Guarda lontano. E lo fa
con Dietrich Bonhoeffer. «La domanda ultima non è: come me la cavo
eroicamente in quest'affare, ma: quale potrà essere la vita della
generazione che viene. Solo da questa domanda storicamente
responsabile possono nascere soluzioni feconde». Carlo
Petrini, per tutti: Carlìn, piemontese di
Bra, 66 anni,, fondatore di Slow Food, presenta Terra Madre Giovani
scegliendo con cura le parole del teologo luterano che s'oppose al
nazismo e finì ucciso nel campo di concentramento di Flossenbürg,
nell'aprile 1945. «E' nostro preciso dovere
occuparci del domani. E il futuro del cibo ha il volto, la tenacia,
l'ingegno dei 2500 giovani contadini, allevatori, pescatori, casari,
ricercatori e cuochi provenienti da 120 Paesi che dal 3 al 6 ottobre
si sono dati appuntamento a Milano, in occasione dell'Expo».
Il
tema fotografa una realtà ed enuncia una speranza: We
feed the planet, Noi
nutriamo il pianeta. «E' ciò che fanno già
ed è ciò che vogliono continuare a fare», osserva Carlìn. «Tutto
dipende dal livello di biodiversità alimentare che si saprà
preservare. La biodiversità non è solo un elenco di specie, razze e
varietà, ma include le relazioni tra persone, tra economia e
politica, tra interessi privati e bene comune», continua Petrini.
«Troppo spesso, però, ce ne dimentichiamo, perdendo terreni,
varietà e spesso causando incredibili disastri. La soluzione sta
proprio nelle generazioni future, in quei giovani che ogni giorno nel
mondo lavorano duramente e lottano per difendere le nostre risorse:
dai ragazzi africani costretti a lasciare i propri Paesi perché a
causa del land grabbing
la terra è svenduta a prezzi stracciati, agli italiani che si vedono
pagare il latte 35 centesimi al litro».
Molte storie, un unico
destino e un obiettivo condiviso: «rivoluzionare il sistema
alimentare, che così non porta da nessuna parte, se non
all’impoverimento della terra e allo spreco di cibo, per non
parlare della distruzione di saperi tradizionali e culture
millenarie». «Dopo uno studio approfondito, quest’estate
l'università inglese di Exeter ha dichiarato che la Terra sta
attraversando la sesta grande estinzione di massa: con la quinta –
65 milioni di anni fa – sono scomparsi i dinosauri», osserva
ancora Petrini. «C’è una differenza sostanziale tra questa e le
estinzioni del passato: la causa scatenante. Per la prima volta il
responsabile è l’uomo. Che continua a distruggere foreste
pluviali, cementificare il territorio, inquinare acque e terreni con
pesticidi e fertilizzanti chimici, accumulare plastica negli oceani.
E che insiste a emarginare gli ultimi custodi della terra: quei
piccoli contadini, pastori e pescatori che conoscono e sanno
rispettare l’equilibrio fragilissimo della natura».
«Oggi»,
conclude Carlin, «il 60% delle calorie su cui si basa
l’alimentazione umana proviene da tre cereali: grano, riso e mais.
Non sulle migliaia di varietà di riso selezionate dagli agricoltori
che un tempo si coltivavano in India e Cina. O sulle migliaia di
varietà di mais che crescevano in Messico. Ma su pochissimi ibridi
selezionati e venduti agli agricoltori da una manciata di
multinazionali. Solo un esempio. Che fine hanno fatto le molte altre
specie e le innumerevoli varietà vegetali e razze animali definite
autoctone o locali? Che ne è stato della capra dei Pirenei? E che ne
è dell’oca di Kholmogory? Che ne è stato della lattuga Bath cos?
E che ne è dei fagioli marroni dell’isola di Öland?».