Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 22 aprile 2025
 
giovedì santo
 

Il Papa ai sacerdoti: «No all'ipocrisia clericale, piangete sui peccati della Chiesa»

28/03/2024  Francesco a San Pietro celebra la Messa crismale del Giovedì Santo e invita i sacerdoti a riscoprire la “compunzione” che «non è un senso di colpa che butta a terra, non una scrupolosità che paralizza, ma è una puntura benefica che brucia dentro e guarisce, perché il cuore, quando vede il proprio male e si riconosce peccatore, si apre, accoglie l’azione dello Spirito Santo»

Mette in guardia dall’«ipocrisia clericale», invita i sacerdoti a riscoprire la «compunzione» che non è il piangersi addosso o la lamentela e li invita a non dare «giudizi sprezzanti su chi non crede, ma amore e lacrime».

Papa Francesco nella Basilica di San Pietro presiede la solenne Messa del Crisma, che si svolge il mattino del Giovedì Santo in tutte le cattedrali, nel corso della quale i sacerdoti rinnovano le promesse fatte al momento dell’ordinazione e vengono benedetti l'olio degli infermi, l’olio dei catecumeni e del crisma che verranno poi utilizzati nel corso dell’anno per i sacramenti.

Il Pontefice si rivolge ai sacerdoti perché in questo giorno si ricorda, oltre all’istituzione dell’Eucarestia, anche quella del sacerdozio. I riti all’altare sono affidati al cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la città di Roma, mentre a concelebrare insieme a Bergoglio ci sono circa 1800 preti, 40 cardinali e 40 vescovi. Circa quattromila i fedeli presenti.

Francesco dedica l’omelia allo stile che devono avere i sacerdoti e ricorda che il cuore, «senza pentimento e pianto, si irrigidisce. Prima diventa abitudinario, poi insofferente per i problemi e indifferente alle persone», poi, «freddo e quasi impassibile, come avvolto da una scorza infrangibile» e infine diventa «cuore di pietra. Come la goccia scava la pietra», tuttavia, «così le lacrime lentamente scavano i cuori induriti».

Il Papa propone come esercizio spirituale quello della compunzione grazie alla quale, spiega, «avviene una sorta di ribaltamento, dove la tendenza naturale a essere indulgenti con sé stessi e inflessibili con gli altri si capovolge e, per grazia di Dio, si diventa fermi con sé stessi e misericordiosi con gli altri. E il Signore cerca, specialmente tra chi è consacrato a lui, chi pianga i peccati della Chiesa e del mondo, facendosi strumento di intercessione per tutti. Quanti testimoni eroici nella Chiesa ci indicano questa via! Pensiamo ai monaci del deserto, in Oriente e in Occidente; all’intercessione continua, fatta di gemiti e lacrime, di San Gregorio di Narek; all’offerta francescana per l’Amore non amato; a sacerdoti, come il Curato d’Ars, che vivevano di penitenza per la salvezza altrui. Non è poesia, è sacerdozio!».

Francesco spiega cos’è la compunzione: “una puntura del cuore”, una “trafittura che lo ferisce, facendo sgorgare le lacrime del pentimento”, come quelle scaturite dagli abitanti di Gerusalemme quando Pietro, il giorno di Pentecoste, proclamò loro di aver crocifisso il Signore: «Ecco la compunzione: non è un senso di colpa che butta a terra, non una scrupolosità che paralizza, ma è una puntura benefica che brucia dentro e guarisce, perché il cuore, quando vede il proprio male e si riconosce peccatore, si apre, accoglie l’azione dello Spirito Santo, acqua viva che lo smuove facendo scorrere le lacrime sul volto. Chi getta la maschera e si lascia guardare da Dio nel cuore riceve il dono di queste lacrime, le acque più sante dopo quelle del Battesimo».

Il Papa ha chiesto ai sacerdoti di sapere piangere perché «la guarigione del cuore di Pietro, la guarigione dell'Apostolo, la guarigione del Pastore avvengono quando, feriti e pentiti, ci si lascia perdonare da Gesù: passano attraverso le lacrime, il pianto amaro, il dolore che consente di riscoprire l'amore».

Il Pontefice propone allora «in questo Giovedì santo dell'Anno della preghiera, qualche pensiero su un aspetto della vita spirituale piuttosto tralasciato, ma essenziale; lo ripropongo con una parola forse desueta, ma che credo ci faccia bene riscoprire: la compunzione».

Francesco spiega cos’è la compunzione: “una puntura del cuore”, una “trafittura che lo ferisce, facendo sgorgare le lacrime del pentimento”, come quelle scaturite dagli abitanti di Gerusalemme quando Pietro, il giorno di Pentecoste, proclamò loro di aver crocifisso il Signore: «Ecco la compunzione: non è un senso di colpa che butta a terra, non una scrupolosità che paralizza, ma è una puntura benefica che brucia dentro e guarisce, perché il cuore, quando vede il proprio male e si riconosce peccatore, si apre, accoglie l’azione dello Spirito Santo, acqua viva che lo smuove facendo scorrere le lacrime sul volto. Chi getta la maschera e si lascia guardare da Dio nel cuore riceve il dono di queste lacrime, le acque più sante dopo quelle del Battesimo».

«Piangere su noi stessi», sottolinea il Papa, significa pentirsi seriamente «di aver rattristato Dio col peccato, riconoscere di essere sempre in debito e mai in credito”, “ammettere di aver smarrito la via della santità”, non avendo tenuto fede all’amore di Colui che ha dato la vita per noi: «È guardarmi dentro e dolermi della mia ingratitudine e della mia incostanza; è meditare con tristezza le mie doppiezze e falsità; è scendere nei meandri della mia ipocrisia clericale, in cui la Chiesa scivola tanto e da cui bisogna stare attenti».

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo