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lunedì 07 ottobre 2024
 
 

Siria, informazione sotto attacco

23/02/2012  Ad Homs, la città assediata dall'esercito, sono morti due reporter occidentali, Marie Colvin e Remi Ochlik, e un blogger siriano, Rami al-Said, che documentava i bombardamenti.

La ferocia del regime di Bashar al-Assad non accenna a placarsi. Continua a devastare la città martoriata di Homs, roccaforte dell'opposizione, sotto assedio da più di due settimane. Si abbatte senza pietà sull'informazione, su chi mette a rischio la propria vita per raccontare al mondo la guerra che sta bruciando la Siria. Come la giornalista americana Marie Colvin e il fotografo francese Remi Ochlik: i due sono morti a Homs (e altri tre giornalisti sono rimasti feriti). Secondo le testimonianze sarebbero stati uccisi da una bomba mentre si trovavano in un ufficio per la stampa allestito nel quartiere di Bab Amro, il più bersagliato dagli attacchi dell'esercito.

La Colvin, 56 anni, era corrispondente dal Medio Oriente per il quotidiano britannico Sunday Times; aveva una lunga esperienza di conflitti, tanto che in Sri Lanka, durante la guerra civile del 2001, aveva perso un occhio. Poco prima della sua morte, il direttore del giornale le aveva chiesto di lasciare la Siria - ha raccontato la madre della Colvin alla stampa britannica - perché era diventato troppo pericoloso stare lì. E lei sarebbe dovuta partire oggi. Ochlik aveva 28 anni e alla spalle già una lunga serie di servizi da zone calde del mondo, da Haiti alla Repubblica democratica del Congo. Prima della Siria aveva seguito le primavere arabe in Tunisia, Egitto e Libia. Pochi giorni fa era stato designato tra i vincitori del World press photo, il prestigioso premio di fotogiornalismo, per un suo scatto dalla Libia. I nomi di Marie Colvin e Remi Ochlik si aggiungono a quelli di altri reporter caduti sul campo siriano: Anthony Shadid, americano, vincitore di due Premi Pulitzer e grande esperto di questioni mediorientali, ucciso da un attacco di asma, e il francese Gilles Jacquier, della Tv France 2, morto a gennaio.


Nei giorni scorsi, a Homs, ha perso la vita anche il blogger siriano Rami al-Said, uno dei principali "cittadini giornalisti": persone anonime - non cronisti professionisti - che, con la loro fotocamera, decidono di andare per le strade della città a riprendere gli avvenimenti e produrre filmati destinati alla diffusione, aggirando così le limitazioni imposte dal regime ai professionisti dell'informazione. Said era uno di quelli che avevano scelto di rischiare per documentare l'assedio, i bombardamenti e le devastazioni nel quartiere di Bab Amro. I suoi video, girati con la sua macchima fotografica, una fonte preziosa di notizie su quella zona della città, erano stati mandati in onda dalle Tv straniere. Secondo quanto riportato da alcuni militanti, la sua automobile è stata colpita da un razzo e lui è morto dissanguato dopo essere stato portato in ospedale. Il "giornalista cittadino" aveva 26 anni e una figlia di appena un anno.   

L'uccisione dei reporter ha destato l'indignazione della comunità internazionale. Il presidente francese Sarkozy ha chiesto con forza ad Assad di andarsene e ha invocato l'istituzione di un accesso umanitario per consentire i soccorsi alle vittime di Homs. Una ferma condanna è arrivata anche dagli Stati Uniti e dalla Russia. L'Unione europea ha annunciato l'imposizione, il prossimo lunedì, di nuove sanzioni contro la Siria.

 
 
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