Nel mondo oltre 200 milioni di donne hanno subìto mutilazioni genitali femminili. Le MGF sono riconosciute a livello internazionale come una violazione dei diritti umani, una minaccia alla salute, al benessere, e spesso alla vita stessa della popolazione femminile. Le Nazioni unite le hanno messe al bando nel 2012. Eppure, si tratta di una piaga profondamente radicata in molte tradizioni, società e culture, ancora difficile da estirpare. Nel 2024 quasi 4,4 milioni di bambine e donne - più di 12mila al giorno - sono a rischio di subìre questa pratica.
L'Africa è il continente in cui il fenomeno è più diffuso, con 91,5 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni che ne sono vittime. In Paesi come la Somalia più del 90% delle donne sono state sottoposte al taglio. Nel continente africano cinque Stati non hanno ancora vietato le MGF per legge: oltre alla Somalia, Liberia, Ciad, Sierra Leone e Mali. L'occasione per ricordare i dati le la dffusione di questo fenomeno è la Giornata Mondiale della Tolleranza Zero contro le Mutilazioni Genitali Femminili, che ricorre oggi 6 febbraio, istituita dalle Nazioni Unite con l'obiettivo di sensibilizzare ed intensificare gli sforzi per l'eliminazione di questa pratica.
Una delle organizzazioni impegnate per lo sradicamento delle MGF e la protezione delle bambine e delle donne è Amref health Africa, che lavora con vari progetti con le mutilazioni in Senegal, Tanzania, Etiopia, Uganda, Malawi e Kenya. In questi Paesi, Amref lavora promuovendo campagne di informazione e sensibilizzazione che coinvolgono le intere comunità, il dialogo sociale e il confronto dal basso, con un approccio basato su azioni di prevenzione e contrasto che integrino il contesto giuridico, i sistemi comunitari, l’educazione, i sistemi sanitari e la ricerca. In molte comunità ed etnie la mutiilazione viene considerata un momento di passaggio necessario della bambina dall'infanzia all'età adulta Uno degli obiettivi della Ong è fornire gli strumenti affinché le comunità scelgano di intraprendere Riti di Passaggio Alternativi (ARP), senza alcuna forma di “taglio”.
Le mutilazioni genitali femminili sono una realtà concreta anche in Europa, dove oggi vivono più di 600.000 donne e ragazze che hanno subito le MGF e altre 180.000 sono a rischio ogni anno (secondo i dati dell'UNHCR). L'Italia è uno dei Paesi che ospita il maggior numero di donne escisse - più di 87.000 - in conseguenza di un consistente flusso migratorio femminile proveniente da Paesi ad alta prevalenza di MGF.
«In Italia ogni giorno lavoriamo ispirandoci alle buone pratiche che nei Paesi africani Amref sta portando avanti», spiega Laura Gentile, Project Coordinator di Amref Italia. «Sul territorio italiano ci occupiamo non solo di formare e sensibilizzare servizi ed istituzioni, ma costruiamo con loro delle reti di azione con i membri delle comunità legate a Paesi in cui la pratica delle MGF e con le nuove generazioni, come con il Progetto Y-ACT, presente a Roma, Milano, Torino e Padova, dove sono già attive Reti di prevenzione e Contrasto alle MGF»
Cofinanziato dall'Unione Europea e con partner l'Associazione Le Réseau, il Conngi e l'Università Bicocca, il Progetto coinvolge attivamente i giovani con background migratorio e membri delle comunità legate ai Paesi in cui le MGF sono ancora diffuse, promuovendo cambiamenti culturali e sociali per porre fine alla violenza di genere e alle mutilazioni.
(Foto Reuters: donne della tribù Samburu in Kenya)