Giuliana Bono è infermiera, ostetrica e strumentista. E' in Inghilterra dall'agosto 2015.
“Non è facile andare via a 50 anni, però quando qui mi fanno i complimenti per i miei progressi con l’inglese sono contenta e mi sento ancora più motivata”. Giuliana Bono è infermiera, ostetrica e strumentista. In Inghilterra è approdata il 2 agosto scorso, da Bari, dopo anni di lavori saltuari e disoccupazione. “Fino al 2011 ho lavorato con gli avvisi pubblici. Niente di stabile, ma non ho mai avuto problemi. Poi nel nostro settore sono iniziati gli anni neri e l’ultimo contratto in un consultorio pubblico non m’è stato rinnovato”. Sola, con due figli a carico, si è adattata a fare altri mestieri, tra cui la badante e l’aiutante in un’azienda agricola. “Fino a che mi sono sentita disperata e sono partita”, racconta.
Adesso presta servizio nel Buckinghamshire, a un’ora e mezza da Londra, in una casa di riposo per persone facoltose che “sembra un hotel a cinque stelle”. È entusiasta. “Qui è tutto organizzato molto bene e alla carenza di personale viene posto rimedio: con 62 pazienti, siamo di turno sempre in due o tre, supportati da tantissimi operatori socio sanitari”. Oltre a lei, c’è un’altra infermiera italiana, sua coinquilina, arrivata tramite la stessa agenzia. Per il resto, tutti inglesi. Capitano turni lunghi, anche di 14 ore, “ma solo una volta alla settimana”, spiega Giuliana, “e poi seguono tre giorni di riposo”.
Quanto al lavoro, “si scrive tutto quello che succede e “le consegne” dei pazienti ai colleghi sono lunghe e accurate”. Lo stipendio? Esattamente quello che le avevano indicato prima dell’assunzione: 2mila sterline, circa 2.800 euro. “Anche se guardandomi intorno ho poi scoperto che c’è di meglio” commenta l’infermiera, che consiglia di espatriare ai giovani “per costruirsi un futuro”. Per il suo, intanto, ha ripreso a sognare: vorrebbe tornare a lavorare in sala operatoria, però prima di un anno non potrà muoversi per contratto. “Poi chissà”, aggiunge, “se mi faranno crescere professionalmente può essere che rimarrò dove sono: in Inghilterra alla mia età si ha comunque la possibilità di progredire. Addirittura qui nel curriculum la data di nascita non si mette, perché l’unica cosa che conta è se rendi sul lavoro”.