Il pellegrinaggio è partito già dalle 7.30 del mattino. Dal presepe posto al centro di piazza San Pietro e fin dentro la basilica le famiglie si sono messe in marcia pregando e cantando. Oltre trentamila persone sono arrivate a Roma per partecipare a questo Giubileo, molte di loro, dopo i serrati controlli, prendono posto tra i banchi con i bambini.
Nel giorno della festa liturgica della Santa Famiglia, in tutte le diocesi i vescovi sono stati chiamati a convocare le famiglie per celebrare il Giubileo presso una delle chiese locali dove è presente una porta santa. Occasione, come ha spiegato monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, per «imparare ad aprire le porte delle loro case. Ogni porta deve essere una porta santa attraversando la quale ciascuno impara ad incontrare gli altri e ad accogliere i poveri».
Un pellegrinaggio
quello che le famiglie compiono oggi, che si richiama a quello di Elkana e Anna e di Giuseppe e Maria che portano Samuele e Gesù al tempio, «due famiglie che compiono il loro pellegrinaggio verso la casa di Dio», spiega papa Francesco.
E la bellezza di questi pellegrinaggi è che sono compiuti dalla famiglia intera: «Papà, mamma e figli, insieme, si recano alla casa del Signore per santificare la festa con la preghiera. E’ un insegnamento importante che viene offerto anche alle nostre famiglie».
E come Maria e Giuseppe che hanno insegnato le preghiere a Gesù, portandolo alla sinagoga, anche per le nostre famiglie «è importante camminare insieme e avere una stessa meta da raggiungere! Sappiamo che abbiamo un percorso comune da compiere; una strada dove incontriamo difficoltà ma anche momenti di gioia e di consolazione».
La cosa più bella è insegnare ai propri figli la preghiera, è affidarli a Dio, benedicendoli, tracciando all'inizio e alla fine della giornata «sulla loro fronte il segno della croce come nel giorno del Battesimo. Non è forse questa la preghiera più semplice dei genitori nei confronti dei loro figli? Benedirli, cioè affidarli al Signore, come hanno fatto con Elkana e Anna, Giuseppe e Maria, perché sia Lui la loro protezione e il sostegno nei vari momenti della giornata».
Il Papa ricorda l'importanza di pregare prima dei pasti, ringraziando Dio i doni ricevuti e insegnando a condividerli. «Sono tutti piccoli gesti, che tuttavia esprimono il grande ruolo formativo che la famiglia possiede».
Bergoglio, poi, spiega che il pellegrinaggio non ha fine quando si arriva alla meta, ma quando si torna a casa «e si riprende la vita di tutti i giorni, mettendo in atto i frutti spirituali dell’esperienza vissuta». E fanno parte del pellegrinaggio della famiglia anche certi momenti più difficili, come quella che il Papa definisce la «scappatella» di Gesù che si era fermato a discutere nel tempio provocando la pena di Maria e Giuseppe. Ma anche questi sono momenti di crescita, spiega Francesco, che ci fanno sperimentare anche la gioia del perdono.
«Nell’Anno della Misericordia», sottolinea il Papa, «ogni famiglia cristiana possa diventare luogo privilegiato in cui si sperimenta la gioia del perdono. Il perdono è l’essenza dell’amore che sa comprendere lo sbaglio e porvi rimedio. E’ all’interno della famiglia che ci si educa al perdono, perché si ha la certezza di essere capiti e sostenuti nonostante gli sbagli che si possono compiere».
Infine il Papa sprona a non perdere la fiducia nella famiglia! «E’ bello aprire sempre il cuore gli uni agli altri, senza nascondere nulla. Dove c’è amore, lì c’è anche comprensione e perdono». Ed è questa la missione che Francesco affida alle famiglie, nel loro «pellegrinaggio domestico di tutti i giorni»: sperimentare la gioia del perdono, «una missione così importante, di cui il mondo e la Chiesa hanno più che mai bisogno».