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giovedì 08 giugno 2023
 
Giovanni Caccamo
 

Giovanni Caccamo: ho guardato il cielo e ho capito che non sono solo

01/03/2016  Il suo nuovo album si intitola “Non siamo soli”: «Parole che vengono da una canzone che ho composto a Gerusalemme».

Tutti hanno giustamente lodato le imitazioni di Virginia Raffaele a Sanremo. Ma forse nemmeno lei sapeva di avere in casa un temibile concorrente: Giovanni Caccamo. La sua discografica Caterina Caselli in questo momento non c’è e lui si diverte a riprodurne alla perfezione voce e movenze: «Forte quella ragazza. Come si chiama, Barbara? Ah, no: Deborah...».
Allude a Deborah Iurato, con cui ha cantato Via da qui, piazzandosi al terzo posto. Un ottimo risultato, dopo la vittoria dell’anno scorso tra le Nuove Proposte. E dire che i due, pur essendo uno di Modica e l’altra di Ragusa e abitando per molto tempo a pochi metri di distanza l’uno dall’altra, si sono incontrati solo due anni fa a Milano, dove adesso vivono. «Lo scorso luglio avevo già scritto tutto il mio nuovo album, quando ricevetti una telefonata. Era Giuliano Sangiorgi dei Negramaro: “Ho scritto una canzone per te. Vieni in Puglia, te la devo far assolutamente sentire”. Era Via da qui. Mi è piaciuta tantissimo e così l’ho incisa. Poi un giorno Deborah è venuta nello studio di registrazione, mi ha sentito cantarla al pianoforte e ha iniziato a unirsi a me. L’emozione che abbiamo provato è stata talmente forte che ci è venuta l’idea di proporla a Sanremo».

Nel tuo nuovo album c’è anche un duetto con Carmen Consoli in Resta con me. Com’è andata?

«Mi ha invitato a casa sua a Catania (imita la sua voce, ndr). “A ‘mmia stu picciotto mi piaci…”. Così prima, ad agosto, ho cantato al suo concerto al Teatro Antico di Taormina e poi lei mi ha chiesto di cantare una mia canzone insieme».

Il tuo nuovo album si intitola Non siamo soli. Cosa vuoi dire? C’entra il viaggio che hai fatto a Gerusalemme su invito della Custodia di Terra Santa?

«L’album prende il titolo da una canzone che ho scritto proprio a Gerusalemme. Ero andato lì per un concerto di benecenza. Dopo aver cantato, ho visitato una casa d’accoglienza per anziani e un orfanotrofio per bambini malformati. Mi sono chiesto come in queste situazioni di sofferenza e solitudine sia possibile trovare un senso alla propria vita. Poi ho alzato gli occhi e ho visto un cielo così azzurro che sembrava avvolgermi: è come se avessi percepito delle mani tese verso di me. E ho capito che non siamo mai soli. Basta sforzarsi di trasformare l’orizzontalità che ci spinge a guardare solo ciò che abbiamo di fronte in verticalità: uno sguardo rivolto verso l’interiorità. Tra l’altro, sono arrivato a Gerusalemme proprio il 13 maggio, il giorno dell’anniversario della morte di mio papà».

Il tuo album contiene anche Lava, che hai cantato con Malika Ayane e che fa da colonna sonora al cortometraggio inserito prima del film d’animazione Inside out. I protagonisti sono personaggi che impersonano altrettanti stati d’animo: rabbia, gioia, disgusto, paura, tristezza. Quali provi più spesso?

«Adesso sicuramente gioia. La tristezza per la morte di mio padre avvenuta quando avevo 11 anni e per le tante porte in faccia ricevute è sempre in agguato. Ma apparteneva più al mio precedente disco. Questo è molto più solare, frutto di una fase più illuminata, spiritualmente e umanamente, della mia vita. E ho deciso che i primi otto concerti che farò per presentarlo saranno aperti solo a chi lo acquisterà. Il Cd, o la ricevuta dell’acquisto del disco in digitale, varranno come biglietto di ingresso. Su iTunes il mio disco costa 7,99 euro, come due panini. E io ci tengo a far capire che dietro quei pochi euro ci sono mesi e mesi di speranze e di lavoro da parte di tante persone».

Il primo a credere in te è stato Franco Battiato. Gli scienziati hanno appena scoperto le onde gravitazionali. Ma già in La cura lui cantava: «Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare... ». Possiamo chiedere un parere in proposito al tuo maestro?

Caccamo in un secondo si trasforma in Battiato: «Questi scienziati sono un po’ in ritardo, devo dire. Io lo canto da vent’anni. Ma ognuno ha i suoi tempi. Io sono oltre...».

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