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Gmg: dopo Rio, la fede di chi cammina nella notte

12/04/2014  I giovani come i discepoli di Emmaus, sfiduciati verso una Chiesa percepita muta e distante. Di cui bisogna farsi compagni di viaggio, parlando di Dio attraverso i gesti della condivisione. È questo il messaggio chiave della Gmg di Rio, che è stata nuova nella forma e nella sostanza.

La Gmg ha scoperto d'essere diventata adulta e la Chiesa s'è trovata a misurarsi con un programma di governo. Se non proprio una rivoluzione, sicuramente una svolta destinata a lasciare il segno: i giorni di Rio de Janeiro – compresi il lucidissimo discorso ai vescovi brasiliani e le risposte ai giornalisti sul volo di ritorno – hanno rivelato al mondo la rotta tracciata da Francesco.

I giovani, in primo luogo: non costituiscono una realtà a sé stante, ma sono parte integrante della società. Jorge Mario Bergoglio l'ha dimostrato personalizzando il programma di una Gmg ereditato da altri. Le tappe nel centro di cura e riabilitazione per tossicodipendenti, la visita in una delle oltre 1.100 favelas della città carioca, l'incontro con otto detenuti (sei ragazzi e due ragazze) hanno voluto testimoniare che anche le nuove generazioni non sono esentate dal fare i conti con il dolore, il limite, la povertà, il peccato, il delitto, la pena, il riscatto personale e sociale.

Il bilancio, al riguardo, l'ha tracciato il Papa stesso, nell'afoso agosto romano. «Non dobbiamo mai dimenticare che le Giornate mondiali della gioventù non sono "fuochi d'artificio", momenti di entusiasmo fini a se stessi; sono tappe di un lungo cammino, iniziato nel 1985, per iniziativa di Giovanni Paolo II. Egli affidò ai giovani la Croce e disse: andate, io verrò con voi. Così è stato. Questo pellegrinaggio dei giovani è continuato con papa Benedetto, e grazie a Dio anch'io ho potuto vivere la meravigliosa tappa in Brasile. Ricordiamo sempre: i giovani non seguono il Papa, seguono Gesù Cristo, portando la sua Croce». Il Papa – ha puntualizzato Francesco – li guida e li accompagna nel cammino di fede e di speranza. 

Un concetto che dovrà innervare il prossimo incontro internazionale dei giovani, legato alla 31ª Gmg, convocato in Polonia, a Cracovia, nel 2016 (è già attivo il sito ufficiale: www.krakow2016.com). Il comitato organizzatore sarà chiamato a delle scelte. La Gmg, per com'è oggi, è diventata un intreccio di eventi interessanti, complessi e costosi. Da tempo abbraccia sei giorni e registra un prologo: i gemellaggi tra le diocesi che precedono l'appuntamento nella città prescelta (è così dal 1997, quando tutta la Francia si mobilitò per ospitare i giovani pellegrini diretti a Parigi). Normalmente, l'incontro internazionale  comincia il martedì pomeriggio, con una solenne concelebrazione eucaristica. Poi, per tre giorni ecco le catechesi (in più lingue, un appuntamento fisso da Santiago de Compostela, Spagna, 1989), la possibilità di confessarsi e di adorare il Santissimo (da Roma, 2000) e la Via crucis il venerdì pomeriggio (da Denver, Usa, 1993). Negli stessi giorni sono previsti mostre, dibattiti, concerti. Infine, il pellegrinaggio a piedi verso l'area dove il sabato sera si svolge la veglia con il Santo Padre e la Messa conclusiva, la domenica mattina.

Tutto ciò costa. A Rio si sta procedendo alla redazione del bilancio consuntivo. Alla vigilia, fonti ufficiali stimavano che si potesse oscillare tra 320 e 350 milioni di reais brasiliani, a secondo della cifra finale dei pellegrini accorsi, ovvero fra 121 e 133 milioni di euro circa. Il 70 per cento delle spese, assicuravano a luglio gli organizzatori, risultava già coperto dai contributi versati dai giovani. Il resto doveva alla fine essere corrisposto da sponsor. I Governi normalmente intervengono in via indiretta, garantendo tutta una serie di servizi essenziali, dai trasporti alla sicurezza.

Si vedrà come decideranno di comportarsi la Polonia e Cracovia. Se accentueranno il rapporto diretto tra Gmg e città (come a Parigi, Roma, Sydney, Madrid e Rio) o se preferiranno accettare di avere il cuore pulsante nel Centro fieristico (è successo a Toronto e a Colonia) delegando alle catechesi e soprattutto alla Via crucis nelle vie cittadine l'incontro diretto con il luogo che ospita e i suoi abitanti. Di certo, come è stato a Rio de Janeiro, forma e sostanza dovranno una volta di più combaciare. Non ci si può limitare a parlare di povertà con un Papa che la vive. Né si può ignorare la notte delle donne e degli uomini del giorno d'oggi, verso cui la Chiesa è chiamata a incamminarsi senza timori né pregiudizi. Un mandato da rispettare, reso ancor più ineludibile dal fatto che Francesco ha scelto proprio una Gmg, questa di Rio, per dire che tutti i credenti devono «essere servitori della comunione e della cultura dell'incontro... senza essere presuntuosi, imponendo "le nostre verità", ma bensì guidati dall'umile e felice certezza di chi è stato trovato, raggiunto e trasformato dalla verità che è Cristo e non può non annunciarla».

Dal mensile Jesus, numero 9,  settembre 2013

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