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lunedì 28 aprile 2025
 
 
Benessere

Genitori separati, come aiutare i nostri ragazzi

15/01/2016  Quando una coppia si lascia i figli si trovano ad affrontare una grande sofferenza, cambiamenti radicali e la paura di perdere i riferimenti affettivi. Per accompagnarli in questo momento difficile mamma e papà devono essere chiari e responsabili.

«Come tutti i giorni, si è alzato, si è vestito, è uscito di casa. Ha camminato fino alla ferrovia e quando è arrivato il convoglio si è lanciato sui binari. A soli 15 anni. L’impatto non gli ha lasciato scampo, ai soccorritori non è rimasto che raccogliere un povero corpo senza vita. Ai familiari, invece, interrogarsi sui motivi. Che sembrano ruotare attorno a una difficile separazione tra i genitori».
Non sempre la storia è drammatica come quella di Marco – un nome di fantasia – raccontata su un quotidiano l’8 gennaio 2011. Ma, certamente, per i figli, piccoli o grandi che siano, la separazione e il divorzio dei genitori è sempre fonte di dolore.
Qualche volta, se il bambino è piccolo, sono capricci a più non posso; altre, sono i voti a scuola che precipitano; altre ancora, è l’allontanamento dalla compagnia degli amici e l’improvvisa chiusura in uno strano mutismo. I segnali che qualcosa non va sono i più diversi. Campanelli d’allarme importanti, che pur nella fatica della separazione i due genitori devono riconoscere, per aiutare i propri figli ad attraversare questo delicatissimo momento.
«Paolo ha 8 anni», racconta Antonello Vanni, docente e saggista, in libreria con Figli nella tempesta (San Paolo, 224 pagg., 16 euro), riferendo la confidenza di una maestra durante un incontro per genitori. «Benché sia ormai grandicello, quando arriva a scuola piange e si attacca alla mamma perché non vuole entrare. Già da qualche settimana la sua maestra ha notato che il bambino manifesta comportamenti insoliti: fa fatica a concentrarsi, si isola, spinge i compagni scendendo le scale e qualche volta rifiuta il cibo a mensa. La maestra ne parla con la madre che si apre e, in lacrime, racconta che “siccome si sono separati, il papà di Paolo se ne è andato da qualche mese lasciando soli lei, il bambino e la sorellina di 3 anni. Si fa vedere o sentire solo per litigare”».
È la “tempesta” che si fa sentire tra le mura di casa. Prima, solo qualche avvisaglia all’orizzonte, poi la certezza che qualcosa non va e la situazione sta cambiando: i litigi più frequenti tra papà e mamma, le voci che si alzano, le esigenze della vita quotidiana che vengono trascurate. «Perché papà se ne è andato? Chi mi spiega che cosa è successo?» «Vedo la mamma piangere di nascosto, perché?» «E adesso, chi mi porta agli allenamenti?» E poi, frequentissimi, i sensi di colpa, quasi che tutto sia dipeso da un loro sbaglio.
Sono alcune delle reazioni dei “figli della separazione”. «In queste situazioni i figli sono in mezzo e soffrono, spesso attribuendosi la “colpa” dei litigi dei grandi», spiega Costanza Marzotto, psicologa, mediatrice familiare e docente presso la Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano. «I figli sono sempre “contrari” alla separazione dei genitori, a meno che i due adulti non siano molto conflittuali. In questo caso, con la separazione tirano un po’ il fiato, ma vanno incontro a una sofferenza ancora più grande, a rischio di patologia, se, dopo essersi divisi, i due genitori continuano a essere molto litigiosi».
«Bisogna ricordare», rincara Antonello Vanni, «che con il divorzio si smette di essere marito e moglie, ma non si cessa di essere padre e madre di bambini che hanno bisogno di tutto l’affetto possibile». Già, l’affetto… La Marzotto, con le sue collaboratrici, da dieci anni conduce presso l’Università Cattolica di Milano i “Gruppi di parola per i figli dei separati” e ha ben presente qual è il dolore più grande: «I figli soffrono soprattutto per la perdita di accesso all’altro genitore; in particolare, per come in genere vengono collocati i minori, il fatto di non vedere papà, di non poter fare delle belle cose con tutti e due; insomma, l’essere presi in mezzo».
Ma come fare? Come si può attraversare il dramma della separazione, facendo soffrire il meno possibile i figli?
«È fondamentale», dice la docente dell’Università Cattolica, «non denigrare l’altro genitore, per non costringere il bambino o il ragazzo a schierarsi da una o dall’altra parte. I figli chiedono una continuità di vita in cui fare delle cose con papà “e” con mamma, e non con papà “o” con mamma. Tre atteggiamenti risultano decisivi nel percorso di separazione per garantire il benessere dei propri figli: informarli di quello che accade e di come saranno le cose d’ora in avanti, rassicurandoli che quello che succede non è colpa loro. Non caricare i figli di competenze inadeguate, quasi che ora spetti loro il compito di riempire il vuoto affettivo lasciato, ad esempio, dall’allontanamento di papà da casa. E, da ultimo, consentire al bambino di salvare la figura del legame con l’altro genitore, non costringendolo mai a schierarsi».
«Quando i genitori che si separano», spiega Vanni «non riconoscono e non risolvono i propri disagi emotivi, il loro vicendevole risentimento investe soprattutto i figli, che si trovano come ostaggi nel mezzo di una guerra ostinata».
Rimedi possibili? È ancora Vanni a proporre due strumenti da mettere in atto: una buona dose di realismo e una grande misura di responsabilità. «Realismo significa interrogarsi onestamente sui motivi della crisi della propria famiglia, ricordando che un matrimonio lo si costruisce e lo si distrugge comunque in due. Questa riflessione ci spinge ad assumerci le nostre responsabilità per non cadere nel vittimismo, e a non attribuire all’altro coniuge tutte le colpe, atteggiamento di ulteriore risentimento, che poi ricade inevitabilmente sui figli».
«Io e mia moglie», racconta un papà in una seduta di mediazione, «stiamo per separarci. Nostro figlio, di 12 anni, al momento non ne sa nulla. Dovremmo prepararlo per quello che accadrà?» «Molti coniugi in questa situazione si fanno domande simili», spiega Vanni «perché amano figli e non vogliono vederli soffrire».
Dunque, come garantire il maggior benessere in famiglia in un simile frangente?
Regola numero 1: preparare i figli. «Molti studi hanno dimostrato», dice l’autore di Figli nella tempesta, «che fornire ai ragazzi informazioni chiare e adeguate all’età prima, durante e dopo eventi stressanti capaci di modificare la loro vita è una strategia di grande beneficio».
Regola numero 2: scegliere il momento adatto. «Bisogna aspettare che la decisione di separarsi sia stata definitivamente presa, per evitare di dire cose di cui neppure noi siamo sicuri, aumentando il senso di confusione e insicurezza dei bimbi».
Regola numero 3: rispettare l’età dei figli. «Se ai più piccoli va bene dirlo anche due o tre settimane prima della separazione, agli adolescenti è meglio dare la notizia anche due mesi prima: avranno tantissimi commenti o obiezioni da presentarci e su cui ragionare insieme».
Regola numero 4: farlo insieme. «Ai genitori che trovano ostico impostare insieme questo passaggio, suggerisco di rivolgersi a una figura professionale, come uno psicologo o un mediatore familiare».
Regola numero 5: attenzione alle parole. «Parlando di quanto accadrà bisogna evitare di biasimare l’ex coniuge: favorire una buona relazione con l’altro genitore è il miglior regalo che si possa fare alla serenità dei figli».
Regola numero 6: evitare le interferenze. «Non devono essere altre persone (nonni, zii, amici, fratelli) a dare la notizia: la decisione è dei genitori che devono prendersene la responsabilità».
Regola numero 7: dare tutte le informazioni. «Per rassicurare i figli è molto importante informarli di quanto accadrà da quel momento in avanti. Dove vivranno loro, con quale genitore, dove vivrà l’altro, quando e quanto staranno con lui… L’importante è che ai bambini sia chiaro che continueranno ad avere due genitori, una casa e soprattutto l’amore, l’attenzione, la guida la vicinanza della loro mamma e del loro papà».

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