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martedì 10 settembre 2024
 
Shoah
 

Gli anni terribili del ghetto di Varsavia

25/01/2019  In occasione della Giornata della memoria arriva nelle sale il bellissimo quanto drammatico docufilm "Chi scriverà la nostra storia", sul lavoro eroico di un gruppo di studiosi ebrei che scrissero le testimonianze di quanto stava accadendo al loro popolo nella capitale polacca, seppellendole in tante scatole in modo che i posteri potessero conoscere come era veramente andata

Durante la seconda guerra mondiale in Polonia morirono 3 milioni di ebrei: nei campi di sterminio, nelle camere a gas, fucilati, di fame e di stenti. Solo uno su 100 riuscì a  sopravvivere. Dati impressionanti, fuori da ogni umana comprensione. Ma pur sempre dati: ben diverso è seguire le vicende dei protagonisti ricostruite in una fiction e intervallate da straordinari filmati dell’epoca. È quello che fa il docufilm Chi scriverà la nostra storia scritto e diretto della regista Roberta Grossman  che arriva nelle sale italiane in contemporanea europea il 27 gennaio, in occasione del Giornata della Memoria, dopo essere stato presentato come evento speciale alla 13/ma Festa del Cinema di Roma.Per l’Italia, l’anteprima si terrà sabato 26 gennaio al Sudestival in Puglia come evento speciale dedicato alla Giornata della Memoria.
Il film ricostruisce gli anni del ghetto di Varsavia, quando dopo l’occupazione tedesca della Polonia a partire dal 16 ottobre 1940 tutti gli ebrei della città vennero confinati in una zona senza poterne più uscire, e migliaia e migliaia di altri arrivavano ogni giorno sfollati dai dintorni. Si creò ben presto una situazione insostenibile, per la penuria di cibo, che portò folle di persone a mendicare per strada, a ridursi a scheletri fino a morire sui marciapiedi. E intanto i nazisti infierivano con percosse, violenze, azioni di scherno. Un gruppo di intellettuali guidata dallo storico Emanuel Ringelblum e conosciuta con il nome in codice Oyneg Shabes (“La gioia del Sabato” in yiddish), decise di combattere le menzogne e la propaganda dei nazisti non con le armi e con la violenza, ma con carta e penna. Affinché ai posteri non arrivasse solo la versione dei fatti degli aguzzini. Vennero raccolte testimonianze, lettere, memorie, fotografie, disegni che vennero messe al sicuro in scatole sotterrate negli scantinati. Intanto cominciavano le deportazioni di massa a Treblinka e dei 60 membri dell’Oyeng Shabes non rimaneva quasi nessuno.

Quando nel ghetto non c’erano che 60.000 persone il 19 aprile  1943, gli ebrei decisero di reagire e di morire combattendo: scoppiò la rivolta  che colse di sorpresa i nazisti, i quali reagirono incendiando il già martoriato ghetto reprimendo definitvamente la rivolta il 19 maggio. Alla fine della guerra, quando di Varsavia era ridotta a un cumulo di macerie, i superstiti tra cui la scrittrice Rachel Auerbach, una delle voci narranti del film, riuscirono grazie a foto aeree a individuare il luogo in cui l’archivio era stato sepolto. 60.000 pagine ora custodite nell’Istituto di storia ebraica di Varsavia, e incluse nella memoria del mondo dell’Unesco.  
Un pugno allo stomaco, una cruda e doverosa verità, per un docufilm essenziale, che non indulge al sentimentalismo, ma che ci riporta i fatti con dolorosa e intensa partecipazione, grazie alle immagini d’epoca e alle sofferte e profonde parole dei testimoni. Assolutamente da vedere.

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