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lunedì 09 settembre 2024
 
TERRA SANTA
 

Ulivi e mitra, la Via Crucis oggi

20/11/2014  Lungo la Via Dolorosa nella città vecchia di Gerusalemme avanzano lentamente i ramoscelli di ulivo nelle mani dei pellegrini e i mitra stretti nelle mani dei militari. E’ protetta e scortata la Via Crucis del centinaio di pellegrini invitati dall’Opera Romana Pellegrinaggi al Cammino Internazionale di Pace Giovanni Paolo II...

Israele,
dal nostro inviato



Lungo la Via Dolorosa nella città vecchia di Gerusalemme avanzano lentamente i ramoscelli di ulivo nelle mani dei pellegrini e i mitra stretti nelle mani dei militari. E’ protetta e scortata la Via Crucis del centinaio di pellegrini invitati dall’Opera Romana Pellegrinaggi al Cammino Internazionale di Pace Giovanni Paolo II. Annullata  la marcia di preghiera da Betlemme a Gerusalemme, la giornata è cominciata con un momento di preghiera a Betlemme. Poi i pellegrini sono arrivati a Gerusalemme, da dove è partita la Via Crucis fino alla Basilica del Santo Sepolcro. Il Cammino è quindi divenuto “accorata preghiera”per la pace.

La Via Crucis si è svolta senza problemi in una città vecchia animata, con le botteghe aperte e il passaggio di altri gruppi di pellegrini. Ma tutti hanno rispettato in silenzio il momento della preghiera. “E’ stato proprio come ai tempi di Gesù, con la gente che passava, nella confusione della vita di ogni giorno”, commenta monsignor Liberio Andreatta, vice presidente e amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi. “Nella Bibbia”, spiega Andreatta, “è usata 366 volte l’espressione ‘non abbiate paura’ e questo è il messaggio che noi vogliamo mandare oggi da Gerusalemme con il nostro pellegrinaggio, anche in un momento difficile come questo. Dove non arriva la ragione arrivano le gambe e i cuori dei pellegrini”. Anche il padre francescano Ibrahim Faltas, egiziano, da 12 anni a Gerusalemme, ha partecipato alla Via Crucis. “Noi cristiani”, dice, “siamo sempre di meno, ormai a Gerusalemme siamo rimasti in 8.000, ma la nostra presenza qui è importante come mediatori di pace. In questo momento israeliani e palestinesi non si parlano, non ci sono negoziati, perciò devono essere aiutati a dialogare. Noi, nel nostro piccolo, ci proviamo, ma deve impegnarsi soprattutto la comunità internazionale perché da soli israeliani e palestinesi non ce la fanno”.

La situazione in città è relativamente tranquilla, ma c’è tensione dopo il sanguinoso assalto di martedì alla sinagoga di Har Nof. Tuttavia nella città vecchia non si segnalano incidenti ed è sempre presente un robusto apparato di sicurezza. Nel cielo sopra la città sono visibili alcuni palloni dotati di telecamere, che tengono sotto controllo Gerusalemme dall’alto. Ieri il primo ministro Benjamin Netanyahu ha visitato la centrale di controllo di questo apparato di sicurezza, ospitata nel municipio di Gerusalemme. Sul piano politico, in Israele si è acceso un dibattito tra “falchi” e “colombe”. In questo scontro è rimasto impigliato anche Yoram Cohen, il capo dello Shin Bet, l’agenzia di intelligence per gli affari interni di Israele. Nelle ore successive all’attentato di martedì, mentre il premier Netanyahu lanciava accuse contro Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, il capo dello Shin Bet dichiarava davanti a una commissione parlamentare che Abu Mazen non è un sostenitore del terrorismo e merita fiducia. Il vice ministro dei trasporti, Tzipi Hotolevy, ha chiesto le dimissioni di Cohen. A sua volta un membro del parlamento ha detto al vice ministro che deve essere lei a dimettersi.

 
 
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