Il Nuovo Testamento insegna che “In principio era il Verbo” (Gv 1,1) e in questa espressione si tratta del Logos pre-esistente, ossia del Figlio, che, in quanto persona della Trinità Santissima, è eterno e della stessa sostanza del Padre e dello Spirito. Lo stesso IV Vangelo ci dice che “il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14). Quando pensiamo alla figura di Cristo, ci muoviamo quindi a due livelli: quello del Figlio di Dio (natura divina) e quello dell’uomo Gesù (natura umana). Inoltre quando Gesù, parlando di sé, si denomina “figlio dell’uomo”, non fa riferimento alla sua natura umana, ma a una figura profetica e apocalittica, che svolge un ruolo salvifico rispetto al popolo d’Israele. Poiché, nelle due nature, la persona di Cristo è una, con la resurrezione partecipa dell’eternità con tutto il suo essere, anche corporeo. Questo è il fondamento della nostra fede, che, come dice l’apostolo Paolo è “scandalo per gli ebrei e follia per i greci” (1Cor 1,23).