Cari lettori,
mi avvalgo quest’anno, per gli auguri
natalizi, delle riflessioni che papa
Francesco faceva quand’era cardinale a
Buenos Aires, ora raccolti in un bel volumetto
dell’editrice Emi, dal titolo La forza
del presepe. Il Natale non ha nulla di
“fiabesco”, né va ridotto alle poesie e
filastrocche del mondo infantile. Il mistero
della tenerezza di un Dio-bambino,
simile in tutto a ciascuno di noi,
non si esaurisce nella contemplazione
e nell’intimo del nostro animo.
Il mistero della bontà non è un sentimento
effimero. È qualcosa, invece,
che deve scuotere le coscienze assopite
di noi credenti e spingerci a prenderci
cura dei fratelli più bisognosi. È anche
una risposta alle tante debolezze, paure
e limiti. Un invito a rialzarci e riprendere
il cammino con più speranza, nonostante
i momenti bui e tristi che stiamo
vivendo. «Davanti al Bambino che è
luce capace di rischiarare le tenebre», ci
dice Francesco, «oggi, ci viene chiesto
di farci carico, come Maria e Giuseppe,
della speranza, forti della certezza che
per Dio niente è impossibile, anche di
fronte alla desolazione, alla distruzione,
al rifiuto».
Come Dio, Signore della storia, s’è fatto
piccolo ed è nato in una regione ai confini
dell’impero, manifestandosi per primo
ai pastori, i reietti e gli ultimi della
terra, anche a noi è chiesto di riscoprire
Gesù nelle “periferie esistenziali” delle
nostre città, dove tanti “poveri cristi” subiscono
umiliazioni e discriminazioni.
Non ci costa nulla baciare una statuina o
inginocchiarci davanti a un Bambinello
di gesso o di cartapesta. Ma noi cristiani
siamo chiamati a inginocchiarci e servire
Gesù che incontriamo nel fratello più
povero ed emarginato.
È questa la conversione che ci chiede
il mistero del Natale. «Davanti al
presepe», scrive Francesco, «si sgretolano
tante delle nostre certezze che forse
brillavano molto, oppure che credevamo
importanti, solide! Ma a volte quel
luccichio, quell’importanza e quella solidità
non hanno alcun fondamento se
non il pantano delle nostre ambizioni,
che crollano davanti a colui che non ha
esitato ad annullarsi fino alla morte e
morte di croce». Buon Natale a tutti.