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Gli Usa uccidono il generale iraniano Soleimani: il Medio Oriente rischia l'incendio

03/01/2020  Un raid aereo a Baghdad elimina lo stratega delle operazioni militari iraniane all'estero. Teheran minaccia vendetta e proclama tre giorni di lutto nazionale. In rialzo i prezzi del petrolio.

Il mondo trattiene il fiato e si prepara al peggio dopo la notizia arrivata nella notte da Baghdad. Un raid americano, condotto con dei razzi lanciati da droni (aerei senza pilota), ha colpito e ucciso il generale  iraniano Kassem Soleimani, comandante delle forze speciali di intervento Quds, corpo di élite delle Guardie rivoluzionarie iraniane. Soleimani, 62 anni,  era una figura di spicco del regime di Teheran, molto vicino alla Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei. Nel raid sarebbero morte 8 persone. Fra loro c’era anche anche Abu Mahdi al-Muhandis, comandante delle milizie irachene appoggiate dall’Iran, un uomo che si definiva “soldato di Soleimani”. Il raid è avvenuto prima dell’alba, nelle vicinanze dell’aeroporto di Baghdad.

Un comunicato del Pentagono precisa che l’attacco è stato ordinato dal presidente Trump, il quale ha commentato la notizia su Twitter in modo, per li, insolitamente sobrio, postando un’immagine della bandiera degli Stati Uniti. Secondo il Pentagono, Soleimani stava progettando  “piani per attaccare diplomatici americani e militari in Iraq e nella regione”. Il comunicato aggiunge che il generale Soleimani e la Forza Quds erano responsabili della morte e del ferimento di centinaia di militari americani e della coalizione internazionale. Soleimani era considerato il responsabile degli attacchi anti americani del 27 dicembre scorso (un contractor americano era stato ucciso a Kirkuk) e dell’assedio dei giorni scorsi all’ambasciata statunitense di Baghdad. Le Guardie della Rivoluzione e la Forza Quds erano state designate dagli Stati Uniti “organizzazioni terroristiche” nell’aprile del 2019.

Soleimani guidava le forze speciali Quds dal 1998 ed era il principale stratega delle attività militari iraniane nella regione del Medio Oriente, soprattutto in Siria, in Iraq e in Libano.  Di rilievo anche il suo ruolo nella lotta contro l’ISIS. È rimasto memorabile un sui messaggio del 2008, inviato al generale David Petraeus, comandante delle forze USA in Iraq: “Caro Generale Petraeus, lei deve essere  consapevole che io, Qassem Soleimani, controllo la politica dell’Iran in Iraq, Siria, Libano, Gaza e Afghanistan”.   

La Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale e ha minacciato una “severa vendetta” nei confronti dei “criminali” che hanno ucciso Soleimani. Il ministro degli esteri iraniano, Javad Zarif, definisce l’attacco americano contro il generale “un atto di terrorismo internazionale” e aggiunge che gli Stati Uniti ne pagheranno le conseguenze.

La tensione è altissima. Il Dipartimento di Stato ha ordinato ai cittadini americani di lasciare “immediatamente” l’Iraq, intanto i prezzi del petrolio hanno subìto un balzo del 5 per cento. Ci si chiede, in queste ore, quale sarà la reazione dell’Iran. “Una guerra contro l’Iran non sarà come la guerra del Golfo del 1990 e quella contro l’Iraq del 2003. Sarà una guerra combattuta in tutta la regione con un vasto assortimento di mezzi  e con bersagli civili, economici e militari. La regione (e forse il mondo), diventeranno il campo di battaglia”, prevede Richard Haass, diplomatico americano di vasta esperienza e presidente del Council on Foreign Relations. “A questo punto è difficile immaginare come si possa evitare una guerra regionale”, commenta Nathalie Tocci, direttore dell’Istituto Affari Internazionali.

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Il raid americano a Bagdad che ha ucciso il generale iraniano Soleimani
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