La bambola di Cristian ha con un vestito a pois bianchi e neri e altri non è che una bambola di pezza con uno scampolo cucito addosso e l'aggiunta di un campanello. Mosso dalla mano della mamma, però, il gioco in bianco e nero può essere utilizzato per l'inseguimento visivo. Così l’altalena di Francesca che è cresciuta con lei. All'inizio c’era un seggiolino che si trovava in commercio poiché la bambina riusciva a sostenere il busto e il capo. Poi crescendo ha avuto bisogno di un sostegno per la schiena e la testa. Il nonno ha costruito la parte metallica e il tappezziere ha fatto il seggiolino con l'imbottitura. O il deambulatore “Ferrari” per Leonardo, classico deambulatore che è stato trasformato dai genitori in una macchina di formula uno da far invidia. Sono solo alcuni dei giochi fai da te che genitori e nonni hanno creato per i loro bambini disabili e che l'associazione Gioco anch’io, che ha sede a Villafranca di Verona, ha messo in rete un “catalogo” (www.giocoanchio.it): una possibilità di condivisione importante per i genitori, ma anche per i terapisti, che offre stimoli e suggerimenti pratici. Molti giocattoli in commercio sono già accessibili e adatti a problematiche che interessano i cinque sensi. Negli anni sta anche crescendo la sensibilità dei progettisti e dei costruttori. Ma per alcuni genitori questo non basta. Ecco allora che interviene le creatività di ognuno e la determinazione dell’associazione veronese che collabora con alcune aziende per provare a determinare un cambiamento culturale già in fase di produzione. Perché, come spiega la presidente di Gioco anch’io Fosca Franzosi, fisioterapista neurologica da 33 anni, «il gioco è uno strumento di terapia ed è l’unica via d’accesso al mondo del bambino».