Ci sono anche trenta ragazzi del distretto di
Molenbeek, tra i 127 adolescenti del Belgio che partecipano al Giubileo dei ragazzi. Una presenza significativa e desiderata
al punto di «superare la paura dell’aereo. Per molti di questi
adolescenti quello per Roma è stato, infatti, il primo volo. Nessuno di
loro – dice la responsabile e accompagnatrice del gruppo, suor Claire Jonard
– ha mostrato preoccupazione per il rischio attentati che pure hanno
vissuto direttamente dopo le stragi di Bruxelles» e le successive
notizie che hanno fatto passare Molenbeek, zona ad alta densità di
immigrati islamici, come la culla degli jihadisti europei.
«Abbiamo preso la decisione di partecipare al Giubileo dopo aver letto
l’invito del Papa” racconta la religiosa ricordando il messaggio di papa
Francesco per il Giubileo dei ragazzi e delle
ragazze. «Vi vorrei chiamare uno a uno – ha scritto il Pontefice – vi vorrei chiamare per nome, come fa Gesù ogni giorno…
Crescere misericordiosi significa imparare a essere coraggiosi
nell’amore concreto e disinteressato, significa diventare grandi tanto
nel fisico, quanto nell’intimo. Voi vi state preparando a diventare dei
cristiani capaci di scelte e gesti coraggiosi, in grado di costruire
ogni giorno, anche nelle piccole cose, un mondo di pace».
Parole che
hanno fatto breccia nel cuore dei ragazzi belgi «nonostante – riconosce
suor Jonard – sia difficile per loro vivere e testimoniare la fede in
una società secolarizzata come quella del nostro Paese. Abbiamo
cominciato a formare nelle parrocchie piccoli gruppi di tre-quattro
adolescenti. Un gruppo consistente di ragazzi, sono trenta, arrivano
proprio dalla parrocchia del quartiere di Molenbeek, di cui si è molto
parlato nei giornali e nelle tv in occasione degli attacchi a Bruxelles.
Sono molto felici di partecipare al Giubileo.Sono loro –
sottolinea la religiosa – che ogni giorno vivono sul terreno tutte le
difficoltà del dialogo e della convivenza ma anche i frutti di bellezza
che ne scaturiscono. Abbiamo voluto esser presenti in Piazza San Pietro, tutti insieme, avvolti
nella bandiera belga. Per noi è un onore ascoltare il
Papa. Sentiamo forte l’impegno di testimoniare ai ragazzi di tutto il
mondo ciò che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo. Sono i ragazzi i
veri costruttori di pace del futuro».
Un pellegrinaggio breve, «arrivo venerdì 22 aprile, partenza domenica 24»,
ma denso di impegni: «seguiamo – spiega la suora – tutto il programma
dell’evento al quale ci siamo preparati con impegno anche perché la gran
parte dei ragazzi del gruppo si sta preparando alla Cresima. La
preghiera che ci sta accompagnando in questi giorni è che i nostri
ragazzi possano tornare a casa rafforzati nella fede da un’esperienza di
Chiesa come il Giubileo. Niente per loro conta di più dell’amicizia e
della fiducia. L’incontro con Cristo possa renderli suoi testimoni nelle
scuole, nei gruppi, nelle famiglie. L’amicizia con
Gesù li aiuti a costruire relazioni forti con i loro coetanei. È –
sottolinea suor Jonard – il primo incontro giubilare di un Papa con gli
adolescenti. Si tratta di un’età difficile in cui si pongono domande e
si chiedono risposte. Un tempo, per citare ancora il Pontefice, di
cambiamenti, in cui tutto sembra possibile e impossibile nello stesso
tempo. Potranno testimoniare la loro fede con più forza e coscienza.
Siamo partiti dal Belgio con la consapevolezza che non bisogna cedere alle
parole di odio e di terrore che sempre più spesso si sentono in giro. Il
Giubileo chiama tutti, anche i più giovani, alla misericordia e al
perdono.Vogliamo tornare da Roma, dopo aver sfidato
la paura, con un mandato di ambasciatori di pace e di amicizia per il
Belgio e per l’Europa».
Daniele Rocchi
da uno speciale sul Giubileo dei ragazzi
pubblicato dall'agenzia di stampa Sir
(Servizio informazione religiosa)