Blocco immediato degli acquisti, moratoria al fine di rinegoziare l’intero programma, dimezzamento del budget finanziario originariamente previsto. La Commissione Difesa della Camera non dice “no” agli F-35, ma dice “ni”.
È terminata l’Indagine conoscitiva da parte della Commissione sui sistemi d’arma destinati alle nostre Forze Armate, e l’esito, per quanto riguarda i famosi (o famigerati) F-35, è quanto meno critico. Se non si può parlare di bocciatura, poco ci manca.
La relazione, presentata dal Pd e votata a maggioranza (con astensione di Sel, M5S e Ncd e voto contrario di Lega e FI), conferma le critiche di fondo al programma già avanzate nel documento diffuso dal Partito democratico poche settimana fa.
L’organismo parlamentare poteva spingersi più in là: erano state presentate relazioni di minoranza, da parte di Sel e Movimento 5 stelle, che chiedevano la cancellazione definitiva del programma di acquisto degli F-35. Non l’ha fatto. Queste relazioni, che avrebbero messo la parola fine al progetto, sono state bocciate dalla maggioranza della Commissione.
Resta, però, il primo vero segnale di inversione di tendenza deciso dal Parlamento, e non dal governo. Infatti la prima riduzione del numero dei velivoli (da 130 a 90) era stata decisa dall’allora ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. Ecco perché il voto della Commissione Difesa ha un significato importante: dopo tanto tempo, il Parlamento per la prima volta prende la parola e non delega le decisioni all’Esecutivo.
Primo segnale, abbiamo detto. Niente di più. Ora occorrono altri passi per rendere concrete le indicazioni della Commissione: serve, ad esempio, un “ordine” di moratoria da parte del Ministro Roberta Pinotti al Segretariato Generale della Difesa, e una risoluzione parlamentare che renda cogenti le indicazioni finali dell’indagine conoscitiva: quest’ultimo atto, peraltro, è già stato annunciato dall’on. Gian Piero Scanu, capogruppo Pd in Commissione Difesa. Ha garantito che la risoluzione verrà presentata nei prossimi giorni. Ci auguriamo che la ministra Pinotti faccia altrettanto, per ciò che le compete.
Governo e Parlamento potrebbero dare un altro concretissimo segnale: destinare quelle somme “liberate” dal dimezzamento degli F-35 da acquistare all’occupazione, allo stato sociale, alle famiglie numerose, alle categorie che più stanno pagando la crisi economica del nostro Paese.
Ricordiamo quanto ha scritto la presidente della Camera Laura Boldrini al popolo della pace riunito all’Arena di Verona il 25 aprile: «È chiaro», ha scritto nel suo messaggio, «che, in una situazione di risorse collettive scarse o scarsissime a tutti è richiesto di indicare le priorità. E dunque anche l'impegno per gli armamenti non può essere considerato affatto irrilevante rispetto agli impegni che la nostra Repubblica pensa di poter mantenere coi suoi cittadini in materia di asili-nido, o di sostegni all'occupazione, o di assistenza agli anziani». È anche la nostra posizione.