Mentre continuano le scosse di assestamento di un sisma la cui potenza rilasciata è considerata equivalente a un milione e mezzo di bombe di Hiroshima, cresce l'allarme nucleare a Fukushima.
Dopo l’esplosione al reattore 2 che ha danneggiato il nocciolo del reattore, si sono sviluppati diversi incendi e la radioattività è altissima. Un incendio in particolare si è sviluppato nel deposito di nucleare esaurito del reattore 4, sinora ritenuto spento: l’acqua della piscina sarebbe in ebollizione a causa del calore. La Tokyo Electric Power, la compagnia giapponese che gestisce la centrale di Fukushima, sta pensando di versare acqua con elicotteri in una vasca del reattore 4 per raffreddare il combustibile nucleare.
Ma l'incubo continua, perché un aumento di temperatura è stato rilevato anche ai reattori 5 e 6, anch'essi considerati finora spenti. E finalmente le reticenze delle autorità nipponiche sembrano lasciare spazio alla verità: “Il livello delle radiazioni misurate sul sito della centrale nucleare giapponese di Fukushima, danneggiata dal violento terremoto di venerdì scorso, è pericoloso per la salute”, ha dichiarato un portavoce del Governo. “Contrariamente a quanto accaduto finora, non vi è più dubbio che i livelli raggiunti possono danneggiare la salute”.
L'esplosione di stanotte (le 6 del mattino locali) nel reattore 4 di Fukushima ha provocato una fuoriuscita radioattiva che ha fatto salire notevolmente il livello delle radiazioni e agli abitanti nel raggio di 30 chilometri è stato suggerito di rimanere chiusi in casa. Con le radiazioni crescono anche le rassicurazioni, ma ormai l'attenzione è altissima.
La fusione del nocciolo con esplosione del reattore, quello che gli americani chiamano worst case scenario, è la situazione peggiore di fronte alla quale potremmo trovarci di fronte ora a Fukushima. In questo caso la fuoriuscita di materiale radioattivo sarebbe inevitabile. Un caso del genere non si è mai verificato nella storia del nucleare civile. Nell'incidente di Three Mile Island, nel 1979, si arrivò alla fusione del nocciolo, ma il reattore rimase perfettamente integro e dalla centrale non uscì nulla. A Chernobyl non si arrivò mai alla fusione del nocciolo, ma ci fu un'esplosione da cui fuoriuscì una parte del combustibile radioattivo.
“Il reattore si aprì come una cozza e tutto il materiale radioattivo venne esposto all'ambiente circostante”. Per Valerio Rossi Albertini, dell’ Istituto di struttura della materia del Cnr, la situazione in questo caso è diversa, “ certo, se il rilascio di calore non venisse più controllato potrebbe fondere il nocciolo. La fusione di per sé non è drammatica, in seguito però c'è pericolo che possa danneggiare il sarcofago in cui si trova o percolare attraverso le fratture. Un magma radioattivo ad alta temperatura potrebbe contaminare direttamente l' ambiente circostante”.
- Quanto non sia remoto questo rischio lo conferma una notizia diffusa dall'Autorità francese per la sicurezza nucleare, secondo cui la struttura di contenimento del reattore numero 2 della centrale nucleare di Fukushima "non ha più tenuta stagna". A questo punto cosa potrebbe succedere?
"Se si dovesse verificare la fusione del nocciolo, il metallo liquido si metterebbe a circolare e potrebbe fuoriuscire attraverso le fessure".
- Come mai i francesi parlano di un livello di rischio 6 su 7 e in Italia l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e alla ricerca ambientale) di livello 5 su 6?
"Quando c'è una crisi, fino a quando non si è risolta, é difficile pronunciarsi, dobbiamo basarci sulle informazioni fornite dai tecnici sul posto".
- Il fatto che i venti portino la nube radioattiva verso l'Oceano è positivo?
"Sì, il mare ha un metabolismo, una capacità di assorbire molto più elevata della terraferma. Non è un bene certo, la radioattività rimane, ma grazie al lavoro svolto dalle correnti c'è una grande diluizione".
- Non sarà un'altra Chernobyl?
"No, in quel caso la presenza di barre di grafite, materiale infiammabile, favorì un incendio che portò la radioattività ad alta quota e ne favorì la propagazione. Le conseguenze furono molto più gravi".
- Resta da spiegare la presenza di radioisotopi di cesio. Non sono prodotti dalla reazione nucleare del nocciolo e dovrebbero restare confinati all'interno del reattore?
"Il cesio è una sostanza che si produce nell'ambito della catena di reazioni da cui dall'uranio si ottiene energia. Quando c'è una contaminazione radioattiva molte sostanze vanno a finire all'interno dell'ambiente e la reazione dell'organismo umano è differente. Alcuni organi dell'uomo trattengono alcune sostanze, che penetrano e permangono. È il caso dello iodio soprattutto e, in parte, del cesio".
La centrale di Fukushima è composta da 8 unità per circa 5 gigawatt di potenza. Potrebbe soddisfare da sola un decimo del fabbisogno italiano di energia elettrica e rappresenta un quarto della produzione di energia nucleare in Giappone. Costruita nel 1966, la centrale utilizza dei reattori Bwr (Boiling Water Reactor).
Può essere paragonata a una gigantesca pentola a pressione. Le esplosioni controllate di cui si è parlato sono come le valvole di sfiato della pentola che ne impediscono l'esplosione. Il nocciolo di un reattore Bwr è immerso nell'acqua e diventa molto caldo. L'acqua lo raffredda e allo stesso tempo trasporta via il calore, di solito sotto forma di vapore, per far girare delle turbine che generano elettricità. Se l'acqua non arriva più, nasce il problema. Il nocciolo va in surriscaldamento e sempre più acqua si trasforma in vapore. Il vapore causa una forte pressione nella camera interna del reattore: se il nocciolo, che è di metallo, diventa incandescente, tende a sciogliersi e alcune parti possono infiammarsi.
Se il nocciolo si scioglie completamente, buca il fondo della camera interna e cade sul pavimento della camera di contenimento che è progettato apposta per evitare che il contenuto del reattore penetri all'esterno. Ma non è detto. Possiamo dire che è come una petroliera che, per essere più sicura, ha un doppio scafo, ma questo di per sé non ci garantisce dal rischio di sciagure petrolifere.
A Fukushima si è visto che non sempre si riesce a mantenere il controllo del sistema. Il terremoto ha fatto spegnere automaticamente i reattori in funzione, ma ha anche tolto la corrente alle pompe che facevano fluire l'acqua di raffreddamento del nocciolo. I generatori diesel si sono attivati per ovviare al blackout, ma sono partiti in ritardo rispetto all'interruzione di corrente, generando il surriscaldamento del reattore.
Come sono i quattro reattori Epr (European pressurized reactor) di tecnologia francese che dovrebbero essere installati nel nostro Paese? E' vero che hanno un ulteriore edificio di contenimento che dovrebbe limitare i danni dell'eventuale fusione del nocciolo, ma in sostanza sono ancora reattori convenzionali? “Il combustibile è lo stesso, la tecnologia più avanzata consente però di usare al meglio il calore prodotto e si prevengono incidenti di questa natura con metodi più sofisticati”, spiega Valerio Rossi Albertini, dell’ Istituto di struttura della materia del Cnr. Forse, insomma, non corriamo gli stessi rischi del Giappone e tra dieci anni (questi i tempi più ottimistici) il 6% del nostro fabbisogno elettrico potrebbe arrivare da quattro centrali nucleari. Sempre che gli italiani con il referendum di giugno non decidano diversamente.