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giovedì 03 ottobre 2024
 
GIORNATA DELLA VITA
 

Bambini e nonni: Italia, riparti da lì

22/10/2016  Nel Messaggio per l'evento che si celebrerà il 5 febbraio 2017, i vescovi chiedono maggiori attenzioni (e cure, e investimenti) a tutto ciò che che segna l'alba e il tramonto dell'esistenza umana. Perché speranza e memoria sono intrecciate. Perché anche così si misura il tasso di civiltà di un Paese.

 

«Il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini "sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza"; i nonni "sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede"». C'è molto papa Francesco nel Messaggio che il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha preparato in vista della prossima Giornata nazionale della vita che si celebrerà il 5 febbraio 2017.  Il documento s'intitola  “Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta” e insiste sul “sognare con Dio”: «Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande” e alle famiglie ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia».

Avere cura dei bambini e dei nonni, prosegue il Messaggio, «esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale», come «ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcutta con il famoso discorso pronunciato in occasione del premio Nobel 1979: ‘Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato».

I vescovi italiani concludono pungolando l'Italia attraverso altre citazione di Madre Teresa, la suora che il mondo ammirò e che papa Francesco santificò lo scorso 4 settembre. « La Santa degli ultimi di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’ (Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace”», si legge. «Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un “fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e immigrati. Un tale stile di vita ha un sapore mariano, vissuto come “partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio”»

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