«Il nostro obiettivo è far arrivare a destinazione gli aiuti della Flotilla e tutelare ciascuna delle persone che si trovano a bordo». Nel corso dell’informativa urgente del Governo alla Camera, il ministro della Difesa Crosetto svela le trattative in corso per «cercare una via d'uscita che consenta, ripeto, di far arrivare gli aiuti a Gaza ed evitare danni non solo agli italiani ma a tutti quanti si trovano sulle imbarcazioni». Parla con tutti gli attori in campo e chiede l’aiuto anche della Conferenza episcopale italiana perché quanto donato con generosità da migliaia e migliaia di cittadini italiani riesca ad arrivare alla popolazione affamata di Gaza. Magari con uno sbarco a Cipro e da lì, con l’intervento della Cei e del Governo italiano, recapitato a destinazione. In merito al coinvolgimento della Cei, i vescovi italiani fanno sapere che è intervenuto il cardinale Matteo Zuppi verso il patriarcato latino di Gerusalemme per facilitare l’arrivo e la consegna degli aiuti umanitari a Gaza e che la Chiesa italiana «chiede con forza che ccessi ogni forma di violenza inaccettabile contro un intero popolo e che siano liberati gli ostaggi».
Intanto il ministro è chiaro. «Il governo italiano», dice nella mattinata del 25 settembre riferendosi agli attacchi subiti dalla Global Sumud Flotilla, «esprime la più ferma condanna per quanto accaduto. Attacchi a imbarcazioni civili in campo aperto sono totalmente inaccettabili. L'episodio richiama con forza i valori fondamentali della nostra Repubblica; il rispetto del diritto internazionale, la tutela della vita umana, la difesa della libertà di manifestazione pacifica». Una risposta implicita a quanti, soprattutto da parte della stampa di estrema destra, lanciano accuse, poi rimbalzate dai social, di una contiguità tra Hamas e gli attivisti che stanno viaggiando verso la Striscia. Quando Crosetto, dopo aver dichiarato che «qualunque manifestazione, se rispetta il diritto, deve essere tutelata e non può essere soffocata con violenza», decide di inviare una seconda nave militare italiana, «la Alpino che dispone di altre capacità se mai servissero», a difesa dei manifestanti riconosce, infatti, che questi stanno continuando ad agire nel rispetto della legalità.
Una mossa, quella italiana, che mette in difficoltà il Governo israeliano costretto a trovare un accordo per evitare un casus belli. «Questo non significa essere contro Israele, ma difendere principi che valgono per tutti: rispetto del diritto internazionale e libertà di navigazione», ha detto, nell’ambito della stessa informativa il deputato di Forza Italia Bagnasco definendo «gravissimo l’episodio» che ha visto «una flottiglia composta da oltre cinquanta imbarcazioni, con a bordo civili, parlamentari, eurodeputati e attivisti internazionali, colpita da droni e bombe sonore in acque internazionali nei pressi di Creta».
Con l’invio, il 24 settembre, della fregata multiruolo Fasan, che era in navigazione a nord di Creta nell’ambito della missione Mare sicuro, e della Alpino, dotate entrambe di sistemi sofisticati di difesa, dovrebbero essere scongiurati attacchi sia dal cielo che da sotto il livello del mare. E assicurato il soccorso. Una decisione di cui il ministro, che continua a ribadire l’obiettivo di far rispettare il diritto internazionale, ha informato l'addetto militare israeliano in Italia, il nostro ambasciatore e l'addetto militare a Tel Aviv e l'Unità di Crisi della Farnesina. Intanto la Flotilla, seppur con qualche nave danneggiata, ma nessun ferito, continua la navigazione. Complicata sarà la situazione quando si lasceranno le acque internazionali, ha spiegato ancora il ministro Crosetto, e si entrarà "nelle acque di un altro Stato, che considera questa operazione della Flotilla quasi un atto ostile". Il titolare della Difesa ha evitato di definirle "acque israeliane" visto che quelle di fronte Gaza non sono riconosciute tali a livello internazionale, pur riferendosi evidentemente allo Stato di Israele.
Da terra arriva l’appoggio del mondo cattolico, dalla Caritas al Cnca fino all’Azione cattolica che, nel ribadire che «a Gaza è urgente osare la pace», dice anche che «guarda con speranza alla Global Sumud Flotilla. Un monito per le nostre coscienze».
La missione umanitaria partita dal basso, anche se tante forze politiche cercano di targarla politicamente a proprio vantaggio, per l’Aci «è un simbolo di impegno civile che interroga ciascuno di noi, chiamandoci a spalancare un varco innanzitutto dentro le nostre coscienze anestetizzate. È un invito a non ridurre la pace a una vaga aspirazione, ma a viverla come impegno personale e politico, come costruzione quotidiana».
Augurandosi che «la sua impresa possa aprire – oltre al corridoio marittimo – un corridoio nelle nostre coscienze», la presidenza dell’Azione cattolica aggiunge un plauso anche per la scelta del nome: «global, perché la solidarietà non conosce confini; flotilla, perché il mare diventa cammino comune, respiro collettivo; sumud, termine arabo che significa “resilienza”, “fermezza”, e che racconta l’anima profonda di questo gesto. Non una semplice spedizione di aiuti, ma la testimonianza di una tenacia che tiene insieme chi naviga, chi sostiene e chi attende, con la consapevolezza che non si può vivere la pace se si rimane in pace: occorre, per dirla con don Primo Mazzolari, essere uomini e donne di pace».