(Nella foto: un momento di formazione nell'ambito del progetto europeo WIN, geestito da Lule Onlus ed Energheia Impresa Sociale)
W. ha 22 anni, è nigeriana e oggi può guardare con fiducia al futuro dopo essersi lasciata alle spalle una vita fatta di false promesse. Un'esistenza in cui ha dovuto fare i conti con la parte più spietata del genere umano, quella dedita alla compravendita di persone come se fossero merce per il mercato della prostituzione. La sua storia, fatta di violenze e calunnie, è una delle tante, troppe vicende che oggi, 18 ottobre, Giornata Europea contro la tratta degli esseri umani, raccontano di vite difficili strappate alla loro terra in nome del profitto. Ma è anche una storia di riscatto e di aiuto, di una donna che decide di riprendere in mano la propria vita e di associazioni come Lule Onlus (https://www.luleonlus.it/) ed Energheia Impresa Sociale (https://energheiaimpresa.it/) che le hanno teso la mano e seguita in questo percorso di rinascita.
Secondo i dati dell’Unione europea, solo nel nostro continente le vittime di tratta sono oltre 26mila, di cui il 68% donne: proprio a loro è dedicato il progetto WIN - Trafficked Women Integration, finanziato dal FAMI - Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione dell’Unione Europea che vede coinvolte cinque associazioni in tre Stati europei, Spagna (con l'associazione Amiga por los derechos humanos de las mujeres), Bulgaria (con Animus Association) e Italia con Lule Onlus ed Energheia Impresa Sociale oltre al Fondo Provinciale Milanese per la Cooperazione Internazionale che è il capofila. Per sensibilizzare sull’integrazione socio-economica delle donne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale WIN ha realizzato Shifting, un video su Youtube per raccontare storie come quella di W., una delle 15 donne che grazie al supporto degli operatori specializzati di Lule ed Energheia sono state avviate a percorsi individuali di integrazione sociale e lavorativa. Oggi W. ha il permesso di soggiorno, ha seguito un corso d'italiano e uno di formazione nella ristorazione e sta svolgendo uno tirocinio retribuito come cameriera. Ma dentro di lei rimangono indelebili le dolorose traversie che l'hanno portata in Italia.
Nata nel 1999, primogenita di quattro figli, W. cresce tra le ristrettezze economiche della famiglia: a soli 14 anni subisce le molestie dello zio e a 16 rimane incinta di un ragazzo. Convinta dalla madre ad abortire, viene portata da un native doctor, una sorta di sciamano, che, come racconta Elisa, l'operatrice che ha raccolto la sua testimonianza, «per due volte le dà qualcosa da inserire nelle parti intime per causare l’aborto, ma non funziona». W. rimane quindi a vivere col il native doctor, nasce una relazione tra i due e dopo il parto resta nuovamente incinta. «W. si sente al sicuro, dice che lui è una persona gentile che si è presa cura di lei come la madre non aveva mai fatto». Ma la situazione precipita quando W. incontra J., un ragazzo che le promette una lavoro in Europa e la porta da un altro native doctor «che le pratica il rito del juju: le fa indossare una tunica bianca, uccide un pollo e le fa bere una bevanda alcolica molto calda. J. le dice che quando arriverà in Europa dovrà iniziare a lavorare per restituire i soldi che una persona, di cui ancora non conosce l’identità, ha anticipato per il suo viaggio. Il debito è di 25 mila euro: se non pagherà, il suo stomaco si ingrosserà e morirà».
Affidati i figli alla nonna, W. parte assieme ad altre tre ragazze, attraversa il deserto in un silos e raggiunge la Libia dove viene costretta a prostituirsi per mesi prima di imbarcarsi e raggiungere l'Italia. Mentre si trova in un centro di accoglienza viene contattata dalla sua madam, la donna che l'ha comprata per 25mila euro, un debito che W. deve saldare iniziando a prostituirsi. Stanca di questa vita, W. riesce a fuggire e si rivolge alla polizia che la porta in un centro di accoglienza dove inizia il suo viaggio verso un nuovo futuro: accolta in una comunità protetta presso un Ente Anti Tratta, lontana dal luogo dove era costretta a prostituirsi, entra in contatto con gli operatori di Lule Onlus. Ora per W. è possibile progettare una nuova vita grazie un progetto europeo che non dimentica le troppe vittime dell'ignobile tratta di essere umani e mette in campo le risorse necessarie per aiutare queste donne a ritrovare la propria dignità di persone.