Ho tre figli di 9, 14 e 16 anni. In questi giorni dominati dall’ansia per la pandemia che sta attraversando il mondo, mi accorgo di come si sono rivoluzionate le vite dei nostri ragazzi. Sono vite capovolte Fino ad un mese fa, il loro tempo era scandito da scuola, studio, attività sportive, scout, amici e un tempo regolato (a casa nostra 45 minuti al giorno) di uso dei videogiochi. Ora invece hanno da riempire un tempo infinito, che è stato svuotato di tutti gli impegni. Non si erano mai creati un interesse che implicasse lo stare a casa perché appena potevano uscivano per impegni o per vedere amici. Ora che non è più possibile, è difficile insegnargli a convertire le loro abitudini in qualcosa di costruttivo, aiutarli a trovare un interesse e un modo “nutriente” di impiegare il tempo, senza ricorrere alla tecnologia. In famiglia stiamo giocando a carte, ping-pong, scacchi, giochi di società, ma certe volte ho la sensazione che accettino di giocare per farci un favore, non per loro piacere. È davvero difficile aiutare i nostri adolescenti a vivere in maniera positiva questa fase anomala della loro vita.
ROSANNA
Cara Rosanna, questo virus ha chiesto ai ragazzi molto sacrificio e responsabilità. Proprio nel momento della crescita in cui loro dovrebbero buttarsi nel mondo e vivere di relazioni, la pandemia su scala globale li ha rinchiusi nelle loro abitazioni obbligandoli all’evitamento sociale. Una condizione che definirei contronatura. Loro però si sono dimostrati davvero consapevoli e collaboranti. Nelle città i problemi più grandi li hanno dati gli adulti, non i ragazzi. Forse i nostri gli sono più abituati di noi a vivere in modo virtuale e non solo reale e stanno soffrendo, ma meno di quanto ci saremmo immaginati.
Come genitore ho ben chiaro che mamma, papà e fratelli non rappresentano l’ideale relazionale di un adolescente, ma questo è tempo in cui si deve fare di necessità virtù. Anche noi, nella nostra famiglia, stiamo giocando molto e parlando molto. Si sono allungati – e di molto – i tempi dei pasti. Sono colpito perché so che, se potessero, i miei gli correrebbero subito fuori di casa per andare dai loro amici. Ma non si può fare. E quindi, prendono quel che c’è. Cioè noi, i genitori, i fratelli. Non so dirti, Rosanna, se si annoiano a giocare a Monopoli e a ping-pong con noi. In tutta onestà, io vedo anche molto divertimento. Credo che, per loro, sia molto meglio avere qualcuno con cui fare queste cose piuttosto che non avere nessuno con cui trascorrere il tempo. Forse saranno anche un po’ annoiati, forse ci (e si) stanno intrattenendo controvoglia, ma personalmente penso anche che si stiano godendo la famiglia come risorsa. E che dentro di loro pensino che è una fortuna, in questo lungo tempo di reclusione, non essere rimasti a casa solo con i loro videogiochi e il loro cellulare.