Rio de Janeiro
E' un polmone verde che fa tirare il fiato a Rio. Quinta da Boa Vista è un parco immenso e ben curato, arricchito da laghetti.
Qui sono stati montati cinquanta confessionali di legno bianco il cui profilo ricorda il Corcovado. Qui ci si riconcilia con Dio. Sette le lingue parlate: portoghese, spagnolo, inglese, francese, tedesco, italiano e polacco. Un migliaio i sacerdoti che hanno dato la loro disponibilità a confessare; turni di due ore ciascuno; si comincia alle 8 e si va avanti per dodici ore di fila, ma anche dopo, se occorre. Dio non guarda l'orologio. Così mercoledì 24, giovedì 25 e venerdì 26 luglio.
La pioggia e il freddo patiti da Rio a metà settimana hanno rallentato ma non bloccato il flusso. Gli organizzatori stimavano una media di 10-15 mila confessioni al giorno. «Non so dirle se quelle previsioni sono state rispettate», sorride Lucas Silva, 30 anni, un commerciante («Ho un negozio di skateboard a San Paolo») che ha tirato giù la saracinesca per fare il volontario. «So che qui vengono in tanti; la coda comincia laggiù. Si sta in fila in silenzio, qualcuno recita un rosario sottovoce, ci aspetta disciplinatamente il proprio turno. Qui si saldano cielo e terra, la remissione dei peccati fa nuova ogni cosa».
Papa Francesco è venuto qui verso le 9 di venerdì 26 luglio. Proprio come hanno fatto prima e dopo di lui i semplice preti che si sono avvicendati, Jorge Mario Bergoglio s'è messo lì e ha confessato cinque giovani scelti per sorteggio, tre ragazze e due ragazzi, di lingua spagnola, italiana e portoghese. A fianco dei confessionali, è stata costruita una tenda di 600 metri quadrati per l’adorazione del Santissimo Sacramento. Si entra in un clima di raccolto silenzio. L'unica colonna sonora, a volume bassissimo, è rappresentata da canti liturgici. Ci si inginocchia. Entrano in molti. Non si parla se con Dio. Gioie e speranze, travagli e dolori del mondo sono lì, davanti all’altare.