Con i venti cardinali creati sabato 14 febbraio da papa Francesco nel secondo Concistoro pubblico del Pontificato il Collegio cardinalizio si compone ora di 227 membri di cui 125 elettori del papa, in un ipotetico Conclave.
Bergoglio ha creato, tra questo Concistoro e quello del 22 febbraio 2014, 39 cardinali e ha sbaragliato alcune regole della tradizione soprattutto per quanto riguarda le cosiddette sedi cardinalizie, proseguendo una politica già inaugurata lo scorso anno. In Italia per esempio ha creato cardinale l’anno scorso il vescovo di Perugia Gualtiero Bassetti e quest’anno mons. Menichelli, vescovo di Ancora, e mons. Montenegro, vescovo di Agrigento, ma ormai più noto come il “cardinale di Lampedusa”. E’ una regola, quelle delle diocesi per tradizione cardinalizie, che già Benedetto XVI aveva deciso di non seguire più, ma adesso papa Francesco l’ha confermata in modo autorevole.
Questa volta i 15 cardinali elettori vengono da 14 Paesi diversi, poiché due sono gli italiani. Nel nuovo collegio entrano nove diocesi che non hanno mai avuto un cardinale. Sono le diocesi di Ancona e Agrigento in Italia, David a Panama, Valldolid in Spagna, Morelia in Messico, Tonga nel Pacifico, Santiago de Cabo Verde, una delle più antiche diocesi africane, Addis Abeba e Yangoon nel ex-Birmania. Solo uno dei 15 cardinali elettori creati da Bergoglio sabato è di Curia. Si tratta di mons. Dominique Mamberti, ex-responsabile nella Segreteria di Stato per i rapporti con gli Stati, che è stato nominato prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, ruolo che la Costituzione apostolica sulla Curia romana “Pastor Bonus” assegna ad un cardinale.
Insomma possiamo dire che Bergoglio ha fatto il minimo previsto con la nomina di un solo cardinale di Curia. Per il resto il Collegio cardinalizio respira con i polmoni sempre di più della Chiesa universale. La Curia pesa per il 27 per cento con un taglio ulteriore di tre punti rispetto all’ultimo Concistoro del 2014. Contano molto di più di prima i Paesi del Sud del mondo e i Paesi cosiddetti emergenti mentre diminuisce il peso degli europei. I cardinali asiatici in particolare sono l’11 per cento delle presenze nel Collegio cardinalizio e hanno 14 cardinali elettori provenienti da dieci Paesi.
Non si tratta di un caso, ma del riconoscimento della nuova geografia della Chiesa cattolica. In Asia ogni anno si battezzano più persone che in Europa, in termini assoluti. Le Filippine sono il terzo Paese cattolico al mondo dopo Brasile e Messico e prima di ogni Paesi europeo. Il baricentro si sposta e quindi Francesco cambia gli equilibri del Conclave: meno Europa e meno Curia. L’Europa ha 57 elettori, l’America, compresi Usa e Canada, ne ha 36, l’Africa 15, l’Asia, come si è detto, 14 e l’Oceania con l’entrata al Concistoro di sabato di Tonga e Nuova Zelanda ne ha 3. Sono rappresentati così nell’intero Collegio cardinalizio, compresi i cardinali con oltre 80 anni, 73 Paesi, 59 dei quali hanno cardinali elettori.
In totale i Paesi non europei pesano oggi in un ipotetico Conclave per il 40 per cento, con un aumento di quattro punti rispetto al Conclave che ha eletto Bergoglio. Papa Francesco ha creato 39 cardinali, ma nel Collegio ce ne sono due creati ancora da Paolo VI. Sono il cardinale brasiliano Paulo Evaristo Arns, che ha 94 anni, e il cardinale americano William Baum, che ha 89 anni. Poi ci sono 107 cardinali creati da Giovanni Paolo II, di cui 34 elettori. Sono invece 79 i cardinali creati da Benedetto XVI di cui 60 elettori, mentre dei 39 creati da Bergoglio gli elettori sono 31. Il titolo di cardinale appare per la prima volta con il pontificato di Silvestro I (314-335), mentre il Collegio cardinalizio con un decano, il vescovo titolare di Ostia, e un Camerlengo, cioè un amministratore dei beni, compare nel 1150. Tutti i cardinali che risiedono a Roma hanno la cittadinanza dello Stato della Città del Vaticano.