Sarà varcata da milioni di pellegrini nel corso di tutto l’Anno Santo. Papa Francesco l’ha aperta solennemente in diretta Tv mondiale l’8 dicembre scorso dando ufficialmente inizio al Giubileo straordinario della Misericordia. Che sarà pure un Giubileo “diffuso”, con le Porte Sante aperte in ogni diocesi, ma ha come simbolo quella della Basilica di San Pietro. Chi è l’artista che ha realizzato il portale? C’è stato un concorso prima? Cosa rappresentano le formelle della Porta che ogni giorno vengono baciate dai fedeli che l’attraversano? L’abbiamo chiesto a Brigida Mascitti, storica dell’arte, che si è laureata alla Scuola di specializzazione in Beni storico-artistici dell’università La Sapienza di Roma con una tesi in storia dell’arte contemporanea sui dodici finalisti del “Concorso internazionale per le Porte di San Pietro in Vaticano”.
In quale anno fu scolpita la Porta Santa della Basilica di San Pietro e quanto tempo impiegò l’artista per realizzarla?
Fu realizzata dallo scultore toscano Vico Consorti in appena dieci mesi di intenso lavoro a partire dalla data dell’incarico ufficiale del febbraio del 1949. Pochi però sanno che Consorti partecipò e superò il Primo Grado del Bando del Concorso Internazionale per la realizzazione delle Porte della Basilica Santa (1 luglio 1947), giungendo, tra i 12 finalisti, alla Seconda Selezione del Concorso (31 maggio 1948) con il tema della “Chiesa docente e discente nei suoi Martiri e Santi”, detta comunemente “Porta dei Martiri e dei Santi”.
Chi la commissionò a Vico Consorti?
Papa Pio XII per sostituire gli antichi battenti lignei in occasione del Giubileo Straordinario del 1950 e fu lo stesso papa Pacelli a inaugurarla solennemente il 24 dicembre del 1949.
Chi era l’artista che l’ha realizzata?
Vico Consorti (Semproniano, 1902 – Siena, 1979) è uno scultore e medaglista toscano formatosi tra Siena, dove era allievo di Fulvio Corsini presso l’Accademia di Belle Arti, e Roma, dove si trasferì nel 1926 per frequentare i tre anni della celebre Scuola della Medaglia condotta da Giuseppe Romagnoli. Tutta la sua arte è intrisa di classicismo derivante dagli studi sui Trecentisti e Quattrocentisti senesi e sui padri dell’Umanesimo toscano (Masaccio e Duccio di Buoninsegna). Del resto, la maestria classica nel modellare a bassorilievo i più svariati materiali, dai primi lavori sino alle grandi opere della maturità, è una imprescindibile componente del suo stile, già nota nella Capitale nel momento in cui eseguì i quattro rilievi del pilone del Ponte Duca d’Aosta di Roma nel 1938. Pochi però in realtà sanno che Vico Consorti è stato l’unico artista di tutti i tempi ad aver realizzato nella sua carriera di scultore ben cinque portali bronzei: si tratta di un primato assoluto riconosciutogli dai cittadini senesi che, con familiarità e affetto, lo hanno soprannominato “Vico dell’uscio”.
Un pellegrino accarezza la Porta Santa
Ha realizzato altre Porte Sante?
Sì, oltre a quella della Basilica Vaticana, Consorti ha realizzato per il Conte Guido Chigi Saracini (cultore della musica da camera ed importante figura carismatica nell’ambiente culturale senese) una porta in bronzo nel Duomo di Siena, inaugurata il 16 agosto 1946, come adempimento del voto per la salvezza della città fatto due anni prima dalla cittadinanza senese. Ha modellato le ante bronzee per la chiesa di Ludriano (Brescia), su commissione del Conte Antonio Folonari; nel 1966 ha inoltre eseguito la porta centrale del santuario di Oropa presso Biella (la più grande da lui realizzata), e una per il palazzo arcivescovile di Bogotà.
Dove si trova esattamente la Porta nella Basilica di San Pietro?
È l’ultima a destra della Basilica Vaticana, l’unica non firmata (a differenza di quelle di Giacomo Manzù, Venanzo Crocetti e Luciano Minguzzi).
Da quante formelle è composta e che cosa rappresentano?
Così come chiarito nel contratto ufficiale tra il Vaticano e lo scultore, datato 1 marzo 1949, Consorti è stato incaricato di modellare due battenti di una porta in bronzo per sostituire la Porta Santa già esistente della Basilica Vaticana, mantenendo gli antichi scomparti architettonici: 16 pannelli grandi e 12 pannelli piccoli. L’esecuzione e la corrispondente lettura dei pannelli volutamente acquista il senso di un testo scritto per immagini che a loro volta si accompagnano a scritte tematiche, ovvero a indicazioni di citazioni delle Sacre Scritture. In alto le prime quattro formelle vanno poste insieme, divise per materia. A sinistra la Cacciata dei Progenitori, il Peccato Mortale, la Caduta, la Perdizione. A destra l’Annunciazione, il Mistero dell’Incarnazione, la Realtà della Salvezza. Le iconografie della Cacciata di Adamo ed Eva e dell’Annunciazione si debbono leggere insieme, come annuncio dell’inizio e della fine dei tempi, della condizione umana riposta tra l’Angelo del Giudizio e l’Angelo dell’Annuncio, come Maria è la nuova Eva, così il Cristo sarà il nuovo Adamo. Quindi dal corpo umilmente nudo disponibile all’immersione per il Battesimo, al corpo splendente del trasfigurato che compare al persecutore convertito, ecco che si dispiega la catechesi della Storia della Salvezza. La lettura che si può fare relaziona orizzontalmente le file di pannelli ma permette, anche verticalmente, di giungere dalla Cacciata alla Pentecoste e dall’Annunciazione all’Apertura della Porta Santa, analogica del Mistero dell’Incarnazione. Per quanto riguarda poi i battenti interni, La realtà della Redenzione e della Salvezza, vengono ad unificarsi nei due battenti "chiusi" in quanto ‘"aperti" nella coscienza del fedele in pellegrinaggio. Le formelle dunque sono usate come capitoli - ora chiusi, ora aperti - di un unico racconto, in una costruzione formale ad uso modulare, concepite dunque come una vera e propria articolazione testuale.
I pellegrini di passaggio attraverso la Porta Santa
È vero che l’ultima formella in basso è smontabile? E perché?
Sì, è quella con la raffigurazione di Papa Pio XII ed è intesa come “controcanto” dell’attualità, ovvero come il messaggio della Salvazione si perpetui nell’eternità. E’ smontabile poiché, come previsto dall’artista, era destinata ad essere sostituita ad ogni Giubileo per presentare la contemporanea realtà storica, sottolineando in questo modo l’autorità del magistero papale. In realtà però, in tutti i Giubilei successivi a quello del 1950 di Pio XII non è mai stata sostituita. E così anche per questo Anno Santo Nella formella, oltre a papa Pacelli, si riconoscono - nel prelato che tiene la candela raffigurato vicino al Papa - Monsignor Kaas (economo e segretario della Reverenda Fabbrica di San Pietro e Canonico di San Pietro) e il Cardinale Nicola Canali, il prelato che regge il piviale.
Chi furono i “referenti religiosi” di Consorti per le questioni iconografiche?
Lo scultore aveva due referenti: Monsignor Ludovico Kaas, che, nei mesi a seguire la “costruzione” della Porta Santa, tra febbraio e dicembre del 1949, fu per Consorti ciò che il cardinale De Luca fu per Giacomo Manzù: un confidente intimo nonché un amico. Non a caso l’ultima formella che lo ritrae con in mano la candela, sembra essere intesa come un pertinente ringraziamento, una sorta di sottintesa, garbata dedica dell’artista al suo interlocutore. L’altro fondamentale referente era monsignor Martino Ceccuzzi, meglio noto come Don Idilio Dell’Era, canonico onorario della Cattedrale di Siena.
Chi pagò per le porte?
Il principe Giorgio di Baviera, morendo nel 1943, legava alla Venerabile Fabbrica di San Pietro in Vaticano la sua intera eredità perché venisse impiegata, entro un tempo determinato, nell’esecuzione delle imposte di bronzo per due delle porte minori di S. Pietro, la “Ravenniana” a sinistra della centrale, detta “Argentea” o “Regia”, e la “Romana” a destra. In realtà poi, le porte realizzate in occasione del Concorso Vaticano saranno tre, oltre che la Porta Santa del Consorti, extra concorso. Tutte però furono spesate attraverso il generoso lascito di Giorgio di Baviera.