Una grande casa frequentata da migliaia di studenti. Vanno e vengono dalle aule, assistono alle lezioni, parlano, si incontrano, costruiscono giorno dopo giorno un pezzettino del loro futuro. Tra di loro, anche 82 ragazzi ucraini che «vivono nelle nostre residenze, a Milano, e che stiamo seguendo, per capire se hanno bisogno di qualcosa», e molti studenti russi, «ai quali allo stesso modo cerchiamo di garantire serenità». Perché l’Università deve essere una casa di pace, un luogo di rispetto dove ciascuno deve poter mettere a frutto il proprio talento: «Solo così, in questa esperienza universitaria piena e intensa, questi ragazzi potranno formarsi come individui e costruire una società migliore».
Università Bicocca di Milano, uno degli atenei più importanti d’Italia: una specie di cittadina alle porte della città, lì dove un tempo c’erano le fabbriche della Pirelli e della Breda, 21 moderni edifici che ospitano aule, auditorium, laboratori. Un campus di eccellenza, dove non si fa soltanto formazione ma anche ricerca su tanti fronti, dalla medicina alla sociologia, dalla fisica alle biotecnologie alla matematica. Nel suo ufficio, nel cuore dell’ateneo milanese, Giovanna Iannantuoni ha un compito delicato: economista con un lungo elenco di incarichi e di pubblicazioni scientifiche, è alla guida dell’Università Bicocca dal 2019. Significa che si occupa, come rettrice, di far funzionare tutta questa complessa macchina che accoglie migliaia di persone, tra studenti e docenti. «Ma forse la parte più difficile del mio lavoro riguarda la cura della mia comunità», dice. «Quando mi chiedono che cos’è il potere, rispondo proprio questo: il potere è cura».
RIVOLUZIONE DELLA GENTILEZZA
La sua è una voce femminile forte, decisa ma anche piena di dolcezza. Perché i due aspetti – leadership e attenzione verso gli altri – possono andare di pari passo: è la rivoluzione gentile di cui ha parlato anche l’arcivescovo di Milano Mario Delpini esortando, nel suo discorso alla città dell’anno scorso, a uno «stile della gentilezza e abitudine al sorriso». «Sono cattolica», dice Giovanna Iannantuoni, «e mi ispiro al principio dell’accoglienza, a prescindere da quali siano le credenze o la religione dei miei studenti o dei miei docenti. Preferisco, in generale, che parlino le mie azioni: forse perché, tra le tante figure che mi hanno ispirato, nel corso della mia vita, ci sono Madre Teresa di Calcutta ma anche mia nonna. Donne coraggiose e forti, coi piedi ben radicati a terra, capaci con la loro vita calata totalmente nella realtà di cambiare le cose. E aggiungo anche santa Chiara, che trovò il coraggio di seguire la sua ispirazione nonostante tutto: mia figlia si chiama così».
Più volte, parlando proprio della sua bambina di 10 anni che sogna di fare da grande l’astronauta, Iannantuoni sottolinea quanto sia importante per lei essere mamma: «Sono una mamma-rettrice», disse in una bella intervista ad Avvenire, «prima mamma, e poi rettrice. Lei è la realtà più importante della mia vita, lei è il motivo per cui mi sono candidata a rettrice, anche se lei era piccola. Molti mi hanno criticato perché è un lavoro che ti porta via tante ore della giornata ma non hanno capito: Chiara è il motore, è per lei che sono qui. Perché voglio costruire un mondo migliore ma anche perché voglio essere di esempio alle altre donne: voglio testimoniare che si può avere un ruolo apicale vivendo pienamente la maternità. Le donne non dovrebbero mai doversi trovare nella situazione di scegliere: o mamme o lavoratrici». E sappiamo che invece non è così: l’Italia è un Paese a bassissima natalità ma anche quello in cui il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi d’Europa.
Più femminilità nella Chiesa
La sua presenza, a capo di uno degli atenei più all’avanguardia d’Italia, racconta una cosa: «Noi donne ci siamo, dappertutto, con professionalità uguali a quelle degli uomini. La presenza femminile di qualità è ovunque. Ma devo anche dire che, se noi donne siamo pronte, gli uomini un po’ meno. Quello in cui viviamo è un mondo di uomini fatto per gli uomini, nel nostro Paese gli uomini preferiscono lavorare con colleghi maschi. Mi piace però dire che quando saremo governati da donne, avremo un mondo governato da donne ma per tutti, donne e uomini». E allora, è inevitabile chiedere alla rettrice qual è la sua opinione sul ruolo delle donne nella Chiesa: «La mia è una risposta umile», dice, «e credo che papa Francesco abbia avuto delle buone idee su questo tema. Ma mi sono chiesta: è necessario il sacerdozio di una donna perché sia rispettata di più? E ho una mia opinione: credo che sì, le donne dovrebbero poter accedere al sacerdozio. Perché porterebbero un’esperienza e una modernità di visione che potrebbero solo fare del bene. Forse un giorno ne discuteremo... Intanto però dico una cosa: facciamo parlare di più le donne nei consessi maschili. Facciamole parlare di contenuti, facciamo sentire la loro voce femminile. Il Papa lo sta facendo, e io credo che si dovrebbe fare ancora di più». È il seme di quella rivoluzione gentile, il seme, forse, di un avvenire migliore.
CHI É
ETÀ 52 anni
PROFESSIONE Rettrice universitaria
FAMIGLIA Mamma di Chiara, 10 anni
FEDE Si ispira alla carità concreta di Madre Teresa e al coraggio di santa Chiara
Un cervello tornato in Italia
Giovanna Iannantuoni è nata a Lucera, in Puglia, nel 1970. Si è laureata in Discipline economiche e sociali all’Università Bocconi di Milano e ha conseguito il dottorato all’Università cattolica di Lovanio, in Belgio. È un’esperta di politica economica, microeconomia, sistemi di voto e teoria dei giochi. Dopo alcuni incarichi di ricerca e docenza negli Usa, in Inghilterra, Belgio e Spagna, è rientrata in Italia dove ha ottenuto la cattedra all’Università di Milano Bicocca a partire dal 2006. Guida l’ateneo come rettrice dal 2019. Lo scorso autunno è intervenuta alla Settimana sociale dei cattolici italiani di Taranto con una riflessione sulle donne madri e lavoratrici.