(Foto Reuters)
Una preghiera affinché “le acque non siano segno di separazione tra i popoli, ma di incontro per la comunità”. Affinché “sia salvaguardato chi rischia la vita sulle onde in cerca di un futuro migliore”. Nel suo messaggio per la quarta Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato (1° settembre), rivolgendo il suo pensiero ai mari papa Francesco non dimentica di richiamare le coscienze all’attenzione verso la tragedia dei migranti che muoiono nel Mediterraneo. La salvaguardia dei mari, per il Pontefice, non può essere separata dalla difesa di chi, attraverso i mari, cerca una vita migliore.
E chiede “a chi svolge l’alto servizio della politica che le questioni più delicate della nostra epoca, come quelle legate alle migrazioni, ai cambiamenti climatici, al diritto per tutti di fruire dei beni primari, siano affrontate con responsabilità, con lungimiranza guardando al domani, con generosità e in spirito di collaborazione, soprattutto tra i Paesi che hanno maggiori disponibilità”.
Il pensiero e la preghiera del Pontefice si rivolgono con profonda apprensione alla gestione e alla cura dell’acqua, bene inestimabile, essenziale per la sopravvivenza, da garantire dunque a ogni uomo sulla terra. “Prendersi cura delle fonti e dei bacini idrici è un imperativo urgente”. E prosegue sottolineando l’importanza della realizzazione di progetti concreti, “tenendo conto che ogni privatizzazione del bene naturale dell’acqua che vada a scapito del diritto umano di potervi accedere è inaccettabile”. Più avanti, nel messaggio, il Papa ammonisce con forza: “Non possiamo permettere che i mari e gli oceani si riempiano di distese inerti di plastica galleggiante”.
La Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato è stata istituita da papa Bergoglio, in unione con gli ortodossi e con l’adesione di altre Chiese cristiane. La difficoltà di accesso all’acqua potabile resta un’emergenza immane nel mondo: secondo i dati di Organizzazione mondiale della sanità e Unicef, sulla terra più di due miliardi di persone - il 30% della popolazione mondiale - non possono accedere a servizi di rifornimento domestico di acqua potabile, 4 miliardi e mezzo di persone - il 60% della popolazione - non dispone di servizi igienici in condizioni di sicurezza. Inoltre, più di 160 milioni di persone si rifornisce di acqua non tratta a attraverso i laghi, i fiumi, i canali di irrigazione. Secondo le stime Unesco, entro il 2050 tra i 150 e i 200 milioni di persone saranno sfollate a causa dei disastri ambientali, come siccità e inondazioni.