Dopo anni di primato della Rai, RTL 102.5 entra nella storia, diventando, senza alcun dubbio, la radio degli italiani. Questo il primo commento di Lorenzo Suraci alle rilevazioni di Radio Monitor.
Il patron dell’emittente più ascoltata d’Italia si gode il risultato ottenuto ma l’intuizione della vita l’ha avuta quando, per primo, sperimentò l’idea di poter avere un’unica frequenza per tutto il paese. E non si è fermato qui. La forza di Rtl102.5 è quella di sentirsi ovunque e in mille modi perché raggiunge gli ascoltatori tramite tutte le piattaforme distributive. Insomma, a Lorenzo Suraci piace il NUMERO UNO. Rtl 102.5 è stata, infatti, la prima radio ufficiale di Milan, Inter, Juve e Parma, del Giro d’Italia, dei mondiali di Ciclismo ma anche la prima a trasmettere in diretta concerti storici (come gli U2 a Sarajevo) e partite della Nazionale di calcio.
- Gli ascolti delle radio tornano dopo 2 anni e mezzo. Cosa ne pensa?
Finalmente! Ci sono voluti tanta buona volontà e tempo per ripristinare il sistema e aderire al nuovo progetto, ma alla fine ci siamo riusciti. Così anche il mondo radio è tornato ad essere monitorato, come succede per la televisione.
- L’età della radio: è un mezzo ancora giovane oggi o è per i giovani di ieri?
Per i giovani di oggi e per i giovani di ieri!
- La quasi totalità dei deejay e conduttori è rappresentata da cinquantenni. Si può parlare di crisi generazionale?
Quando ho iniziato questa affascinante avventura radiofonica, diventata poi la mia professione, mi hanno insegnato che i bravi deejay non hanno età. Negli Stati Uniti, dove le radio hanno milioni e milioni di ascoltatori, sono in molti ad andare in onda con i capelli bianchi. Non sta scritto da nessuna parte che i deejay debbano andare in pensione presto. Quando sono nate le emittenti private in Italia, negli anni ’70, non c’erano modelli da seguire. Non parlerei, quindi, di crisi generazionale. Va in onda chi merita, qualunque sia la sua età. A Rtl 102.5, per esempio, in questo periodo sono in onda tre ragazzi che frequentano ancora l’Università. E’ uno spasso sentirli. Uno dei tre è figlio di Carlo Taranto della Gialappa’s.
-In cosa la radio vince, in cosa la radio perde?
E’ una domanda da un milione di dollari. Vince perché si può ascoltare ovunque. Perde perché in questo paese chi comanda è ancora la televisione.
-La tv è Satellitare, HD, 3D e chi più ne ha più ne metta. La radio è ancora in onda media ed FM. Non è un rischio?
In onde medie, credo , non ci sia più nessuna radio. Nonostante siano 20anni che sono in corso sperimentazioni, la tecnologia DAB (la radio in digitale per intenderci) non è stata ancora sviluppata dalla Rai. Noi privati, pur essendoci riuniti in consorzi e avendo già delle reti attive in DAB non possiamo decollare fino a quando la Rai non si impegnerà in questo progetto. Rtl 102.5 è, comunque, già fruibile in digitale a Milano, Roma e Palermo. Forse con lo switch off terminato della tv si arriverà, finalmente, ad occuparsi anche del digitale radiofonico.
-Radio e Internet: concorrenza o alleanza con Facebook, Youtube, Ipad, Social etc?
Concorrenza assolutamente no. Solo una grandissima alleanza.
-Oggi la tv o, almeno, il video va facendosi PORTATILE (Ipad, smartphone, etc). Un tempo era, invece, un’esclusiva della radio. Questo comporta delle conseguenze?
Il portatile resta un patrimonio della radio. Tutto quello che è in movimento favorisce l’ascolto. Non puoi guidare e guardare un film, ma puoi ascoltare la radio.
- Le radio erano i social media degli anni ‘70 e ‘80. E oggi?
Sono i social media degli anni 2000 e sono ancora più forti!
- Pubblicitariamente la radio è vittima della crisi o rappresenta una soluzione per le aziende?
Potrebbe avere delle conseguenze dalla crisi e, nello stesso tempo, essere anche una soluzione per tante aziende perché la radio ha dei costi inferiori rispetto a tutti gli altri media.
-Se non lavorasse a Rtl 102.5 in quale altra radio vorrebbe essere?
Dopo l’esperienza che mi sono fatto con Rtl 102.5 in nessuna altra radio.
- Nel mercato dei deejay chi strapperebbe alla concorrenza?
Non mi è mai piaciuto portare via deejay alla concorrenza. Mi è capitato di avere ingaggiato dei conduttori che avevano lavorato in strutture concorrenti ma avevano già chiuso il rapporto con il loro precedente datore di lavoro. L’unico che oggi accetterei volentieri nella mia struttura è Albertino di Radio Deejay. Non vorrei personaggi televisivi. Certo, da me lavora Bruno Vespa ma è un’eccezione. E’ il giornalista numero uno e poi ha una voce e una musicalità radiofonica spaventosa.
-Un' idea per un programma che non fate ma che vi piacerebbe fare?
In questi 25 anni di radio abbiamo cercato di realizzare e proporre programmi un po’ in tutti gli ambiti. Onestamente, mi risulta difficile pensare ad una nuova trasmissione, anche perché i nostri format sono un’evoluzione naturale della radio e dei tempi. L’unico che abbiamo creato ex novo è stato “Chi c’è, c’è e chi non c’è non parla” lanciato da Max Laudadio di Striscia la Notizia. A noi, comunque, piace tantissimo parlare alla e con la gente. Insomma, cerchiamo di capire cosa vuole il pubblico e costruiamo il palinsesto sulle esigenze degli ascoltatori.
-Uno slogan, non per la sua radio, ma per LA RADIO?
Sono innamorato pazzo della radio, è come se fosse la fidanzata di sempre!