(Nella foto sopra: Gentiloni a Erbil, al campo presso la Chiesa caldea di San Elia con l’arcivescovo di Mosul, Emile Nona ed il parroco padre Douglas Bazi. In copertina: Gentiloni appena designato premier in una foto Ansa).
Dicono che il tratto garbato lo avesse già da studente. Forse
ereditato da quell’Ottorino Gentiloni, capo dell’Unione elettorale cattolica
italiana, cui si deve il “patto Gentiloni” del 1922 siglato con l’allora
presidente del Consiglio Giovanni Giolitti e che consentì, superando il “non
expedit” di Pio IX, l’ingresso dei cattolici nella vita politica del Paese.
Una attitudine alla mediazione che mantenne pur negli anni
della contestazione studentesca, in quelli della fuga da Roma per andare a dare
manforte alle occupazioni studentesche a Milano targate Mario Capanna.
Formazione cattolica, laurea in Scienze politiche, alla Sapienza di Roma,
giornalista professionista, dopo aver diretto la rivista ambientalista Nuova
ecologia, tra i 45 fondatori del Pd nel 2007, Gentiloni è stato ministro
delle Comunicazioni nel secondo Governo Prodi, e, in precedenza, presidente
della Commissione bicamerale di vigilanza sulla Rai.
Da ministro degli Esteri ha dato prova di competenza ed
equilibrio facendo della politica internazionale il punto forse più forte dell’azione
politica del Governo Renzi.
Gentiloni, nei due anni passati alla Farnesina, ha
dimostrato di saper maneggiare, mantenendo un basso profilo, ma puntando sempre
all’obiettivo, dossier delicati: la lotta al terrorismo dell'Isis, la fase di
transizione della Libia, l’emergenza migranti e il necessario sostegno dell’Europa,
il rientro dei due marò italiani dall’India, il sostegno al Libano perché possa
continuare a gestire i sempre più numerosi profughi siriani, il caso Regeni e i
delicati rapporti con l’Egitto.
«Il sostegno alla cultura e alla società civile è il
miglior antidoto al terrorismo», aveva dichiarato nella sua ultima visita in
Libano. E, nel corso dell’ultimo appuntamento – appena una settimana fa – con monsignor
Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, aveva
ribadito la necessità di un impegno internazionale per proteggere le minoranze e i cristiani perseguitati
nelle aree in guerra.
Ora gli toccherà, ancora una volta, sfoderare le sue
capacità di mediazione – a partire dal suo stesso partito – per rimettere insieme
una maggioranza attorno al suo Governo. La stessa maggioranza, ha già annunciato,
che sosteneva il Governo precedente.
«Scelta obbligata», ha dichiarato, data la
indisponibilità delle opposizioni a dare sostegno a un Governo di più ampio
consenso.
«Sono consapevole dell'urgenza di dare all'Italia un Governo
nella pienezza dei poteri per rassicurare i cittadini e affrontare con la
massima determinazione le priorità internazionali, economiche e sociali a
cominciare dalla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto», è stata la
sua prima dichiarazione. E ha aggiunto che il suo Governo si muoverà sulle indicazioni
raccolte dalle consultazioni di Sergio Mattarella «per accompagnare, e se
possibile facilitare, il lavoro delle forze parlamentari per definire con la necessaria
sollecitudine le nuove regole elettorali».