Una corona d’oro, lieve, con incastonato un brillante e incisi i simboli dei valori umani quali la pace, la famiglia, il matrimonio, l’amicizia, è esposta in una teca a breve distanza dal Cenacolo di Leonardo Da Vinci. Ispirata alla figura di Gesù nell’Ultima Cena, è opera dell’artista Giulio Manfredi. Ma non è l’unica interpretazione che offre del celebre affresco: a ognuno dei dodici apostoli dedica una scultura. Tanti artisti prima di lui si sono accostati al capolavoro di Leonardo, tra cui l’amico Andy Warhol e Peter Greenway.
Nel decennale dell’ultimo importante restauro del Cenacolo, dichiarato dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”, il ministero per i Beni e le attività culturali ha incaricato Giulio Manfredi d’interpretare la complessità sacra del tema con l’obiettivo di promuovere nel mondo l’arte italiana contemporanea. Nasce così la mostra L’Oro invisibile. Il Cenacolo, Leonardo da Vinci. 12+1 opere preziose, Giulio Manfredi.
Reinventando Leonardo
Curata dal critico letterario Arnaldo Colasanti, s’inaugura il 6 maggio in diverse sedi di Milano: nel
Museo del Cenacolo vinciano in piazza Santa Maria delle Grazie è
esposta la corona dedicata a Gesù, mentre la Sala Teresiana della
Biblioteca nazionale Braidense, in via Brera, ospita le altre dodici
sculture. I bozzetti originali si possono esaminare presso l’atelier Manfredi, in via Gerolamo Morone.
«Mi piace come Manfredi si è accostato a Leonardo, non
interpretandolo (come altri hanno fatto e lo faranno), ma
reinventandolo», commenta il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, che riflette sul rapporto tra spiritualità e arte. «Stupisce.
Ne intende la complessità e la profondità, si immerge nel clima
letterario, anche criptico e misterico, sprigionato dal capolavoro e da
quel tipo di stupore e di emozione tira fuori i suoi segni preziosi e
minimalisti».
L'unione tra Dio e gli uomini
«Nella tradizione cristiana», spiega Giulio Manfredi, «il Cenacolo
racconta la nuova unione tra Dio e gli uomini, se l’edificazione
dell’Eucaristia è il momento in cui i dodici apostoli scoprono i propri
talenti spirituali e diventano la fonte delle dodici chiese; ciò
significa che nei personaggi rappresentati, prima che il dramma del
tradimento, riemerge con forza il mistero di una spiritualità sanata e
libera che solo l’arte può e sa esprimere. Disegnare e realizzare
quelle 12+1 sculture vuol dire riconquistare la grande tradizione del
gioiello come valore sacro e simbolico. Non un mondano oggetto di
valore, dunque, quanto un segno forte dei carismi che ciascun apostolo
in sé custodisce».
Creativo di fama internazionale, il piacentino Giulio Manfredi dopo aver ideato nel 1992 i preziosi per la celebrazione del cinquecentenario di Piero della Francesca e risfogliato nel 2006 le pagine de I promessi sposi
per realizzare la raggiera di Lucia, il fermaglio del mantello di Carlo
Magno e altre cinque sculture manzoniane, ora celebra il mistero
raffigurato da Leonardo. Così Bartolomeo, grande predicatore (vi
sono tracce in Medio Oriente e in India) rivive in calzari d’oro rosa e
pietra sardonica color rosso-bruno; Andrea in una croce decussata in oro rosso e zaffiri, simbolo di speranza; Matteo in una penna, emblema del suo ruolo d’autore del primo Vangelo; Giacomo il Maggiore in una volta celeste d’oro giallo, rosso, bianco e topazi, in onore di quel campus stellae, dal quale deriva l’attuale nome di Santiago de Compostela,
dove furono scoperti i resti dell’Apostolo. Mentre con smeraldi,
simbolo di purezza, e zaffiri Manfredi riveste un calice minimale, dallo
stelo esile e slanciato (quasi a volerlo innalzare al cielo), e rende
onore a Giovanni, il discepolo prediletto di Gesù.
... e lo sguardo di Bartolomeo
«...Guardate i volti di Pietro, Giovanni e Giuda nel primo trittico
seduto alla destra di Gesù, ammirate il gioco delle mani di Tommaso,
Giacomo e Filippo nel gruppo alla sinistra del Signore. E che dire degli
sguardi di Bartolomeo, Giacomo e Andrea sulla sinistra del dipinto e
dell’interrogativo che anima le mani, i volti e il corpo di Matteo,
Giuda Taddeo e Simone lo zelota, alla destra della scena? Gli uomini
discutono, ma il Signore non ritrae il suo amore. Noi lo rifiutiamo e lo
barattiamo con il nostro orgoglio personale, ma Lui rimane alla mensa
con la mano aperta e con il viso pietoso e amante che ci fissa nel cuore
e ci cambia la vita...». A esporre con intensità il pensiero
illuminato di Leonardo nella parte introduttiva del libro d’arte di
Electa che accompagna la mostra, è il cardinale Dionigi Tettamanzi,
arcivescovo di Milano. Con la stessa sensibilità e passione si esprime Giulio Manfredi attraverso 12+1 piccoli tesori d'arte.
Le date: 6 maggio 2011 - 4 luglio 2011
Le sedi:
- Cenacolo Vinciano, piazza Santa Maria delle Grazie 2, Milano - da martedì a domenica: 8.15 - 19 (ultimo ingresso 18.45)
- Biblioteca nazionale Braidense, Sala Teresiana, via Brera 28, Milano - da lunedì a sabato: 9.30 - 13
Per informazioni: Valentina Sandretti - telefono 02/86.98.42.22