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venerdì 20 giugno 2025
 
 

Giovani schizzinosi? I dati dicono di no

24/10/2012  Una ricerca dell'Istituto Toniolo smentisce l'accusa del Ministro Fornero ai giovani di essere poco adattabili alle condizioni reali del mercato del lavoro.

Giovani italiani schizzinosi? L’infelice frase uscita dalla bocca del ministro Fornero qualche giorno fa, secondo cui «non devono essere troppo “choosy”, come dicono gli inglesi», cioè schizzinosi, ha fatto saltare sulla sedia molti. Una recentissima ricerca intitolata “Rapporto Giovani”, commissionata dall'Istituto Toniolo e realizzata in collaborazione con l’Università Cattolica e con il contributo della Fondazione Cariplo, sembra invece smentire il ministro: i giovani sanno reagire bene alla crisi, adattandosi a remunerazioni basse e a lavori non soddisfacenti. L'immagine stereotipata dei bamboccioni sembra insomma lasciare il posto a quella di una generazione consapevole delle proprie condizioni.

La ricerca ha evidenziato in particolare una straordinaria capacità di adattarsi a una paga più bassa e a un lavoro non soddisfacente come soluzione provvisoria, in attesa che la bufera passi e si trovi qualcosa di meglio: se solo uno scarno 20% è soddisfatto dell’attuale impiego, ben un giovane su quattro pur di lavorare accetta un impiego lontano dalle proprie aspettative. Il 50% poi, pur di non rimanere senza lavoro, si adegua a un salario sensibilmente più basso rispetto a quello che considera adeguato. I non soddisfatti della propria situazione finanziaria? Sono il 55% del campione (i laureati sono al 52%). Nonostante questo, finchè hanno il posto di lavoro, se lo tengono ben stretto se è vero che, per chi ha almeno una esperienza lavorativa alle spalle e oggi è senza lavoro, il motivo di perdita del lavoro è la scadenza del contratto (46,1%). Solo il 15% ha lasciato la precedente occupazione senza avere vere alternative.

L’adattamento a un lavoro non coerente con i propri studi arriva poi molto in alto: 47%. Solo il 33% dei laureati afferma di fare un lavoro coerente con il proprio percorso di studi. Andare all'estero? Il 48,9% dei giovani si dichiara pronto a questo salto per migliorare la propria condizione di lavoro, soprattutto tra i laureati; il 20% invece non è disposto a trasferirsi oltre confine. «Nei giovani italiani è già ben chiara la logica del darsi da fare. Non attendono passivamente che i tempi siano migliori ma hanno già imparato ad affrontare la crisi, mettendo in atto alcune strategie occupazionali e accettando anche salari bassi e impieghi non totalmente soddisfacenti pur di lavorare», ha detto a commento della ricerca Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Infine, una pasticca avvelenata verso il Governo: l’assenza di politiche capaci d’incidere sulle condizioni lavorative dei giovani, in Italia tra le peggiori d’Europa, fa crollare il senso di fiducia verso chi ci governa: solo il 17% gli assegna la piena sufficienza. Un monito ai politici per le prossime elezioni?

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