indispensabili, lasciando all’incontro serale i racconti della giornata. Si possono poi definire periodi in cui il cellulare rimane silenzioso. Per esempio: quando i figli sono in vacanza con altri adulti, lasciamoli vivere soli! Come spunto di riflessione, consiglio di guardare Arkangel, il secondo episodio della nuova stagione di Black Mirror, una serie televisiva Netflix sui potenziali effetti delle tecnologie digitali. Un breve film che rappresenta efficacemente la degenerazione dell’uso in educazione di strumenti tecnologici sempre più perfezionati.

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo