Rio de Janeiro. "Vorrei che questa sera risuonassero in voi tre domande", dice il Papa ai giovani che affollano Copacabana per la via Crucis, uno dei momenti fondamentali della 28esima Giornata mondiale della gioventù. “Che cosa avete lasciato nella Croce voi, cari giovani del Brasile, in questi due anni in cui ha attraversato il vostro immenso Paese? E che cosa ha lasciato la Croce di Gesù in ciascuno di voi? E, infine, che cosa insegna alla nostra vita questa Croce?”. Dopo la rappresentazione “carioca” della via Crucis - 14 stazioni sul lungomare rievocate con una coreografia particolarmente elaborata sotto la direzione del regista Ulysses Cruz – il Papa ha voluto sottolineare ancora una volta l’importanza di ripartire da Cristo morto in croce. In tanti lo avevano fermato prima che arrivasse al palco preparato nell'ansa della spiaggia. Per benedire una grande statua del Santo di Assisi e metterle in mano una colomba, per abbracciare i disabili in carrozzina, per prendere in braccio bambini e stringere mani. Un popolo in festa, su una delle spiagge più famose del mondo, dominata dalla croce luminosa che gli organizzatori hanno posto alle spalle del Papa.
“Con la Croce”, dice Francesco, “Gesù si unisce al silenzio delle vittime della violenza, che non possono più gridare, soprattutto gli innocenti e gli indifesi; con essa, Gesù si unisce alle famiglie che sono in difficoltà, che piangono la perdita dei loro figli, o che soffrono nel vederli preda di paradisi artificiali come la droga; con essa, Gesù si unisce a tutte le persone che soffrono la fame in un mondo che ogni giorno getta via tonnellate di cibo; con essa, Gesù si unisce a chi è perseguitato per la religione, per le idee, o semplicemente per il colore della pelle; in essa, Gesù si unisce a tanti giovani che hanno perso la fiducia nelle istituzioni politiche perché vedono egoismo e corruzione o che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per l’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo”. Denunce forti che hanno colpito il cuore dei ragazzi. Che il Papa continua a incoraggiare, come sta facendo dall’inizio di questa Gmg: “La croce lascia un bene che nessuno può darci: la certezza dell’amore incrollabile di Dio per noi. Un amore così grande che entra nel nostro peccato e lo perdona, entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per portarla, entra anche nella morte per vincerla e salvarci”. Infine, ricordando che il primo nome dato al Brasile è stato quello di Terra de Santa Cruz, Francesco ha sottolineato che “la Croce di Cristo è stata piantata non solo sulla spiaggia più di cinque secoli fa, ma anche nella storia, nel cuore e nella vita del popolo brasiliano e non solo. Il Cristo sofferente lo sentiamo vicino, uno di noi che condivide il nostro cammino fino in fondo”. Per questo è forte l’invito a “lasciarci contagiare da questo amore” e, soprattutto, a scegliere se essere come Pilato “che non ha il coraggio di andare controcorrente per salvare la vita di Gesù” o come il Cireneo, come Maria e le altre donne che accompagnano Gesù fino alla fine. “E tu”, chiede il Papa a ciascuno dei giovani presenti, “come sei? Come Pilato, come il Cireneo, come Maria?”.