Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 18 maggio 2025
 
 

Giovani senza lavoro. O no?

02/03/2012  Secondo l’Istat il tasso di disoccupazione nella fascia 15-24 anni sarebbe del 31,1 per cento. La Cgia di Mestre ribatte: il dato reale è 8,7

Ieri l’Istat ha reso noti i dati sulla disoccupazione in Italia. Non sono positivi: in un anno si è passati dall’8,2 al 9,2 per cento. Pesa la disoccupazione maschile, che è cresciuta dell’1,3% da gennaio 2011 a gennaio 2012, mentre quella femminile, invece, è diminuita dell’1 per cento. E poi c’è il dato più eclatante, quello che scatena dibattiti preoccupati: la disoccupazione giovanile (15-24 anni) sarebbe arrivata alla soglia record del 31,1 per cento. Ma è davvero così? Secondo una stima del Centro studi della CGIA di Mestre, uno dei più accreditati d’Italia, a gennaio 2012 la disoccupazione giovanile “reale”  sarebbe al massimo dell’8,7 per cento.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre
spiega come si è arrivati a questa conclusione: «Secondo l’Istat, la  disoccupazione giovanile è al 31,1. Però non significa  che in Italia 31 giovani su 100 sono disoccupati. Infatti, per definizione statistica, la base di calcolo non è rappresentata da tutti i giovani, ma solo da quelli disponibili a lavorare, cioè gli occupati e i disoccupati, ovvero la cosiddetta forza-lavoro».

«Ricordando che, a differenza delle altre fasce di età, in quella tra i 15 ed i 24 anni, gli inattivi sono quasi esclusivamente impegnati nell’attività scolastica, crediamo sia opportuno includere anche questi ultimi nel calcolo della disoccupazione. Sia chiaro: l’Istat calcola correttamente il numero dei senza lavoro, ma, secondo noi, in questa fascia di età è giusto tener conto anche degli studenti che costituiscono la quasi totalità degli inattivi, mentre nelle altre fasce di età questi ultimi sono costituiti quasi esclusivamente da persone “sfiduciate”, che hanno deciso di non cercare più una occupazione in maniera attiva».  Il Centro Studi è partito dal dato, in termini assoluti, del terzo trimestre 2011: la disoccupazione ufficiale tra i 15 e i 24 anni era al 26,5%, ma escludendo dalla forza lavoro gli inattivi, i giovani realmente disoccupati erano 7 su 100. «Provando ad attualizzare i dati al gennaio 2012, nell’ipotesi più negativa in cui la crescita del tasso di disoccupazione giovanile dal terzo trimestre 2011 a gennaio 2012 sia determinata esclusivamente da una crescita di disoccupati,» conclude Bortolussi, «il livello di giovani senza lavoro rimarrebbe comunque inferiore a 9 giovani su 100, precisamente l’8,7%. In termini assoluti, i senza lavoro reali tra i 15 e i 24 anni dovrebbero quindi attestarsi attorno alle 535.000 unità».  Nel 1993, nella stessa fascia d’età, erano un milione.

WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
I vostri commenti
2

Stai visualizzando  dei 2 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo