Cracovia, Polonia
Dal nostro inviato
“Dov’è Dio? Dov’è
Dio, se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati,
assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando
persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo,
delle guerre? Dov’è Dio, quando malattie spietate rompono legami
di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati,
e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di
fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti nell’anima?”.
Papa Francesco al termine della Via Crucis con i giovani della Gmg,
inchioda domande che sbaragliano le certezze imposte dalla
tranquillità di chi vorrebbe tenere il mondo e il Vangelo chiuso
fuori di casa. La Gmg non è una bolla di serenità lontana dalla
storia, non è nemmeno un sogno appeso al cielo sopra una terra
inquieta. Bergoglio infila la storia nella riflessione della Via
Crucis, stazioni delle opere di misericordia attualissime e
politicamente centrali in tutte le società che decidono di occuparsi
delle gioie e delle sofferenze degli uomini secondo l’insegnamento
del Concilio. E risponde che per queste domande “non ci sono
risposte umane”, ma solo quella di Gesù che dice “Dio è in
loro”: “Gesù è in loro, soffre in loro, profondamente
identificato con ciascuno. Egli è così unito ad essi, quasi da
formare “un solo corpo”. Gesù ha scelto “di identificarsi in
questi nostri fratelli e sorelle provati dal dolore e dalle angosce,
accettando di percorrere la via dolorosa verso il calvario”.
Racchiude ogni cosa che fatica e affatica la vita la strada indicata
dal Vangelo. Bergoglio sottolinea che si tratta dell’umanità
intera che Gesù abbraccia con la croce: “Gesù abbraccia la nudità
e la fame, la sete e la solitudine, il dolore e la morte degli uomini
e delle donne di tutti i tempi”. Ci son i siriani, ricorda il papa,
“i nostri fratelli siriani, fuggiti dalla guerra”: “ Li
salutiamo e li accogliamo con affetto fraterno e con simpatia”.
Sono 14 le opere di misericordia come le opere di misericordia,
aiutano “ad aprirci alla misericordia di Dio, a chiedere la grazia
di capire che senza misericordia la persona non può fare niente,
senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente”.
Poi come un bravo catechista le spiega. Le prime sette
sono”corporali”: “ Dar da mangiare agli affamati, dar da bere
agli assetati, vestire chi è nudo, dare alloggio ai pellegrini,
visitare gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti”.
Tutte cose da fare “gratuitamente”, ammonisce, perché su questo
“protocollo” saremo “giudicati”. Poi ci sono le opere di
misericordia spirituale: “Consigliare i dubbiosi, insegnare agli
ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le
offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per
i vivi e per i morti”. Su queste si gioca “la nostra credibilità
come cristiani”, e non “nelle idee”, perché “oggi l’umanità
ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani
come voi, che non vogliono vivere la propria vita a metà, giovani
pronti a spendere la vita nel servizio gratuito ai fratelli più
poveri e più deboli, a imitazione di Cristo, che ha donato tutto sé
stesso per la nostra salvezza”. E’ l’unica risposta possibile
perché “se uno, che si dice cristiano, e non vive per servire, non
serve per vivere e con la sua vita rinnega Gesù Cristo”.
La via
da seguire è quella della croce “risposta concreta ai bisogni e
alle sofferenze dell’umanità”. Questo vuole Dio da voi,
sottolinea il papa ai giovani, vuole che sia “via dell’impegno
personale e del sacrificio, via della felicità” anche in
“circostanze spesso drammatiche” come accade ogni giorno “in
una società a volte divisa ingiusta corrotta”. Non bisogna temere
“insuccessi, emarginazioni o solitudini” e neppure pensare che
“la via della croce non è un’abitudine sadomasochista”. La
croce non va mai dimenticata, è la consegna nella sera di Cracovia
del Papa ai giovani della trentunesima Gmg.