Paolo Barilla, vice presidente della Fondazione Barilla
Agricoltura sostenibile che tuteli il suolo (il 25% dei suoli del pianeta è gravemente danneggiato e negli ultimi 40 è diventato improduttivo il 30% dei terreni coltivabili), lotta agli sprechi alimentari (in Italia provocano una perdita di 1.226 milioni di metri cubi l’anno di acqua) e dieta secondo il modello della doppia piramide alimentare e ambientale. Queste le soluzioni proposte dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition in occasione della Giornata mondiale della Terra del 22 aprile e dopo la ratifica dell’Accordo tra Stati alla Conferenza sul clima di Parigi di dicembre.
Nel 2050 la crescita demografica arriverà a oltrepassare i 9 miliardi di persone con una richiesta di cibo che crescerà del 56%. In questo scenario di possibile aumento della produzione alimentare – e di conseguente impatto ambientale – potrebbe sembrare difficile mantenere il riscaldamento globale entro i 2˚C, obiettivo prefissato lo scorso dicembre durante la Conferenza di Parigi (COP21). Se si pensa che per sfamare il crescente numero di persone nel mondo occorre produrre di più, non è questa la soluzione. In realtà, attualmente sprechiamo un terzo della produzione globale di alimenti, che equivale a quattro volte la quantità necessaria a dare da mangiare a 795 milioni di persone denutrite nel mondo, oltre ad avere una forte ricaduta sull’ambiente perché mentre il cibo si decompone rilascia gas metano, un gas serra 20 volte più potente dell’anidride carbonica. Ecco, allora, che l’adozione di una dieta sostenibile secondo il modello della Doppia Piramide Alimentare e Ambientale– che promuove la Dieta Mediterranea con benefici per la salute dell’uomo e dell’ambiente – di pari passo con la lotta allo spreco di cibo per ridurlo del 50% entro il 2020, diventano i passi fondamentali da compiere per intraprendere uno stile di vita sano e sostenibile. «L’impatto maggiore sull’ambiente è causato da quello che mangiamo, stiamo letteralmente divorando il nostro pianeta», afferma Paolo Barilla, vice presidente della Fondazione BCFN. «Eppure durante COP21 si è parlato troppo poco di diete sostenibili. Il cibo deve tornare al centro delle agende di tutti i protagonisti: dalla comunità scientifica alle aziende, dalle istituzioni ai cittadini, ciascuno nel suo ambito può e deve avere un ruolo determinante. È quello che cerchiamo di fare con le attività della Fondazione BCFN, promuovendo un’informazione che permetta alle persone di compiere scelte alimentari quotidiane consapevoli».
Adottare una dieta sostenibile, infatti, permette di mantenere un basso impatto ambientale concorrendo alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi e, allo stesso tempo, di conservare un alto livello di sicurezza alimentare e nutrizionale oltre ad essere economicamente accessibile. «Bisogna mantenere alta l’attenzione sulle sfide che ci attendono», dichiara il vice ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Andrea Olivero, «occorre un salto di qualità che ci consenta di mantenere gli impegni assunti in COP 21, coniugando adeguati modelli di sviluppo economico, sociale e culturale, il diritto al cibo sano, la promozione della dieta mediterranea e la lotta allo spreco alimentare in una univoca visione strategica. Tale impegno comporta necessariamente un più efficiente utilizzo delle risorse naturali, una riduzione degli impatti ambientali e un modello produttivo che sia sostenibile anche dal punto di vista sociale; il cibo diventa il fattore che collega la salute dell’uomo alla salute del pianeta».