«Come
tutti i giorni, si è alzato,
si è vestito, è uscito
di casa. Ha camminato fino
alla ferrovia e quando
è arrivato il convoglio si è lanciato sui binari.
A soli 15 anni. L’impatto non gli ha lasciato
scampo, ai soccorritori non è rimasto
che raccogliere un povero corpo senza
vita. Ai familiari, invece, interrogarsi sui
motivi. Che sembrano ruotare attorno a
una difficile separazione tra i genitori».
Non sempre la storia è drammatica come
quella di Marco – un nome di fantasia
– raccontata su un quotidiano l’8 gennaio
2011. Ma, certamente, per i figli, piccoli o
grandi che siano, la separazione e il divorzio
dei genitori è sempre fonte di dolore.
Qualche volta, se il bambino è piccolo,
sono capricci a più non posso; altre, sono i
voti a scuola che precipitano; altre ancora,
è l’allontanamento dalla compagnia degli
amici e l’improvvisa chiusura in uno strano
mutismo. I segnali che qualcosa non va
sono i più diversi. Campanelli d’allarme
importanti, che pur nella fatica della separazione
i due genitori devono riconoscere,
per aiutare i propri figli ad attraversare
questo delicatissimo momento.
«Paolo ha 8 anni», racconta Antonello
Vanni, docente e saggista, in libreria con
Figli nella tempesta (San Paolo, 224 pagg.,
16 euro), riferendo la confidenza di una
maestra durante un incontro per genitori.
«Benché sia ormai grandicello, quando
arriva a scuola piange e si attacca alla
mamma perché non vuole entrare. Già da
qualche settimana la sua maestra ha notato
che il bambino manifesta comportamenti
insoliti: fa fatica a concentrarsi, si
isola, spinge i compagni scendendo le scale e qualche volta rifiuta il cibo a mensa.
La maestra ne parla con la madre che si
apre e, in lacrime, racconta che “siccome
si sono separati, il papà di Paolo se ne è andato
da qualche mese lasciando soli lei, il
bambino e la sorellina di 3 anni. Si fa vedere
o sentire solo per litigare”».
È la “tempesta” che si fa sentire tra le
mura di casa. Prima, solo qualche avvisaglia
all’orizzonte, poi la certezza che qualcosa
non va e la situazione sta cambiando:
i litigi più frequenti tra papà e mamma, le
voci che si alzano, le esigenze della vita
quotidiana che vengono trascurate. «Perché
papà se ne è andato? Chi mi spiega
che cosa è successo?» «Vedo la mamma
piangere di nascosto, perché?» «E adesso,
chi mi porta agli allenamenti?» E poi, frequentissimi,
i sensi di colpa, quasi che tutto
sia dipeso da un loro sbaglio.
Sono alcune delle reazioni dei “figli della
separazione”. «In queste situazioni i figli
sono in mezzo e soffrono, spesso attribuendosi
la “colpa” dei litigi dei grandi»,
spiega Costanza Marzotto, psicologa, mediatrice
familiare e docente presso la Facoltà
di Psicologia dell’Università Cattolica
di Milano. «I figli sono sempre “contrari”
alla separazione dei genitori, a meno che i
due adulti non siano molto conflittuali. In
questo caso, con la separazione tirano un
po’ il fiato, ma vanno incontro a una sofferenza
ancora più grande, a rischio di patologia,
se, dopo essersi divisi, i due genitori
continuano a essere molto litigiosi».
«Bisogna ricordare», rincara Antonello
Vanni, «che con il divorzio si smette di
essere marito e moglie, ma non si cessa
di essere padre e madre di bambini che
hanno bisogno di tutto l’affetto possibile».
Già, l’affetto… La Marzotto, con le sue collaboratrici,
da dieci anni conduce presso
l’Università Cattolica di Milano i “Gruppi
di parola per i figli dei separati” e ha ben
presente qual è il dolore più grande: «I figli
soffrono soprattutto per la perdita di
accesso all’altro genitore; in particolare,
per come in genere vengono collocati i
minori, il fatto di non vedere papà, di non
poter fare delle belle cose con tutti e due;
insomma, l’essere presi in mezzo».
Ma come fare? Come si può attraversare
il dramma della separazione, facendo
soffrire il meno possibile i figli?
«È fondamentale», dice la docente
dell’Università Cattolica, «non denigrare
l’altro genitore, per non costringere il
bambino o il ragazzo a schierarsi da una o
dall’altra parte. I figli chiedono una continuità
di vita in cui fare delle cose con papà
“e” con mamma, e non con papà “o” con
mamma. Tre atteggiamenti risultano decisivi
nel percorso di separazione per garantire
il benessere dei propri figli: informarli
di quello che accade e di come saranno
le cose d’ora in avanti, rassicurandoli che
quello che succede non è colpa loro. Non
caricare i figli di competenze inadeguate,
quasi che ora spetti loro il compito di riempire
il vuoto affettivo lasciato, ad esempio,
dall’allontanamento di papà da casa.
E, da ultimo, consentire al bambino di salvare
la figura del legame con l’altro genitore,
non costringendolo mai a schierarsi».
«Quando i genitori che si separano»,
spiega Vanni «non riconoscono e non risolvono i propri disagi emotivi, il loro vicendevole
risentimento investe soprattutto
i figli, che si trovano come ostaggi nel
mezzo di una guerra ostinata».
Rimedi possibili? È ancora Vanni a proporre
due strumenti da mettere in atto:
una buona dose di realismo e una grande
misura di responsabilità. «Realismo significa
interrogarsi onestamente sui motivi
della crisi della propria famiglia, ricordando
che un matrimonio lo si costruisce e lo
si distrugge comunque in due. Questa riflessione
ci spinge ad assumerci le nostre
responsabilità per non cadere nel vittimismo,
e a non attribuire all’altro coniuge
tutte le colpe, atteggiamento di ulteriore
risentimento, che poi ricade inevitabilmente
sui figli».
«Io e mia moglie», racconta un papà
in una seduta di mediazione, «stiamo per
separarci. Nostro figlio, di 12 anni, al momento
non ne sa nulla. Dovremmo prepararlo
per quello che accadrà?» «Molti
coniugi in questa situazione si fanno domande
simili», spiega Vanni «perché amano figli e non vogliono vederli soffrire».
Dunque, come garantire il maggior benessere
in famiglia in un simile frangente?
Regola numero 1: preparare i figli.
«Molti studi hanno dimostrato», dice l’autore
di Figli nella tempesta, «che fornire
ai ragazzi informazioni chiare e adeguate
all’età prima, durante e dopo eventi stressanti
capaci di modificare la loro vita è
una strategia di grande beneficio».
Regola numero 2: scegliere il momento
adatto. «Bisogna aspettare che la decisione
di separarsi sia stata definitivamente
presa, per evitare di dire cose di cui neppure
noi siamo sicuri, aumentando il senso
di confusione e insicurezza dei bimbi».
Regola numero 3: rispettare l’età dei figli.
«Se ai più piccoli va bene dirlo anche
due o tre settimane prima della separazione,
agli adolescenti è meglio dare la notizia
anche due mesi prima: avranno tantissimi
commenti o obiezioni da presentarci
e su cui ragionare insieme».
Regola numero 4: farlo insieme. «Ai genitori
che trovano ostico impostare insieme questo passaggio, suggerisco di rivolgersi
a una figura professionale, come uno
psicologo o un mediatore familiare».
Regola numero 5: attenzione alle parole.
«Parlando di quanto accadrà bisogna
evitare di biasimare l’ex coniuge: favorire
una buona relazione con l’altro genitore è
il miglior regalo che si possa fare alla serenità
dei figli».
Regola numero 6: evitare le interferenze.
«Non devono essere altre persone
(nonni, zii, amici, fratelli) a dare la notizia:
la decisione è dei genitori che devono
prendersene la responsabilità».
Regola numero 7: dare tutte le informazioni.
«Per rassicurare i figli è molto importante
informarli di quanto accadrà da
quel momento in avanti. Dove vivranno
loro, con quale genitore, dove vivrà l’altro,
quando e quanto staranno con lui… L’importante
è che ai bambini sia chiaro che
continueranno ad avere due genitori, una
casa e soprattutto l’amore, l’attenzione, la
guida la vicinanza della loro mamma e del
loro papà».