Tutte le foto dell'articolo sono di Alessio Mesiano
Quando
qualche anno fa, sono entrata al centro “Don Orione”, a
Voluntari, periferia di Bucarest, sono rimasta impressionata. In una
stanza c'era tutta la sofferenza del mondo, quella che fa più male,
quella dei bambini, quella alla quale anche papa Francesco fatica a
trovare una spiegazione.
Una ventina di bambini, dai 5 ai 15 anni,
con handicap fisici e psichici, stavano lì, alcuni con le stampelle,
qualcuno seduto sul tappeto, altri allettati. Alessandro, sei anni,
con disabilità motoria grave e un lieve ritardo mentale. Anca, tre
anni e mezzo, con la sindrome di Down. Le due bimbe autistiche,
invece, erano nella loro camera da letto, perché vivono in un mondo
tutto loro. Poca empatia con gli altri bambini, nessuna empatia con
me, persona estranea. Dura da accettare per me, abituata ad essere
rincorsa da stuoli di bimbi africani.
I piccoli ospiti del centro
Orione sono perseguitati due volte dalla vita, perché, non bastasse
la disabilità, che in Romania è ancora stigmatizzata, spesso sono
abbandonati, oppure orfani, a volte letteralmente prelevati dalle
fogne della capitale. A Voluntari (il centro è guidato da don
Roberto Polimeni e don Graziano Colombo), grazie alle suore, della
congregazione delle Piccole Sorelle della Carità, ben temprate,
perché hanno alle spalle l'esperienza del Cottolengo di Torino, i
bimbi acquisiscono un minimo di autonomia: i meno gravi imparano a
mangiare, camminare e parlare. Per tutti, ci sono prima l'amore e le
carezze, dopo vengono medicine e terapie.
Ecco
perché mi piace “It's Donkey Time”, il progetto della Onlus
milanese Save The Dogs and Other Animals, avviato nel 2011.
L'asinello ha un ruolo importante nella vita dell'uomo, specie da
quando scalda Gesù bambino. E quattro asinelli oggi “scaldano”
il cuore dei bimbi rumeni del “Don Orione”. Animali sottratti a
padroni che li maltrattavano, oppure abbandonati perché rendevano
poco, o perché anziani. L'animale e il bambino: la stessa sorte.
«I
deboli sono deboli sempre, e vanno protetti - dice Sara Turetta,
fondatrice e presidente di Save The Dogs, un passato lavorativo in
un'importante agenzia pubblicitaria, fino alla scelta di cambiare
vita. Alla gente diciamo che deve avere uno sguardo diverso nei
confronti degli animali, non di sfruttamento, ma di mutuo soccorso,
sinergia, collaborazione. E agli animali, considerati scarti, diamo
una seconda opportunità: diventare amici dei bambini bisognosi.
«Dal
rapporto tra umani a due e quattro zampe, può nascere uno scambio
carico di valori. Asini e bambini insieme possono fare cose
straordinarie: combattere la disabilità e il disagio sociale. Ci
sono, dunque, due risvolti: un beneficio terapeutico oggettivo e uno
culturale, poiché contribuiamo alla sensibilizzazione della
popolazione».
Sui
terreni della Congregazione, è sorto un maneggio, dove si pratica -
prima esperienza in Romania - la pet therapy con gli asini, detta
onoterapia. Occhioni
grandi, orecchie lunghe, una schiena solida e comoda e, soprattutto,
un temperamento dolce, di chi sa di svolgere un servizio
fondamentale. I piccoli su quella schiena devono stare seduti bene,
con il supporto di attrezzature speciali, magari anche con agganciata
la sedia a rotelle.
Gli asini provengono da Cernavoda, distretto di
Costanza, dove Save The Dogs dal 2002 gestisce un rifugio per
animali. Due asini sono stati addestrati per l'equitazione, uno sport
che aiuta il bambino a livello muscolare, gli altri due per
interagire con i piccoli fantini, i quali, accarezzando quel pelo
arruffato, ricevono stimoli psicologici positivi. Si rompe, così
l'isolamento emotivo del bambino, e si avvia un percorso di
miglioramento percettivo e sensoriale.
L'associazione
lavora anche per la prevenzione, sempre su un doppio binario. Da una
parte, contro il randagismo, in un Paese in cui questo fenomeno è
endemico e dove il Governo non riesce a trovare altre soluzioni se
non l'abbattimento dei cani (dal 2001 al 2007, ne ha uccisi 144 mila).
Dall'altra, contro l'infanzia abbandonata (nel 2011, 1.400 neonati
sono stati lasciati nei reparti maternità degli ospedali - dati
ANPCD, Child Protection Authority), offrendo opportunità lavorative.
«Cercando di arginare quel numero cospicuo di donne che ogni anno
lasciano la famiglia per cercare lavoro in Italia o Spagna, come
badanti - continua Sara -. Abbiamo formato 50 persone, ne abbiamo
fatto veterinari, infermieri, fisioterapisti, operatori sanitari... ,
e le abbiamo assunte, in regola, con uno stipendio che si aggira sui
220 euro mensili, il 20 per cento in più del salario minimo
generale. Siamo la terza realtà per numero di dipendenti, dopo due
grandi aziende straniere. Vogliamo catalizzare le energie positive -
che ci sono - e cercare di costruire assieme a loro un futuro
migliore».
Save
The Dogs opera, inoltre, nelle scuole, insegnando ai bambini il
rispetto per gli animali, la compassione, la tutela dei deboli.
Infine, nei quartieri rom, gestisce un programma gratuito di
assistenza domiciliare per padroni di cavalli e asini.
«I nostri
veterinari, un paio di volte la settimana, vanno a visitare e curare
gli animali da lavoro di famiglie povere contadine. Lì la gente
soffre la fame e, soprattutto d'inverno, agli animali non viene dato
abbastanza cibo. Il nostro intervento ancora una volta serve a
prevenire abbandono e percosse e, di conseguenza, ad aiutare
l'economia delle famiglie, facendo loro capire che quell'animale va
trattato bene, perché è il loro sostentamento», conclude Sara che,
per il suo impegno, è stata nominata, dal presidente della
Repubblica, Cavaliere della Stella d'Italia per meriti sociali
riguardanti gli animali.