Francesco al Giubileo dei ragazzi si è rivolto loro con esempi tratti dal mondo degli smartphone. E ha colpito nel segno, come raccontano le testimonianze che abbiamo raccolto tra i partecipanti. In esclusiva, parla anche Mario, di Giugliano in Campania, uno dei 16 adolescenti confessati a sorpresa dal Papa in piazza San Pietro.
«Il Papa mi ha confessato».
Per Mario Pennacchio il Giubileo
dei ragazzi si è trasformato
in un’esperienza inaspettata
e straordinaria: è stato uno dei 16
adolescenti confessati a sorpresa
da papa Francesco in piazza San
Pietro. «Ero in fila per le Confessioni
quando a un tratto si è avvicinato
un sacerdote che mi ha chiesto di
seguirlo e di aspettare il Papa. A primo
impatto ho subito pensato che fosse
uno scherzo e l’ho anche detto al
sacerdote, che però mi ha rassicurato
e mi ha ribadito di continuare a fare
la fila», racconta. 16 anni non ancora
compiuti, studente all’Istituto nautico
di Bagnoli, Mario era al Giubileo con
il gruppo di Azione cattolica della sua
parrocchia di Giugliano in Campania.
«È inutile dire che quando ho visto
Francesco davanti a me ho provato
un’emozione fortissima, che ricorderò
per tutta la vita e che è rimasta
impressa nelle foto scattate
dai miei amici e da vari sacerdoti.
La Confessione con il Papa è stata
molto semplice; all’inizio ero un po’
intimorito ma il Papa mi ha subito
messo a mio agio. Mi ha chiesto il mio
nome, da dove venissi. Le sue parole
mi hanno aiutato e incoraggiato,
donato speranza. Mi ha chiesto
della mia vita e ho potuto parlare
a lui come a un padre, mi ha detto
di non preoccuparmi, di continuare
su questa strada e di chiedere sempre
aiuto al Signore. Nei miei occhi
porterò sempre impressa l’immagine
del volto dolce del Papa che ho potuto
osservare da vicino. In generale è stata
una bellissima esperienza quella
del Giubileo dei ragazzi, perché
ho potuto vedere tanti miei
coetanei con la gioia nel cuore».
Testimonianza raccolta da Flavia Squarcio
I ragazzi del quartiere Mirafiori di Torino
«Abbiamo capito tutto quello che ci ha detto
il Papa: ci ha parlato con parole chiare».
È unanime la voce del gruppo di 20 ministranti
(una volta si diceva chierichetti) della
parrocchia San Barnaba e Visitazione di Maria
Vergine di Torino. «Sebbene piuttosto piccoli
rispetto alla media dei partecipanti», spiega
la responsabile Marina Porporato, «ai ragazzi
sono rimaste molto impresse le immagini usate
da Francesco nel messaggio all’Olimpico e in
piazza San Pietro. Ha saputo usare termini che
appartengono alla loro esperienza. E ne sono
rimasti molto colpiti. E poi li ha colpiti trovarsi
in così tanti, si sono sentiti rafforzati».
Testimonianza raccolta da Paolo Rappellino
I ragazzi di Ronchi dei Legionari - Gorizia
Sono 38 i ragazzi della parrocchia di San Lorenzo
di Ronchi dei Legionari (diocesi di Gorizia), per la metà
Scout, che hanno partecipato al Giubileo dei ragazzi, tutti
ospiti della parrocchia di Sant’Alberto Magno in Roma.
Per Viola, 12 anni, «è stato emozionante e il pellegrinaggio
è servito a legare con persone nuove». Entusiasta anche
Lara, 13 anni: «Le parole che il Papa ha detto sono state
molto belle. Se avessi la possibilità di ritornare a Roma, lo
farei subito». «Un’esperienza indimenticabile» per Aurora,
13 anni: «Mi sono divertita molto e penso che anche per
le altre persone sia stato così. Dovrebbero provarla tutti
almeno una volta nella vita». Inine Riccardo, 14 anni,
fratello di Viola, sintetizza con maturità: «Il pellegrinaggio
ci ha ricordato il perché della nostra fede».
Testimonianza raccolta da Luisa Pozzar
I ragazzi di Giugliano in Campania - Napoli
Il gruppo di Azione cattolica della parrocchia
San Pio X di Giugliano (Napoli) è andato
al Giubileo dei ragazzi con il parroco
don Tommaso D’Ausilio. Racconta l’educatrice
Melania Cimmino, 29 anni: «È stato bello vedere
una Chiesa dal volto giovane». Aggiunge Mario
Cesaro, 18enne, alle prese con il primo Giubileo
della sua vita: «Mi sono sentito in famiglia
perché alla grandezza dell’evento si univa
la possibilità dell’incontro con tante persone
che la pensavano allo stesso modo». Conclude
Anna Ciccarelli, 16enne: «È stato bellissimo
vivere un momento di unione così intenso
con tanti altri ragazzi provenienti da tutta Italia».
Testimonianza raccolta da Flavia Squarcio
I ragazzi di Molenbeek - Bruxelles
Non solo dall’Italia. Per il Giubileo dei ragazzi sono
arrivati tanti adolescenti anche dall’estero. Tra loro,
trenta ragazzi del distretto di Molenbeek, il quartiere
di Bruxelles covo degli attentatori che hanno
recentemente insanguinato la capitale belga.
I ragazzi si sono imbarcati verso l’Italia insieme
a un centinaio di coetanei belgi, sfidando la paura
e la tentazione dell’odio. «Il Papa ha invitato
al Giubileo dicendo che “crescere misericordiosi
significa imparare a essere coraggiosi nell’amore
concreto e disinteressato”, parole che hanno molto
colpito questi ragazzi», ha spiegato all’agenzia Sir
la loro educatrice, suor Claire Jonard. Per loro, spiega
la religiosa, è difficile «vivere e testimoniare la fede
in una società secolarizzata come quella del Belgio».
Il videomessaggio all’Olimpico
«Quante volte mi capita di dover
telefonare a degli amici, però succede
che non riesco a mettermi in contatto perché
non c’è campo. Bene, ricordate che se nella
vostra vita non c’è Gesù è come se non ci
fosse campo!». Con queste parole Francesco
si è rivolto in un videomessaggio ai ragazzi
radunati alla festa nello stadio Olimpico.
Le conseguenze, ha spiegato il Papa, sono
che «non si riesce a parlare e ci si rinchiude
in se stessi». Quindi, ha esortato, «mettiamoci
sempre dove si prende! La famiglia,
la parrocchia, la scuola, perché in questo
mondo avremo sempre qualcosa da dire
di buono e di vero».