“Salvare vite umane, proteggere le persone, non i confini”. Dev'essere questo l'obiettivo. Ne sono convinte le associazioni firmatarie dell'appello “Fermiamo la strage subito!, che hanno indetto una mobilitazione internazionale per il 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato.
Appuntamento a Roma alle 15 al Colosseo dove, fino, alle 19, su un palco si alterneranno esponenti del mondo della musica e della cultura, e si esibirà un gruppo teatrale di richiedenti asilo. Al centro della giornata, così come dell'appello, la richiesta, alle istituzioni nazionali ed europee, di cambiare completamente indirizzo nelle politiche migratorie. «Lo chiediamo da tempo; a nostro parere c'è una responsabilità del governo italiano, ma c'è sempre di più una responsabilità delle istituzioni comunitarie», dice Grazia Naletto, presidente di Lunaria, una delle associazioni firmatarie.
«L'Italia non si è mai dotata di un sistema ordinario di accoglienza che fosse in grado di far fronte ad una domanda di asilo, oggi certamente superiore di qualche anno fa, ma che non è uno tsunami come da più parti viene definito il flusso di richiedenti asilo che attiva da noi. Mancando un sistema ordinario, nel 2011, quando a seguito delle primavere arabe ci fu un aumento degli arrivi, fu messo in piedi un sistema parallelo emergenziale che contiene tutte le premesse per degenerazioni come quelle legate a “Mafia capitale”. Laddove si proclama un'emergenza, saltano tutte le regole, allora è molto più facile che si inseriscano soggetti non abilitati, se non addirittura interessati ad abusare della situazione. Questa incapacità del nostro Paese di predisporre un sistema di accoglienza standardizzato nei livelli minimi internazionali ha creato dei problemi nei rapporti con gli altri Paesi europei. Perché fa sì che i migranti cerchino di abbandonare il prima possibile i Paesi del sud, e così Francia, Germania e nord Europa, in generale, si ritrovano ad accogliere numeri più elevati di quanto non facciano Italia e Grecia. Da qui la reticenza del nord ad accettare il sistema di redistribuzione dei richiedenti asilo presenti e di quelli che devono arrivare, così come predisposto dall'agenda europea».
Le priorità le associazioni le hanno messe nero su bianco. Si chiede un «programma di ricerca e salvataggio in tutta l'area del Mediterraneo», che si ritiri «immediatamente ogni ipotesi di intervento armato contro i barconi», che si aprano subito «canali umanitari e vie d'accesso legali al territorio europeo, unico modo realistico per evitare i viaggi della morte e combattere gli scafisti». Si chiede anche la sospensione del regolamento di Dublino, affinché i profughi siano liberi di scegliere il Paese dove andare. Ancora, che «si metta in campo, in tutti i Paesi dell'Ue (in attesa di uno unico), un sistema stabile d'accoglienza, unitario e diffuso, che metta al centro la dignità delle persone».
Lo sguardo, poi, viene rivolto alle tante aree di crisi, dove si deve intervenire «per trovare soluzioni di pace, promuovendo concretamente i processi di composizione dei conflitti e le transizioni democratiche, la difesa civile e non armata, le azioni nonviolente, i corpi civili di pace, il dialogo tra le diverse comunità». Tradotto significa una vera cooperazione per lo sviluppo locale, non solo in funzione di contrasto all'immigrazione illegale. «Dagli anni '90 l'Unione Europea», riprende Naletto, «ha finanziato solo interventi atti a formare le polizie locali, allo scopo di fermare i flussi di persone in uscita da Paesi terzi. Ben poco si è ragionato in politica estera per capire che cosa effettivamente succede in quei Paesi, o per evitare che accordi commerciali vadano a minare lo sviluppo rispettoso dei diritti di chi vi vive».
E anche il mondo dell'informazione le sue responsabilità... «L'immigrazione è un aspetto strutturale della nostra società a livello mondiale. La rimozione di questa constatazione è stata effettuata anche dai media, e non sempre in maniera ingenua. Poi c'è un lessico assolutamente sbagliato, usato e riproposto dai media, che continua a perpetrare l'idea che siamo di fronte ad un sistema in squilibrio. L'uso di parole che rinviano al tema dell'emergenza, quindi dell'allarme – che ha a che fare con il meccanismo del mondo dell'informazione che punta a raccontare ciò che si considera maggiormente notiziabile – suscita paura, orienta l'opinione pubblica in senso errato. Poi ci sono gli imprenditori politici dell'intolleranza e del razzismo che enfatizzano tutto questo alla ricerca di consenso elettorale. Ecco che una parte dell'opinione pubblica comincia a guardare all'arrivo di persone che giungono da altrove come ad un qualcosa che mette in discussione la titolarità dei propri diritti. E questo è un passaggio molto pericoloso. Significa che viene continuamente superata la garanzia dei diritti umani fondamentali a tutti, che è stata una conquista della società civile all'indomani della seconda guerra mondiale».
Lei ha parlato di una parte dell'opinione pubblica, e l'altra...
«Le vicende degli ultimi giorni ci dicono qualcosa. La chiusura delle frontiere ha fatto sì che nelle stazioni - in particolare Milano e Roma - si siano concentrati molti migranti, che sono in transito, ricordiamolo. Da parte delle istituzioni c'è stata, almeno nella parte iniziale, l'incapacità di far fronte a numeri così elevati, e quindi ci sono state azioni di dispersione e sgombero. Poi però, laddove la società civile si muove, le risposte arrivano. A Roma sono state organizzate, in modo informale e spontaneo, raccolte di beni alimentari e vestiario, per andare incontro alle necessità di 700 persone. La nostra sensazione è che, da un lato ci sia un contesto internazionale non molto favorevole a portare avanti i principi dell'accoglienza e dell'inclusione sociale, però dall'altra parte, di fronte ad un messaggio e ad un agire diversi, la risposta c'è».
Le altre organizzazioni firmatarie sono: ACLI, ACTION, AMM (Archivio delle memorie migranti), ANSI, Antigone, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CGIL, CIAC, CILD, CIPSI, Cittadinanzattiva, CNCA, COSPE, European Alternatives, FIOM-CGIL, FOCSIV, GUS, LasciateCIEntrare, Link-Coordinamento Universitario, NAGA, NIGRIZIA, Rete della Conoscenza, Rete della Pace, Rete degli Studenti Medi, SEI-UGL, SOS Razzismo, Unione degli Studenti, UDU-Unione degli Universitari, UIL, Verità e Giustizia per i nuovi Desaparesidos.
Chi volesse aderire alla giornata di mobilitazione internazionale, può scrivere a: stopmassacres2015@gmail.com.