«Il mio editoriale di questa mattina era dedicato proprio a Papa Francesco, figlio di emigrati», esordisce Gian Antonio Stella, inviato, editorialista del Corriere della sera e scrittore, autore di numerosi saggi contro il razzismo. «Il primo commento che ho ricevuto è stato pieno di insulti. Un signore razzista che si lamentava dei neri a vendere sulla spiaggia e invitava il Papa a portarsi i clandestini in Vaticano e a me di portarmeli a casa. Questo è un Paese che ha dimenticato tutto.
L’inchiesta di Sandro Rinauro sulla clandestinità, la più importante pubblicata in Italia, “Il cammino della speranza” riporta i dati dell’Istituto nazionale studi demografici secondo i quali, nel 1951, l’80% degli italiani erano entrati in Francia da clandestino. Se poi vogliamo fare finta che noi eravamo diversi, possiamo anche metterci il prosciutto sugli occhi, ma non è così. I nostri nonni erano clandestini. È facile immaginare cosa ne penso del reato di clandestinità...»
- Molti pensano che gli emigranti italiani erano pieni di voglia di lavorare, rispettosi delle leggi altrui, insomma migliori. Nel suo libro “L’orda – Quando gli albanesi eravamo noi”, però, lei sostiene una tesi diversa.
«Se c’è un piccolo risultato che ho ottenuto con il mio lavoro e di cui sono fiero è che questa cretinata è più difficile da sostenere. Anche alcuni leghisti duri, come Borghezio, hanno smesso di dirlo! Noi non eravamo affatto migliori, eravamo uguali».
- Il reato di clandestinità uccide la speranza di chi arriva?
«Se quel signore razzista che mi ha scritto stamani fosse nato in Burkina Faso e si fosse trovato davanti la possibilità di migliorare del 15% le proprie condizioni e di abbattere di 16 volte la mortalità di suo figlio, sicuramente sarebbe emigrato, anche clandestinamente. Sarebbero migrati Bossi, Maroni, Borghezio, chiunque avrebbe fatto questa scelta. Con questo non voglio dire – e non l’ha detto nemmeno il Papa – che possiamo aprire le porte a tutti, sarebbe una situazione insostenibile e ingestibile. Anche Enzo Bianchi ha sottolineato che ci sono dei limiti all’accoglienza».
- L’Italia si trova esposta all’arrivo dei clandestini per la sua posizione geografica. L’Unione europea non dovrebbe intervenire?
«Noi, insieme alla Spagna abbiamo le coste più vicine all’Africa e per questo ci troviamo ad affrontare l’arrivo di masse di disperati. Siamo più esposti e l’Europa è in dovere di dare una mano, in maniera diversa, più concreta».
- Secondo lei lo ius soli potrebbe portare a un aumento dell’immigrazione clandestina?
«Su questo argomento ha sbagliato in un primo momento il ministro Cécile Kyenge che non ha chiarito subito il tema. Il sono favorevole allo ius soli, ma non possiamo pensare di applicarlo in maniera automatica. Anche chi ce l’aveva, come l’Irlanda e l’Inghilterra, ha fatto qualche passo indietro: per un Paese esposto come l’Italia, dove è difficile far applicare la legge, lo ius soli automatico può essere un rischio che non siamo in grado di correre. Rischiamo di avere donne incinte che cercano di raggiungere l’Italia a tutti i costi per far nascere i figli qui. Dobbiamo assolutamente trovare un compromesso buono e saggio, trovare un sistema misto che permetta a chi è nato nel nostro Paese di diventare italiano dopo otto anni o dopo le scuole dell’obbligo, per esempio. Finalmente con il ministro Kyenge sembra che si sia sulla strada giusta».