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mercoledì 19 marzo 2025
 
Il racconto di un'insegnante
 

Gite, diamo un po' di libertà, poi scatta il coprifuoco

15/05/2015  Una docente di Lettere alla scuola media Puecher di Milano racconta il servizio di "sentinella" di notte nei corridoi, durante le gite. E le partite a carte tra colleghe, con caffè in thermos, per stare sveglie. Il loro motto:«Tornare a casa non uno di meno ma soprattutto non uno di più»

«Non porto mai il pigiama in valigia, soltanto la tuta». Cristina Vitali al sonno in gita ha rinunciato da tempo. Docente di Lettere alla scuola media Puecher di Milano, in cattedra da 19 anni, è facilitatrice linguistica, in prima linea nell’insegnamento dell'italiano agli stranieri appena arrivati. È sempre partita con i suoi ragazzi perché crede fermamente che sia «un’occasione per tutti, dal punto di vista personale e umano prima ancora che didattico: si stringono rapporti interpersonali più profondi tra alunni diversi, si stabiliscono relazioni differenti con i professori che vengono conosciuti anche al di fuori della cattedra». 

Ma si cimenta, ogni volta, in una grande prova di coraggio: «Preparazione accurata a monte: studio della disposizione delle camere, richiesta che siano tutte sullo stesso piano comprese quelle dei docenti, che lì non ci siano altri clienti dell’albergo. Poi vigilanza serrata: lo scopo dei ragazzi è quello di vivere notti brave, noi concediamo un minimo di libertà in camera fino a un certo orario, con le porte aperte e poca confusione, d’accordo con il personale dell’albergo, poi scatta il coprifuoco. E contemporaneamente le nostre partite a carte tra colleghe nel corridoio, con caffè in thermos e un motto: tornare a casa “Non uno di meno ma soprattutto non uno di più”». Il tutto senza un euro: «Non ci sono soldi per le gite». Ma c’è chi fisicamente proprio non ce la fa.

«Ne ho organizzate diverse di un giorno, per scelta evito quelle meno gestibili», spiega Angelica Zappitelli, docente di Latino e Greco al liceo classico Fascitelli di Isernia. «I problemi di norma nascono dal pernottamento in albergo. Di esperienza ne ho fatta una sola di tre giorni con una quarta ginnasio, e mi è bastata. Ragazzi educatissimi, di paese, al di sopra di ogni sospetto, hanno osato più dell’immaginabile: nella camera dei ragazzi, durante la ronda serale del secondo giorno, abbiamo trovato una cantina; nella camera di alcune ragazze invece abbiamo rinvenuto sconosciuti diciottenni che stavano nello stesso albergo in altre gite». Fermo restando il valore didattico ed esperienziale, è un problema di resistenza, tutto qui: «È disumano pretendere da un insegnante queste cose, la veglia notturna a oltranza e l’ansia. In gita spesso viene fuori il lato peggiore dei ragazzi».

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