«Celebrando papa Giovanni ne raccogliamo l’eredità: l’eredità di un insegnamento, di un Concilio la cui conclusione egli non riuscì a vedere; l’eredità di un padre che dona la carezza della misericordia, benedizione di Dio e da Dio; l’eredità della preghiera e della santità, della gioia e della pace. Che la pace possa essere sparsa nel mondo, per intercessione del nostro amato Papa Buono». Nel quadro delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della morte di Angelo Giuseppe Roncali, dimenica 4 giugno l'Ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, ha presieduto una concelebrazione eucaristica presso il santuario della Madonna del Bosco, a Imbersago, in provincia di Lecco, cui hanno preso parte i cappellani militari della Lombardia e il rettore padre Giulio Binaghi.
Nell’omelia, l'Ordinario militare s'è soffermato sulla figura di papa Giovanni, “immaginato come un Pontefice ‘di transizione’, capace invece di una rivoluzione non comune, portata avanti con quel carisma di guida che è proprio di Cristo Buon Pastore”. Un Papa dal “cuore ecumenico non solo sul piano dottrinale, giuridico, formale ma fino al cuore, appunto, aperto, spalancato, come solo quello di un bambino sa essere, tanto all’accoglienza dell’altro quanto alla volontà e alla novità di Dio”, secondo quanto insegnato dalla Pacem in Terris. “Che la misericordia fosse la natura intima di Dio – ha spiegato mons. Marcianò – Papa Giovanni lo aveva ben capito, al punto da proporla, nel Discorso di apertura del Concilio, come ‘medicina’ per gli uomini del suo tempo; come antitesi alle ‘armi del rigore’, che non avrebbero mostrato il volto materno e benedicente della Chiesa. E un’attitudine di benedizione, non c’è dubbio, ha caratterizzato tutta la sua vita di uomo, di prete e cappellano militare, di vescovo e di Papa”. Nella benedizione, ha aggiunto l’arcivescovo castrense, “si inscrive tanto l’umanissima e indimenticabile ‘carezza ai bambini’ di Papa Giovanni quanto la sua opera di mediazione tra i due blocchi contrapposti durante la Crisi di Cuba. Davvero la benedizione dipana anche ‘i problemi di ordine temporale’, perché è quel ‘bene – dire’ che fonda la grammatica del dialogo e il linguaggio della pace, superando la logica matematica del conflitto, con i suoi vincitori e vinti”. La pace “non è teoria che si costruisce a tavolino, non è il guadagno del più forte… È vita! È uno stile di vita contrario alla violenza su ogni persona e in ogni fase e condizione di vita; alla guerra e alle persecuzioni anche religiose; alla minaccia della libertà e all’ingiustizia della povertà; alla cultura dello scarto e a tutte le forme di esclusione”.
“È un atto di coraggio – ha concluso monsignor Santo Marcianò – che fa prevalere la forza dell’amore; un dono reciproco, potremmo dire; perché abbiamo bisogno di sostenerci l’un l’altro nel coraggio di scegliere quella via della perfezione» che altro non è se non la via dell’amore. Papa Giovanni è stato padre, lo è ancora per generazioni di fedeli, per tanti uomini e donne, per i nostri militari dell’Esercito che lo hanno voluto come Patrono. Lo è per il nostro mondo, assetato di pace, assetato di Dio”.