Un emozionatissimo Gaetano Curreri ha rivelato che "Un giorno mi dirai", la canzone con cui gli Stadio hanno trionfato a Sanremo, sia pure con un testo e un arrangiamento differenti, fu scartata l'anno scorso.
E invece ha sbaragliato la concorrenza dei favoriti Caccamo/Iurato la commovente lettera che un padre immagina di scrivere alla sua
bambina per quando sarà grande
e soffrirà le prime pene d’amore. «Il
padre le dice di non rinunciare mai
all’amore, anche se può essere fonte
di grandi sofferenze. Sa che lei non lo
capirà, ma lo abbraccerà lo stesso. Io
non sono padre, ma ho molti amici che
hanno vissuto storie simili», ci ha raccontato.
Non c'era miglior modo per celebrare i 50 anni di carriera
come Patty Pravo e i Pooh. Ma se i Pooh alla fine del 2016 si scioglieranno, la band guidata
da Gaetano Curreri è ancora in
piena attività: «Sanremo rappresenta
una bellissima vetrina per far conoscere
la nostra musica, forse l’ultima
rimasta in Tv per artisti come noi con
una storia alle spalle», dice il cantante.
«L’alternativa sarebbe fare comparsate
in programmi per cuochi o dove sei costretto
a fare il “simpatico”. Non ci va».
La canzone descrive un genitore
che ammette le sue fragilità. «Sono
cresciuto con un modello di padre che
stava sempre in cima a una piramide,
pronto a giudicarti. Adesso, vedo
all’opposto genitori che danno pacche
sulle spalle ai figli per sentirsi giovani
come loro. Per fortuna ci sono anche
padri come quello della canzone, figure
autorevoli, ma che sanno ammettere
le proprie debolezze, perché solo così
possono capire quelle dei figli».
Un giorno mi dirai è contenuta
in Miss Nostalgia, il nuovo album degli
Stadio che è uscito il 12 febbraio. «Quando
ho iniziato a scriverlo», continua
Curreri, «ho ripensato a una canzone
che avevo scritto con Lucio Dalla nel
1983 e che iniziava così: “Noi come voi,
aspettando che il sole smonti, diciamo
guarda che bei tramonti”. Io aspetto
sempre che arrivi la sera per ammirare
il tramonto. È il momento più
importante della giornata perché sento
il mio animo riempirsi di speranza,
la speranza che il domani sarà migliore
». Mentre la nostalgia che dà il titolo
all’album «per me significa ripensare
alle cose belle che mi sono successe,
ma senza rimpianti. Un mio amico
dice sempre: “Che belli quei tempi! Ma
sono bellini anche questi…”».
C’è un ricordo di cui il cantante ha
particolare nostalgia: «Quando sono
entrato per la prima volta a Punto Radio,
la radio che Vasco Rossi aveva fondato a Zocca. Sentivo quello che poi si è
avverato: che insieme avremmo fatto
grandi cose. Ricordo la prima volta in
cui lui mi fece ascoltare con la chitarra
Albachiara. Io avevo un pianoforte
in affitto e con quello ho composto
l’introduzione della canzone. Poi mia
mamma me l’ha comprato e ce l’ho
ancora a casa».
Da quarant’anni Vasco è il suo
migliore amico: «Ci completiamo a
vicenda: a me basta passare un pomeriggio
con lui per caricarmi di un’energia
che poi mi dura per una settimana;
mentre lui stando con me si
tranquillizza, ricupera un po’ di calma
interiore. Lui ha una vera passione per
la filosofia. Di recente ha letto tutti i
libri della Ricerca del tempo perduto di
Proust. Mi fa delle vere lezioni in cui
riesce a spiegarmi con parole semplici
concetti complicatissimi».
Tra le tante canzoni che hanno
scritto insieme, Vasco il testo e Curreri
la musica, la più bella forse è Un
senso, dove lui canta: «Voglio trovare
un senso a questa vita, anche se questa
vita un senso non ce l’ha». Da credente,
Curreri racconta che «ci siamo sfidati
su quel testo e alla fine ci siamo trovati
d’accordo. Io sono cresciuto con la
fede cattolica che mi ha trasmesso
mia madre, ho frequentato l’oratorio
e sono rimasto ancorato a tutto questo.
Anche Vasco ha avuto un percorso
simile, solo che lui è molto più critico
di me. Nella fede come in tutto il resto è
uno che ama scompaginare le cose. Ma
penso che entrambi, pur da posizioni
diverse, siamo, come di recente ha
detto papa Francesco a proposito dei
re Magi, uomini alla ricerca di Dio».