Insieme a delle colleghe ragiono sull’affermazione fatta ieri dal Ministro del Lavoro Poletti secondo il quale tre mesi di vacanza sono troppi e che forse in almeno uno di questi si potrebbe fare formazione lavorativa. Da qui la prima domanda: visto che per legge i destinatari della proposta possono essere solo i ragazzi del secondo biennio delle scuole superiori (la formazione è già oggi obbligatoria per le scuole professionali e gli istituti tecnici ed in futuro, per un numero minore di ore, anche per i licei) cosa faranno tutti gli altri studenti, dalle elementari al primo biennio delle superiori, se tre mesi di vacanza sono troppi?
L’idea che sta dietro alle parole del Ministro del Lavoro probabilmente è anche un’altra e non fa altro che ribadire alcuni concetti chiave della proposta di riforma che ha preso le mosse dal documento della Buona Scuola. Una delle idee centrali di tale documento è che la “scuola” deve restare aperta il più possibile sia nell’arco della giornata sia nell’arco dell’anno. Forse il ministro in questo modo lancia un assist al Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Si può iniziare ad allungare il tempo, se non proprio a scuola, partendo dagli stage di alternanza scuola lavoro.
E qui la seconda domanda: un’esperienza lavorativa di un mese d’estate non è che diventa qualcosa di diverso dalla formazione? Importante, prioritario e non sempre facile sarà selezionare le aziende con le quali stipulare le convenzioni. Infatti la paura è che tale esperienza, svolta nel periodo estivo, si trasformi in manodopera non pagata in quelli che oggi sono lavori strettamente “stagionali” o nel modo per coprire buchi nel periodo di ferie e quindi di organici ridotti, con poca attenzione quindi agli obiettivi formativi.