A farle scendere una lacrima
sul viso “da dura”
è proprio Rosy Abate, il
personaggio di Squadra
antima
a che l’ha resa
celebre e che le è rimasto
cucito addosso come una
seconda pelle. Un addio
senza strappi, insito nella natura delle
cose, che hanno un inizio e una
ne,
ma che in lei suscita ancora un groviglio
di emozioni incontrollabili.
Giulia Michelini è senza alcun
dubbio un’attrice eclettica, fuori dagli
schemi.
E questo per lei è un periodo
lavorativo importante, così come di
crescita personale. Ha da poco
nito di
girare il nuovo
lm di Carlo Vanzina.
È protagonista del thriller psicologico
della Taodue Il bosco, in prima serata su Canale 5, al
anco di Claudio
Gioè e Andrea Sartoretti. Nel frattempo
si gode il successo al botteghino
della sua ultima commedia Sei mai
stata sulla luna?, con la regia di Paolo
Genovese.
In mezzo c’è il suo essere
mamma di un bambino di dieci anni,
Giulio Cosimo, con cui condivide una
grande passione.
- Il bosco, che è il titolo della sua più
recente fiction, cosa rappresenta?
«Le parti oscure e intricate di ciascuno
di noi, in cui possiamo perderci
e da cui cerchiamo la via d’uscita».
- Nina Ferrari, il suo personaggio, le
assomiglia?
«Nina è una giovane psicologa
che torna nel paese d’origine per ricostruire
il suo passato. E la verità sulla
madre. È una persona instabile che
tiene un diario vocale per
ssare giorni,
ricordi. Appare forte ma in realtà è
fragilissima, vive sul
lo del rasoio, ha
equilibri precari. In comune abbiamo
la fragilità, certe insicurezze, anzi il
suo lato insicuro mi ha aiutata a renderla
più mia. Lei
cca il naso dove
non può, io sono più diplomatica».
- Sforna un film via l’altro. Il riposo
non è contemplato?
«Mi è capitato di lavorare con registi importanti in questa fase della mia
vita. Quella di Carlo Vanzina, dal titolo
provvisorio Torno indietro e cambio vita,
è una commedia brillante: una sorta
di Ritorno al futuro italiano in cui interpreto
due personaggi a distanza di
parecchi anni. Il film di Paolo Genovese
è corale: ognuno ha messo del suo.
Interpreto Carola, che è dedita solo al
lavoro. Ma non voglio emularla. Per
me è arrivato il periodo sacro del riposo.
La priorità oggi è mio
glio. Abbiamo
tante cose da fare insieme».
- Per esempio?
«Viaggiare. Siamo appena stati in
Brasile a fare surf e deltaplano. A Pasqua
andremo in Egitto o in Madagascar.
I nostri sono viaggi-avventura
on the road. Abbiamo alle spalle una
tradizione importante da velisti. Siamo
un duo collaudato. Giulio è molto
competitivo con me. E anche geloso:
non gli piace più di tanto condividere
la mamma con altri».
- Come è riuscita a coniugare ruoli
difficili e impegnativi con il suo essere
mamma single?
«I problemi sono iniziati quando
il mio Giulio ha cominciato la scuola
dell’obbligo. Prima lo portavo con me
sui set nei quali recitavo. Si è sempre
divertito tra pistole giocattolo, cavalli,
scene in costume. A cinque mesi è
venuto in Argentina sul set della serie
televisiva del regista Juan Campanella
Vientos de agua. Sono una mamma un
po’ infantile, non esageratamente severa,
complice. Io e mio
glio stiamo
crescendo insieme».
- Con l’addio al personaggio di Rosy
Abate è finita un’epoca?
«Il personaggio di Rosy ha dato
tutto quello che poteva: meglio cadere
in piedi. Farà ancora tre scene in
Squadra antima
a 7, poi sparirà. Emotivamente
mi ha dato tanto, ma si è anche
presa tanto. È stata un’avventura
viscerale, veramente intensissima. Mi
ha fatto crescere come artista ma tornavo
a casa devastata da lei, era dif
-
cile uscire da quel personaggio su cui
ho lavorato per ben sette anni. A dilaniarmi
è stato soprattutto il rapporto
con suo
glio, in cui mi sono immedesimata
tanto. Mi ha insegnato a essere
caparbia, combattiva, “tosta”».
- Tornerebbe sul set ancora una
volta in un ruolo comico?
«Sì, ma solamente se fosse brillante.
Con Checco Zalone, nel 2009,
in Cado dalle nubi, abbiamo veramente
sbancato. Lui è un grande artista:
riproduce con la chitarra e al piano
qualsiasi canzone senza saper leggere
il pentagramma. Ma attualmente preferisco
storie dif
cili, personaggi che
mi mettono alla prova».
- Tra i tanti personaggi femminili
della sua carriera lei ha interpretato
Lucia Borsellino e la terrorista delle
Brigate Rosse Anna Laura Braghetti.
Che idea si è fatta dell’Italia attraverso
queste figure?
«Lucia, in particolare, mi ha trasmesso
la grande forza della giustizia,
del coraggio, delle idee. Ho cercato di
tenere la realtà socio-politica sullo
sfondo per concentrarmi sul dolore
di una
glia per la perdita brutale del
padre. È stato un Paese dif
cile il nostro,
con delle responsabilità politiche
importanti, e lo è ancora. Avevamo
degli eroi e non siamo stati capaci di
ascoltarli. E invece è estremamente
importante ricordare quello che è accaduto
negli anni passati per non rifare
gli stessi errori. La sete di potere e
il denaro sono il più grande cancro in
assoluto».