Da lontano hanno la forma di enormi gigli bianchi. In realtà sono alberi, giganteschi, e ipertecnologici, "alberi solari" capaci di catturare l'energia di giorno, immagazzinarla e renderla disponibile di notte. Quello della Germania, insieme con gli Emirati Arabi, è uno dei padiglioni più tecnologici in assoluto di tutto l'Expo di Milano 2015. Nella parte superiore la visita inizia con il giro di tutti i Lander, gli Stati federali. Una sorta di grande, e neppure tanto nascosto, "spot" turistico sui 130 paesaggi naturali del Paese, con la cucina regionale dei suoi 16 Lander, 16 parchi nazionali, 15 riserve della biosfera Unesco. Per una nazione di quasi 81 milioni di abitanti. Si parte dal Brandeburgo con una presentazione che certo non piacerà molto agli animalisti, perché questo Land si presenta come la tradizionale riserva di caccia di Berlino, e con una chiara indicazione culinaria a proposito di cibo, e cioè la selvaggina della foresta di Liebenberg, «meglio se dopo una lunga vita immersi nella natura del Brandeburgo», come se la povera selvaggina non facesse anch'essa parte dell'ambiente naturale.
E poi via via tutti gli altri Lander: dal Baden-Württemberg, che qui al padiglione tedesco si presenta con le merende saporite a base di prosciutto della Foresta nera, al Land di Amburgo, nel Nord del Paese, con il suo mercato settimanale del pesce al porto. E poi la Turingia, che è la regione delle erbe aromatiche, o l'area della capitale, «terra del würstel berlinese al curry». Promozione del turismo a parte, però, che è un'inevitabile tentazione di tutti i padiglioni de vari Paesi, chi più chi meno, quella della Germania è certo una delle "esibizioni" di tecnologia più convincenti. E soprattutto più perfettamente aderenti al tema dell'Expo, quel "nutrire il pianeta" che in altri padiglioni lascia un po' a desiderare.
E qui la Germania fa sul serio a partire dall'attrazione iniziale dove tutte le scolaresche regolarmente si fermano: battendo sulla ringhiera del primo "albero solare", sulla quale sono sistemati dei sensori, si riempie la nuvola elettronica di pioggia, aiutando così i visitatori dell'Expo a bagnare le piante. E i solar trees sono un'attrazione nell'attrazione: i loro "rami" sono tempestati di pannelli solari esagonali. Producono di giorno la corrente che di sera consente l'illuminazione. L'energia viene immagazzinata in una nuova batteria basata sulla più moderna tecnologia agli ioni di litio. Il sistema consente così l'approvvigionamento energetico, in autonomia, di tutto il padiglione. Insomma, è la prima volta che la tecnologia del fotovoltaico viene impiegata in un progetto architettonico. Pannelli solari che possono essere stampati con facilità su pellicole flessibili e che si integrano in qualsiasi superficie esposta al sole.
Ancora più avanti, su un altro albero solare, l'invito a battere sulla ringhiera per caricare il sole di energia. Il cambiamento climatico, infatti, minaccia l'alimentazione mondiale: solo adeguando l'agricoltura al clima è riducendo le emissioni di CO2 a livello globale sarà possibile anche in futuro produrre cibo a sufficienza. Ma la vera chicca tecnologica è al primo piano, all'interno del super padiglione tedesco: acqua, terra, clima e biodiversità ne sono il percorso di esplorazione. La visita inizia con la consegna di una "seed board", che serve per fruire di tutta una serie di contenuti multimediali proiettati sulla sua superficie, per vedere videoclip e spiegazioni scientifiche, come fosse il display di una tavoletta digitale. In realtà, trovata davvero sorprendente, la seed board è fatta di semplicissima carta. È così scopriamo che in una manciata di terreno vivono più organismo che uomini sulla Terra: miliardi di funghi e batteri formano sistemi complessi decisivi per la nostra sicurezza alimentare. Decodificare e sfruttare le varie funzioni dell'ecosistema del terreno è un obiettivo centrale dei ricercatori in Germania.
Una delle sorprese più curiose del padiglione tedesco all'Expo è la stalla sperimentale delle mucche. Come dev'essere una stalla affinché produca molto latte? E che cosa dovrebbero mangiare gli animali? Il centro di ricerca sui latticini dell'Università di Bonn cerca una risposta a queste domande: a questo scopo, per esempio, le mucche sono equipaggiate con sensori di movimento, di ruminazione e di controllo del "polso". Dai dati ricavati dagli scienziati si possono trarre conclusioni sulla resistenza allo stress e sui fattori di rilassamento. È così gli animali producono di più e vivono più a lungo. In un Paese come la Germania dove circa metà della terra è usata per scopi agricoli, con oltre 1 milione di persone in 270.000 fattorie impegnate a produrre cibo di alta qualità (ricette gastronomiche a parte) e risorse rinnovabili per un'economia che vale sui 50 miliardi di euro l'anno. E con una forte propensione da parte dei ricercatori tedeschi a investire nella prevenzione e nel riciclaggio del cibo non solo prodotto ma anche consumato. Stando ai calcoli della Fao, infatti, un terzo di tutti gli alimenti prodotti al mondo si perde nei campi e nei piatti: circa 1,3 miliardi di tonnellate l'anno. Questo viene studiato per esempio nel progetto di ricerca "TerraBoGa" del giardino botanico all'Università di Berlino: mentre prima i tedeschi spendevano ingenti somme di denaro per smaltire gli scarti vegetali e per l'acquisto di "compost", torba e letame, ora possono "compostare" direttamente in loco, nelle fattorie, produrre biochar, una sorta di carbone di legna ottenuto dalle biomasse, e generare così terra fertile ed energia termica.